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Educare alle differenze: il Romani nuovamente capofila di un progetto regionale

"Siamo soddisfatti del successo dell’iniziativa, che ha riscosso interesse sia per la rilevanza dell’argomento che per la professionalità dei relatori - spiega la dirigente scolastica del Romani Maria Caterina Spedini -. Ringrazio i docenti referenti del progetto prof.ssa Mariagrazia Arigò e prof. Stefano Prandini".

CASALMAGGIORE – Si è concluso nel mese di settembre il corso “Educare alle differenze nell’ottica del contrasto a ogni forma di estremismo violento” (seconda edizione), promosso dal Polo Scolastico Romani di Casalmaggiore, nell’ambito dell’omonimo progetto regionale di cui è, per Cremona, scuola capofila. Hanno partecipato al corso 30 docenti di diverse scuole della provincia e 4 classi,  per un numero complessivo di 80 alunni.  Gli incontri sono stati svolti a distanza mediante videoconferenza.

“Siamo soddisfatti del successo dell’iniziativa, che ha riscosso interesse sia per la rilevanza dell’argomento che per la professionalità dei relatori – spiega la dirigente scolastica del Romani Maria Caterina Spedini -. Ringrazio i docenti referenti del progetto prof.ssa Mariagrazia Arigò e prof. Stefano Prandini per il prezioso contributo nell’organizzazione delle varie attività. Ora entriamo nella fase di elaborazione di UDA (Unità Didattiche di Apprendimento), ispirate ai temi emersi durante i corsi di formazione; di questo si occuperà un gruppo di lavoro formato da docenti delle diverse scuole”.

Il primo incontro è stato tenuto dal sociologo piadenese Mauro Ferrari, che ha svolto il tema del Valore della diversità, proponendo un’originale lettura del fenomeno della migrazione e tessendo un vero e proprio “elogio delle erbacce”, ovvero di quegli elementi, naturali ed antropici, di contaminazione che inizialmente generano fenomeni di resistenza e rifiuto, salvo poi costituire un fattore di arricchimento per gli ambienti e le comunità nei quali si innestano.  A tale proposito, particolarmente significativi sono stati gli esempi della polenta e della pizza, oggi divenuti simboli identitari della nostra cucina ma in realtà provenienti da prodotti, quali il mais e il pomodoro, per nulla autoctoni, ma frutto di importazione, quindi di migrazione, addirittura transoceanica.

Il  secondo incontro ha visto la partecipazione di Valter Drusetta (Educatore Professionale, Referente Programmi regionali LST e Unplugged, UOSD Promozione della Salute e Sviluppo delle Reti di ATS della Val Padana) impegnato sul tema della comunicazione violenta e nonviolenta. Durante il suo intervento, il relatore si è soffermato sull’importanza della comunicazione per riuscire a entrare in relazione con l’altro, citando a questo riguardo John Bowlby , il quale insegna come le relazioni interpersonali siano essenziali per lo sviluppo dell’individuo e come il legame di attaccamento sia un bisogno innato. Tuttavia, non è facile comunicare ed esistono dinamiche e situazioni che ostacolano la comunicazione interpersonale. Infatti è possibile distinguere il linguaggio sciacallo, quello della critica, dal linguaggio giraffa, quello della comunicazione empatica. Quali sono, dunque, i consigli per una comunicazione non violenta? Sospendere il giudizio, dire come ci sentiamo, cosa proviamo in relazione a ciò che abbiamo osservato, avere il coraggio di dire onestamente quali sono i nostri bisogni ed esplicitare chiaramente le nostre richieste. E sui social che valore ha la comunicazione? Nell’epoca del webestremismo, in cui la comunicazione è manipolata, tesa a provocare con il linguaggio dell’odio, Valter Drusetta afferma che non bisogna demonizzare i social ma educare i giovani a essere responsabili attraverso il rinforzo delle competenze individuali e relazionali. Utili a tal scopo sono i percorsi di cittadinanza attiva, quali quelli promossi nelle scuole da ATS Val Padana.

“La scuola è un giunco a cui ci si può aggrappare durante la tempesta”, così Omar Bellicini (giornalista, in particolare nel settore esteri e cultura; esperto di comunicazione per l’Arma dei Carabinieri) per sottolineare il ruolo decisivo che ha la scuola nell’educare alle differenze attraverso il dialogo interreligioso. “Il dialogo interreligioso come prevenzione all’estremismo di natura religiosa”: questo il tema dell’ultimo incontro durante il quale Omar Bellicini ha analizzato l’identikit dell’estremista (l’identità fragile, l’incapacità di integrarsi e le circostanze storiche), descritto gli archetipi della propaganda estremista e ragionato sulle possibili difese. In una società liquida come quella in cui viviamo, senza identità, che fragilizza favorendo i difensori dell’estremismo che fanno proseliti, una sola è la parola chiave: dialogo. La scuola dovrebbe proporre un approccio storicista che metta in evidenza le caratteristiche di ciascuna religione per trovare gli elementi comuni, come quello etico, alle diverse fedi. Dovremmo cercare ciò che ci fa somigliare gli uni agli altri con la disponibilità ad accettare le differenze e ad accogliere la complessità. Omar Bellicini ha aggiunto che i social sono un canale di propaganda molto forte; pertanto il lettore deve sviluppare spirito critico per formarsi la propria opinione; deve accedere ad altri canali di informazione per sviluppare una resistenza alle manipolazioni. Da qui l’accorato invito rivolto agli studenti ospiti del corso a leggere, perché la lettura insegna a essere liberi. Sui social trovano spazio molteplici punti di vista e a volte i giovani tendono ad accettarne uno senza alcuna ricerca e senza essersi posti alcuna domanda; contro questo dilagante relativismo ci si aspetta dai giovani un atto di coraggio verso ciò che ci accomuna, alla ricerca della verità. “Il segreto per essere liberi è rimanere in bilico, porsi continuamente delle domande”.

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