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CNC alla carica: "Le nostre proposte ignorate, ma ad amministrazione mancano le idee"

l’approccio del sindaco all’amministrazione della città èdebole, sia mosso da una prudenza comprensibile, ma che oltre a un certo punto diventa, pessimismo, paura, fatalismo

CASALMAGGIORE – Un uomo solo – il sindaco Filippo Bongiovanni – al comando. Arroccato in difesa, che dice no a tutto ma non propone nulla di alternativo. Il tempo della tregua è finito, e CNC torna ad attaccare l’amministrazione casalasca. Lo fa in una conferenza stampa estemporanea, organizzata agli Amici del Po, alla presenza di Annamaria Piccinelli, Pierluigi Pasotto, Mario Daina e il capogruppo Fabrizio Vappina.

Il primo intervento – quello più corposo – è di Annamaria Piccinelli: “La nostra mozione sul lavoro – ha spiegato – ha fruttato qualche risultato: innanzitutto si è parlato di lavoro, cosa alla quale diversamente non si sarebbe nemmeno accennato. Inoltre il sindaco si è preso l’impegno di coinvolgerci come minoranza e anche questo, sono convinta, apporterà un’attenzione in più alla causa piuttosto che in meno. Noi ci impegneremo molto in questo senso.

Io però continuo a essere convinta che l’approccio del sindaco all’amministrazione della città sia debole, sia mosso da una prudenza comprensibile, ma che oltre a un certo punto diventa, pessimismo, paura, fatalismo.

Basta ascoltare il suo discorso per capire cosa intendo dire. Non solo non affronta di suo gli argomenti più cocenti, ma, costretto da noi ad affrontarli, cosa fa? Se la prende con tutti: dalla politica industriale, energetica, ambientale italiana fino, e questo mi ha veramente colpito, ai suoi stessi cittadini, i quali pretendono, non si informano, gli chiedono cose che dovrebbero sapere, non sono capaci di tutelarsi, non accantonano risparmi, Santa Chiara non fa quello che dovrebbe fare, le associazioni di categoria non fanno quello che dovrebbero e anche i commercialisti. Non dico che abbia detto cose non vere o sbagliate, dico che in ogni caso non devono essere queste le argomentazioni di un sindaco che è la guida della comunità specie in una situazione del genere. Un sindaco non può solo pensare di redarguire tutti come scolaretti, deve anche essere la soluzione, il progetto, l’idea, la proposta.

Poi dice che da anni è nei tavoli provinciali e regionali e che nessun altro tavolo è necessario anzi sarebbe un’ulteriore perdita di tempo perché dai tavoli non si ricava niente
Ma invece non sarebbe forse il caso di incominciare a parlare in modo serrato, organizzato, costante, agile e concreto direttamente con i tuoi cittadini?

Evidentemente c’è bisogno, ed è un fenomeno diffuso, discutibile fin che si vuole, ma sicuramente legato ai nuovi mezzi di comunicazione, c’è bisogno di una sorta di contatto e rapporto diretto con le istituzioni, oltre che con gli stessi corpi intermedi e allora si metta in atto delle strategie che rispondano in modo proficuo e efficiente a questi cambiamenti culturali.

La nostra proposta è vecchia, macchinosa, fumosa, troppo lunga?

Niente affatto. I tavoli vanno saputi gestire, devono essere operativi e magari possono usare i mezzi informatici per risultare più agili e comodi.  Allora sul sito del Comune ci dovrebbe essere un’area chiamata Tavolo Lavoro in cui siano inseriti i soggetti direttamente interessati e lì si fissano degli incontri (virtuali o in presenza). E’ necessario che siano plenari ? No. Se parlo di commercio chiamo i commercianti, le loro associazioni e naturalmente le minoranze.

Il tavolo indicativamente non deve andare oltre i tre incontri. Discussione, raccolta delle proposte scritte e firmate. Successivamente se ne valuta la fattibilità con gli uffici e in ultimo si riconvoca un tavolo, si espongono i compromessi a cui si è giunti e si mettono ai voti palesi. Naturalmente non è sempre così semplice, ci sono situazioni più complesse ma la forma mentis deve essere quella di usare i tavoli non per fare solo analisi ma per portare a casa soluzioni operative. Non è il tavolo lo strumento vecchio e fumoso, anzi, il tavolo è imprescindibile, è chi lo conduce che deve avere polso e anima”.

Il secondo intervento è stato quello di Pierluigi Pasotto: “Comincio a pensare che fare proposte dia fastidio. Noi le facciamo, ci vengono bocciate salvo poi ripensamenti postumi come quelli sul centro per l’impiego. L’ultimo consiglio comunale – ha sottolineato – ha mostrato una divisione E’ risultato abbastanza chiaro che sindaco e maggioranza non hanno idee. Sembra chiaro che non c’è nessun interesse a condividere le decisioni, anzi l’interesse è quello di gestire da soli. A partire dai 948 mila euro stanziati dallo Stato. Si prende a pretesto il tavolo tecnico ma il vero intento è quello di non coinvolgere le minoranze. Il re è nudo. Abbiamo sempre cercato di fare proposte. Per guidare la città servono coraggio, proposte e competenza”.

Il terzo intervento è stato quello di Mario Daina: “L’Amministrazione non ha ancora capito che tocca a loro. Noi abbiamo ben presenti le difficoltà che stiamo attraversando. Un sindaco deve avere un’idea, una visione per il futuro, deve trasmettere speranza. Oltre alla mancanza di coraggio di questa amministrazione mostra mancanza di idee e debolezza culturale. La debolezza culturale lascia aperte le porte alla vecchia politica. Che è quella del pubblico che deve essere solo spettatore e lasciare completamente spazio al privato. Il sindaco ha perso il contatto con le periferie, e probabilmente non conosce qual’è l’esatta situazione. Questa crisi che stiamo vivendo è diversa dalla crisi del 2008. Siamo davanti ad una crisi di domanda e offerta, e gli strascichi rischiano di essere molto forti soprattutto per le categorie più deboli. Se non siamo in grado di verificare le situazioni reali, quelle vere, il rischio più forte è che quei soldi che ci sono vadano dove non ve ne è reale necessità: i più forti porteranno a casa qualcosa e per gli altri non resterà nulla. Naturalmente, e nel rispetto del ruolo, ci siamo resi disponibili a dare il nostro contributo. Non serve? Ne trarremo le conseguenze”.

Ultimo intervento quello di Fabrizio Vappina: “Il tavolo era un bersaglio facile per evitare di parlare dei problemi. Si è discusso di una definizione per non entrare nelle questioni vere. L’impressione è che davvero vi siano poche idee, e che ci sia un uomo solo al comando. Amministrare non è solo fare i contabili, per quello basterebbe la dottoressa Badalotti. Non abbiamo sentito una sola proposta, non abbiamo sentito parlare di una questione fondamentale come quella ambientale. Il coraggio lo si dimostra affrontando tematiche e portando idee. C’è carenza di politica e di proposte”.

N.C.

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