Cronaca

Andrea Visioli: "Il Palazzetto peggiorerà la situazione di tutta la zona"

Il sigillamento del suolo con cemento, asfalto e lastricati accentua lo scorrimento superficiale delle acque meteoriche fino al 95%, contro il 5% delle aree verdi dove gran parte delle piogge viene trattenuta.

CASALMAGGIORE – Difficile costruire su quel terreno senza attendersi poi conseguenze. Ci sono ragioni di natura tecnica per non fare il palazzetto a fianco della Marconi. Questo è il parere di Andrea Visioli che lavora nel campo dell’edilizia. “La principale forma di degrado del suolo è proprio l’impermeabilizzazione, che aumenta il rischio di allagamenti, contribuisce ai cambiamenti climatici e minaccia la biodiversità. Il sigillamento del suolo con cemento, asfalto e lastricati accentua lo scorrimento superficiale delle acque meteoriche fino al 95%, contro il 5% delle aree verdi dove gran parte delle piogge viene trattenuta dalle chiome degli alberi e immagazzinata nelle falde.

La situazione dell’area verde tra il Polo scolastico Marconi e l’argine maestro ha delle peculiarità difese e sancite per legge, ci sarà un motivo: se sono stabilite perché andare in deroga? E’ un terreno a falda altissima tanto che se scaviamo un metro sotto terra troviamo acqua. La centrale termica della scuola Marconi quando piove è spesso e volentieri allagata. L’area è al piede dell’argine Maestro che separa la zona cittadina dall’alveo del fiume e dalla golena aperta: la Legge Galasso (1985) integrata nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004 non esclude totalmente l’attività edificatoria, ma la sottopone all’approvazione degli enti preposti alla tutela, nonché al Ministero del beni culturali ed ambientali. Le regioni infatti vengono obbligate alla redazione di un piano paesaggistico che tuteli il territorio e le sue bellezze, in particolare i piani possono anche porre la totale inedificabilità.

La zona ha una criticità idrica evidente, tanto è vero che l’intero quartiere adiacente di Via Adua non ha sufficiente capacità di sostenere e drenare piogge intense e spesso assistiamo ad allagamenti dei livelli bassi delle abitazioni e di intere strade. La costruzione di un Palazzetto da 1200 posti in quella zona significherebbe impermeabilizzare altri 10.000mq di area verde attualmente drenante (palazzetto + parcheggi + servizi) dovendo risolvere l’invarianza idraulica verso l’apparato fognario vicino, già in crisi e sottoefficiente. Ovviamente l’intero quartiere peggiorerebbe le sue vicende.

L’area individuata è a meno di 200mt lineari dalla zona di culto della Chiesa di Santa Maria (mille anni di storia), messa lì a baluardo verso le piene del Po dalla fede e buon senso popolare: la facciata non a caso è rivolta verso l’alveo. Santa Maria rappresenta il biglietto da visita paesaggistico dell’intera zona. La zona immediatamente a ridosso della chiesa di Santa Maria è un lago d’acqua dopo piogge intense o quando il Fiume aumenta la propria portata con fontanazzi/risorgive e falda altissima: per calcolare l’altezza della falda nei pressi dell’area verde del futuro parco Marconi basti tirare una livella dalla superficie del laghetto che si forma. L’area infine andrebbe bonificata dai residui e rottami di edificazione del Plesso Scolastico della Marconi abbandonati: visibili con cocuzzoli e terrapieni immediatamente a fianco dello stradello di collegamento argine/tangenziale Bimbi e plesso scolastico stesso”.

“Considerati i gravi problemi di dissesto idrogeologico (esondazioni, allagamenti) – prosegue Visioli – occorre fermare il consumo del suolo, anche con interventi di ripristino degli ecosistemi: gli ultimi terreni aperti che restano nelle aree urbane e periurbane vanno mantenuti il più possibile permeabili o piantumati; la loro destinazione deve essere a verde pubblico, realizzando parchi ecologici e oasi urbane soprattutto a fianco di aree delicate come scuole ospedali; nella pianificazione urbanistica occorre inserire la rete ecologica/infrastruttura verde. La visione della città dovrà obbligatoriamente essere quella di uno spazio inclusivo per tutti i cittadini, che garantisca un’elevata qualità della vita per tutti ed insieme protegga, ripristini e promuova gli ecosistemi, l’acqua, gli habitat naturali, la biodiversità, minimizzando gli impatti ambientali, adottando stili di vita in armonia con la Natura”.

“Cambieranno anche i tempi, le società e le culture – conclude Visioli rilanciando la sua proposta di palestra a cielo aperto – ma il verde urbano continuerà a rappresentare un bene pubblico e l’unica risorsa comune, che può generare grandi benefici per l’intera collettività: è una questione di cultura e lungimiranza. E una palestra a cielo aperto è un servizio ecosistemico. Oggi il verde urbano è in grado di attenuare gli squilibri e i fattori di degrado e rischio ambientale; un contributo essenziale per la qualità urbana ed il miglioramento della vita dei cittadini, in particolare contribuendo alla salute fisica ed al benessere psicologico. Cercare funzioni a favore del miglioramento della qualità ambientale e della salute pubblica è un “servizio ecosistemico”: non è una scelta, non è un’opportunità, è l’unica cosa da fare. E qui siamo di fronte a un bivio, o lo si capisce oppure oltre che ottusità questa è malafede, e saremmo corresponsabili collusi complici di occasioni perse e di non volere adattarci a direttive ed urgenze ormai Planetarie. È una questione etica. Questa è l’occasione di dare la svolta ad una cittadina che arranca e che non vuole vedere le proprie bellezze e fortune nascoste alla luce del sole”.

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