Mancata zona rossa sul Cremonese, Gallera ribalta le accuse: 'La chiedemmo per 22 Comuni'

“Le accuse emerse e formulate in questi giorni appaiono false, fuorvianti e gratuite”, così l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera risponde in merito alla mancata attivazione della Zona Rossa in una cerchia di comuni più ampia dei 10 individuati dal Governo tra il 23 e il 25 febbraio scorso, subito dopo l’emersione del primo caso di Covid 19 a Codogno. Ieri il quotidiano Il Fatto Quotidiano aveva pubblicato stralci di audio di una riunione dell’Unità di Crisi attivata il 23 febbraio tra esponenti della Regione (tra cui il presidente Fontana), sindaci e la Prefettura di Lodi dai quali emergeva che si stava valutando di ‘cinturare’ con l’esercito anche i comuni cremonesi di Pizzighettone, Formigara e Gombito.

“Ricordo molto bene quei momenti – spiega Gallera – l’unità di crisi regionale stava analizzando ogni singola positività riscontrata. Il 23 febbraio, dopo appena due giorni dal primo caso, si aveva l’evidenza di 112 tamponi positivi. Di questi, 28 erano riferiti a residenti a Castiglione d’Adda e 9 a Codogno. Con la logica di isolare le aree coinvolte per arginare la diffusione del virus, i nostri esperti avevano disegnato su una mappa una cintura di sicurezza sanitaria che comprendeva 22 comuni. Fra questi, non era presente la città di Lodi, dove in quella data si riscontrava un unico caso positivo. La lista veniva comunicata immediatamente al Governo. Poco dopo, la risposta del Governo evidenziava l’impossibilita’ di accogliere la richiesta della Lombardia nella sua totalità perché il blocco di un’area così vasta avrebbe comportato l’impiego di un numero troppo elevato di operatori delle forze dell’ordine”. “Si procedeva quindi con la definizione della zona rossa di 10 comuni – sottolinea Gallera – in stretto coordinamento con il Governo, la Prefettura, la Protezione Civile e le amministrazioni locali. Nessuna polemica, su questo caso, è stata mai sollevata dalla Regione Lombardia. Proprio a fronte di questo, le accuse emerse e formulate in questi giorni appaiono false, fuorvianti e gratuite”.

La richiesta della Regione Lombardia – si legge in una nota della Regione stessa – riguardava 22 Comuni delle Province di Lodi e Cremona: Guardamiglio, Brembio, Secugnano, Turano Lodigiano, Casalpusterlengo, Bertonico, Castiglione d’Adda, Terranova dei Passerini, Codogno, CastelGerundo, Somaglia, Fombio, San Fiorano, Maleo, Santo Stefano Lodigiano, San Rocco al Porto, Corno Giovine, Cornovecchio, Caselle Landi, Formigara, Gombito. Il provvedimento di attivazione della Zona Rossa, invece, ha riguardato i seguenti Comuni: Codogno, Castiglione d’Adda, Casale, San Fiorano, Bertonico, Fombio, Terranova dei Passerini, Somaglia, Maleo e CastelGerundo. Un elenco in cui non compare comunque Pizzighettone, nominato invece nell’audio ripreso da Il Fatto.

“Stupiscono – conclude Gallera –  le affermazioni di questi giorni, in base alle quali Regione Lombardia avrebbe omesso di chiedere al Governo, in data 23 febbraio, una zona rossa più ampia nel lodigiano, estesa a un’area del cremonese, a fronte dei casi di positività al Covid riscontrati in quei giorni. In realtà è accaduto il contrario. Il presidente Fontana, in conferenza con la Presidenza del Consiglio, aveva proposto una cintura di sicurezza di 22 Comuni attorno a Codogno e Castiglione d’Adda. Il Governo ne accoglieva 10?.

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