Fabrizio Corbo, bellezza, poesia e anima nelle creazioni di un giovane artigiano della moda
Anche le linee sviluppate hanno nomi evocativi. Richiami a donne particolarmente significative della letteratura. Le presentiamo come le presenta - con infinita passione - Fabrizio. A volte (e in questo caso ancor di più) non serve aggiungere parole

C’è qualcosa di unico nelle creazioni sartoriali di Fabrizio Corbo. Qualcosa di intensamente poetico, di evocativo, di delicato e denso al contempo. C’è una filosofia nelle creazioni dello stilista con forti legami nel casalasco. Perchè nulla nasce – e soprattutto si sviluppa – per caso.
C’è amore. Per i propri miti, per la ricerca, per le linee che disegnano piccole ‘opere d’arte’ da indossare. “Mi chiamo Fabrizio Corbo – scrive di lui nella sua presentazione – prediligo fibre naturali e materiali nobili, scelgo con cura tessuti che gelosamente custodisco in un archivio personale fatto di preziose trame e raffinati orditi ma soprattutto di suggestioni e memorie, passione e ricerca. Gli anni ’20 sono il fil rouge che mi trasporta costantemente in un passato affascinante e misterioso ma anche dirompente e controcorrente. In quel periodo alcune delle più grandi ideologie legate al mondo femminile si sono fatte strada e la donna si è conquistata il valore che merita e che difende con orgoglio ancora oggi. L’attenzione che riservo alla progettazione sartoriale è combinata ad amore e rispetto, concetti puri ed essenziali che trasmetto ad ogni minuzioso dettaglio. Corbo significa per me il ritorno ad un guardaroba più autentico e meno decorato, la necessità di far prevalere la sartorialità senza tempo a discapito di tendenze passeggere”.
Un artigiano dei tessuti, appassionato d’arte e di letteratura, un eclettico interprete di moda che va avanti per la propria strada con un timone ben saldo: la bellezza. E sono belle le donne di Corbo. Belle nella loro (apparente) semplicità. Belle nelle linee leggere che ne abbracciano i corpi, nei colori che poi sono quelli delle sensazioni, dell’anima. Angeli eterei, abbozzi di possibili quadri che si muovono a stretto contatto con la terra. Non a caso la sfilata ‘virtuale’ dello stilista è in golena.
Anche le linee sviluppate hanno nomi evocativi. Richiami a donne particolarmente significative della letteratura. Le presentiamo come le presenta – con infinita passione – Fabrizio. A volte (e in questo caso ancor di più) non serve aggiungere parole.
ERMIONE
“E andiam di fratta in fratta, / or congiunti or disciolti / (e il verde vigor rude / ci allaccia i mallèoli / c’intrica i ginocchi) / chi sa dove, chi sa dove! / E piove su i nostri vólti silvani, / piove su le nostre mani ignude, / su i nostri vestimenti leggieri, / su i freschi pensieri / che l’anima schiude novella, / su la favola bella che ieri / m’illuse, che oggi t’illude,/ o Ermione.” (La Pioggia nel Pineto di Gabriele D’Annunzio (Alcyone)
“Scorci di luce e giochi di riverbero luminoso colorano la fitta boscaglia circostante. Leggere sete e delicati giochi di trasparenza suggeriscono quanta bellezza ci circonda. I colori del fitto bosco celebrano la naturale forza della donna che si addentra nei più profondi scorci della natura. La percezione di sé stessi si confonde e si dissolve tra fusti, fronde, fogliami e fulgori di immenso verde. Il Panismo è la chiave di lettura ideale e completa per figurarci immersi nella nostra natura, nella nostra terra, nel nostro tutto circondati da pulsante cosmo”.
“Trasparenze di un giallo tenue suggeriscono che il sole non sorge se non per ricordarci quanta bellezza ci circonda”.
DEMETRA
“Nella belletta i giunchi hanno l’odore / delle persiche mézze e delle rose / passe, del miele guasto e della morte. / Or tutta la palude è come un fiore / lutulento che il sol d’agosto cuoce, / con non so che dolcigna afa di morte. / Ammutisce la rana, se m’appresso. / Le bolle d’aria salgono in silenzio.” (Nella Belletta di Gabriele D’Annunzio)
“I colori e le stagioni si trasformano, il tempo corre e nulla resta com’era. Le tinture rosse delle vesti delle lucenti statue greche arrivano ai giorni nostri in toni chiari, neutri, sfumature quasi indebolite dall’avanzare della vita”.
