Cronaca

Agoiolo, in via Bovio tra ratti, serpi e scorpioni: la protesta dell'ultimo filos

Due le case ridotte ormai a strutture fatiscenti o quasi. Parzialmente crollate, preda dell'erba alta, dei ratti, delle serpi e degli scorpioni. "Ne vediamo spesso - ci racconta la dirimpettaia di una delle due strutture - bisognerebbe fotografarli"

AGOIOLO – Si ritrovano tutti puntuali, nell’ultimo filos come ci racconta una donna. 87 anni, vive ad Agoiolo da sempre. L’ha vista cambiare, inesorabilmente dietro ai colpi del progresso. Resta poco, o nulla, se non le persone, se non le case e le cose che si sono sempre amate. Restano i ricordi e un’invidiabile energia, ed un sorriso. Un tempo c’era qualche attività commerciale, c’era la fiera a permetere alla piccola frazione di Casalmaggiore di avere un po’ di luce, un po’ di pulizia. Ora non c’è più nemmeno quella.

Nell’ultimo filos ci si trova, uomini, donne e cani. Ce n’é uno nero anziano che ti fa le feste ed anche il cane dell’87enne è affabile. Ha il muso bianco, è anziano e ti annusa senza diffidenza. Siamo in fondo a via Bovio, ci hanno chiamato per verificare una situazione divenuta insostenibile, e come sempre ci muoviamo. L’appuntamento è alle 20.30, loro sono già là da un po’. Una decina di persone. L’ultimo filos un po’ decentrato dove lo si fa di solito.

In una piccola frazione ci si conosce tutti, non è detto poi che si vada tutti daccordo ma qui sembra regnare l’armonia e sono felici di vedere che arriva qualcuno che possa a  scoltarli. Ci hanno provato con le istituzioni, ci hanno provato con la politica, ma poi alla fine tutto è rimasto uguale. Uguale a quel 2010, data del primo sopralluogo, a quell’ottobre 2013, data del secondo e infine l’ultimo, quello di maggio 2016. Non è cambiato molto. Nulla in una delle due residenze abbandonate, poco nella seconda.

Due le case ridotte ormai a strutture fatiscenti o quasi. Parzialmente crollate, preda dell’erba alta, dei ratti, delle serpi e degli scorpioni. “Ne vediamo spesso – ci racconta la dirimpettaia di una delle due strutture – bisognerebbe fotografarli. Gli scorpioni sono molto grossi, ed anche i topi che escono da lì”.

Parlavamo di un’ordinanza. L’ultima porta la data del maggio 2016. Leggiamo che la polizia municipale, intervenuta sul luogo ha verificato: “Nei fabbricati ubicati in via Bovio esiste ancora una situazione di incuria e pericolo derivante dalle precarie condizioni dei fabbricati e degli accessori esterni che risultano già seriamente compromessi e in fase di crollo. Verificato che nell’area circostante i suddetti edifici risultano accumulati materiali di varia natura nascosti dalla folta vegetazione e che questa situazione favorisce il proliferare di animali nocivi quali ratti e serpi creando inconvenienti igienico-sanitari, situazione aggravata dal completo abbandono degli immobili… si chiede al signor X di effettuare le opere necessarie ad eliminare le situazioni di oggettivo pericolo e gli inconvenienti igienico sanitari asicurando al lotto le condizioni di decoro e sicurezza…”. La relazione della polizia municipale potrebbe essere fotocopiata e riproposta in egual maniera adesso, a oltre 4 anni di distanza, perché la situazione resta quella descritta.

Ne hanno fatto una battaglia, hanno provato tutte le strade per farsi ascoltare senza mai trovare quella giusta. Qui la politica arriva un paio di mesi prima dalle elezioni, e poi, come ci raccontano, scompare. Il consigliere eletto ad Agoiolo ci dicono sia al corrente della situazione. Ma la situazione è ancora quella. Tra i più delusi il proprietario dello stabile addossato ad una delle strutture fatiscenti. E’ circondato, dovesse succedere qualcosa sarebbe il primo a pagarne le dirette conseguenze. Ci porta davanti al cancello di casa e ci mostra una serie di mattoni posti a lato, tra la sua dimora e la pertinenza fatiscente. “Devo tappare ogni possibile buco, e poi serve comunque a poco, perché escono i ratti. Non ci aiuta nessuno, e siamo qui ancora a parlare di queste cose”.

Un altro residente ci mostra un articolo legato ad una segnalazione di un’altra casa (che non fa parte delle pertinenze di quell’ordinanza di prima ed è di altri proprietari). In quel caso è stata abbattuta una muraglia, quella pericolante che dava sulla strada, e messa una rete metallica. Ma la situazione resta comunque quella dell’abbandono. Mattoni, resti di serramenti e chissà cosa altro sotto un imponente manto d’erba. La struttura ha una sua storia. O meglio, l’aveva. Rimanda a qualche vecchia foto d’inizio 900, quando le case davano sulla strada ed i piccoli cortili adornavano angoli ricchi di sudore, fiori e poesia. E’ solo un ricordo. Qualche vecchio ferro arrugginito, un infisso steso a terra in segno di resa e l’architettura che rimane ancora in piedi. Nulla più.

C’è un pezzo di terra che fa angolo tra via Bovio e una sterrata interna. Erba alta “E sotto anche scarti. Una volta lo pulivano. Potremmo farlo anche noi ma è terreno privato e non possiamo farlo”. La vegetazione è fitta. Il senso d’abbandono opprimente.

Qui è rimasta qualche famiglia, e sono rimasti gli anziani. Vivono soli, magari in compagnia dei loro cani, e non li ascolta nessuno. Ci raccontano che la pertinenza più ammalorata è disabitata da 35 anni, l’altra da oltre una decina. Erano case, erano parte della storia del paese, erano pezzi di vita che si sono spenti ed ora giacciono, carcasse, a pochi passi dalla strada dove passano tutti. “Chiediamo al comune che ci aiuti e faccia fare pulizia. Perché responsabile dell’igiene pubblica è sempre il comune”. Una signora ci racconta che le serpi se le trova davanti casa. Abita di fronte ad una delle strutture.

Ci avviciniamo a quella più interna. Un gatto ci si ripara dentro, spaventato dal piccolo corteo. E’ aperta, ma ci arrestiamo sulla soglia: è pur sempre proprietà privata, e non la violiamo. Già sulla soglia però la situazione è chiara. “Qui vicino ci abitava una famiglia, non la vediamo più da tempo. Forse anche loro se ne sono andati”. Se ne va la gente, se ne vanno le attività e pian piano ad aumentare è solo il degrado, e il senso di perenne abbandono. Loro resistono. Nell’ultimo filos di Agoiolo, anziani e meno anziani, convinti che la situazione possa migliorare, che qualcuno possa ascoltarli, che prima o poi qualcosa cambierà.

Al momento non è cambiato niente. Restano le loro parole, i musi dei loro cani, il sorriso tenace delle due donne anziane, ed una sensazione di unità e di vicinanza tra le persone, restano quegli scheletri in muratura – che per loro son ferite – che nessuno, almeno sin ora, è stato in grado di curare.

Nazzareno Condina

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