“Come donna e terra inesorabilmente legate ed eternamente complementari sono raccontate nel mito greco della Dea Demetra, così ho racchiuso nel mio concetto di stile tutta la spontaneità che scaturisce dall’incontro tra bellezza e natura in una perfetta e potente statua greca. Il vivo rosso porpora si consuma ma è come se non fosse mai scomparso dall’anima scultorea che lo vestiva. Il dramma del trascorrere inesorabile si dissolve in questa sublime combinazione di gradazioni che ritrae insieme ciò che era e ciò che rimane”.
MONIQUE
“Egli non poté astenersi dall’ammirare le sue pose da garçonne. Monique era una nuova versione della grazia femminile. Rappresentava un essere ancora singolare – che si stava però già moltiplicando in migliaia di esemplari – con il quale, ormai, gli uomini avrebbero dovuto fare i conti alla pari.” Tratto dal libro La Gar?onne di Victor Margueritte
“I ruggenti anni ’20 e la loro esuberante potenza lasciano un segno ineluttabile nella società dettando nuove fogge e nuove regole inerenti l’importanza femminile nell’immaginario collettivo. La donna sceglie di diventare la protagonista della sua storia, di decidere per sé stessa e di vivere coraggiosamente ogni singola esperienza. Inizia così un viaggio fatto di sfide, prepotenti rivendicazioni e dolci perversioni che precisamente viene descritto e raccontato nell’opera dello scrittore francese Victor Margueritte, La Gar?onne. Monique, protagonista del romanzo e da allora icona simbolo di emancipazione femminile, trasforma gli anni ’20 in un vero e proprio stravolgimento idealistico che non risparmia nessuno degli ambiti della collettività. La moda, ancor prima di tutte le altre categorie espressive, diventa il principale veicolo per rivelare l’ingordo desiderio di vita e di libertà della donna. E così il trench, emblematico capo d’abbigliamento maschile nato per proteggere la dura vita in trincea durante il primo conflitto mondiale, diventa una nuova ed inaspettata rivisitazione e la donna si prepara a far proprio il guardaroba maschile, osteggiando rigide imposizioni con estrema disinvoltura. Le gonne si accorciano e la schiena di scopre rivelando al mondo quanto tendenze e novità vadano di pari passo con le importanti trasformazioni di società e cultura, oggi come allora”.
OPHELIA
“Ecco del rosmarino, per il ricordo… ti prego, amore, ricorda. E qui le viole, per il pensiero”… “Ecco per voi la nigella, e l’aquilegia. Per voi della ruta. E un poco per me. Erbagrazia, possiamo chiamarla, di domenica. Ma voi la ruta dovete portarla in modo diverso da me. Qui, una margherita. Volevo darvi delle violette, ma son tutte appassite quando morì mio padre. Dicono che ha fatto una buona fine”… Ophelia. (Estratto atto IV dell’Amleto di William Shakespeare in cui Ophelia, ormai in preda alla follia, distribuisce fiori ai contadini che festeggiano il ritorno della primavera)
“In un’atmosfera perfettamente decadente e nostalgica, chiffon e organze si fanno impalpabili, quasi a simboleggiare la ricorrente necessità di riportare in vita un passato ideale e immaginario che i Preraffaelliti si figuravano come utopica dottrina. La deliziosa Ophelia, nel fiore dei suoi anni e delle sue dolci illusioni, è circondata da fiori di campo e delicate palette cromatiche. La fanciulla shakespeariana incarna e veste i colori della fioritura danzando tra la tenue sfumatura della malva in fiore e il timido bocciolo del non ti scordar di me. Talora, invece, l’energia del colore si fa trionfante e sontuosa come una sferzante camelia o come un’intensa rosa”.
Aria fresca. Filosofia, letteratura, arte, poesia. E un giovane stilista sensibilmente visionario, un abile artigiano, mani abili, cuore in perpetuo moto, voglia di ricerca e capacità di sintesi.
Lo stilista ha una sua pagina web (www.corbo-manufattitessili.it) in cui è possibile confrontarsi con il suo mondo, osservare i suoi modelli, avvicinarsi, in punta di piedi, al suo lavoro. Alle foto del sito ha lavorato un altro artista tra i più interessanti dell’intero panorama casalasco, Giorgio Tentolini.
Attenti alle vertigini. La bellezza le provoca, e pure la bravura. Le provoca la poesia, la letteratura, le provoca la natura, le provocano i colori e le sensazioni: in questo caso tutti questi ‘ingredienti’ si intersecano. E quel che ne viene fuori non è moda in senso stretto. E’ arte: qualcosa in più capace di farci sentire più leggeri. Come le raffinate stoffe di Fabrizio, carezzate dal moto dei corpi e dal vento.
Nazzareno Condina