"I giorni dell'alluvione
Ricordando il 2000,
ma anche il 1951..."
Egregio Direttore,
In questi giorni sui giornali si è tornati a parlare della nostra golena, la golena del casalasco. Polmone verde importante, nel quale sono situate parecchie zone umide, e nel suo complesso molto considerata grazie anche al fiume Po. La curiosità mi ha spinto ad andare a rileggere un ciclostilato scritto da Franco Dolci, “Cronache del fiume e della golena, 1951 L’UOMO A TU PER TU CON LA FURIA DEL PO” ricordi e riflessioni su un evento che colpì duramente la terra padana.
L’opuscolo parla dell’alluvione del novembre 1951, dei drammi familiari, delle paure per le città, dell’impegno per scongiurare l’esondazione che avrebbe sommerso paesi e anche città. In esso si parla anche della nostra golena, dei nostri paesi, Torricella del Pizzo, Gussola, Casalmaggiore e tanti altri.” A Torricella del Pizzo i volontari avevano svolto un eccellente lavoro, tutte le famiglie del Bosco Piazza , una frazione popolosa nel cuore della golena, erano state tutte messe in salvo, in tempo e con capacità si era intervenuto in altre cascine.
A Torricella Franco Dolci trovò Iginio Cerioli con l’indimenticabile fazzoletto al collo, Giuseppe Filippini ( Pippo), i fratelli Cavalli( Nello , Arnaldo, Darico), il giovane segretario della FGCI Ilter Mantovani, i fratelli Morandi (Giovanni e Mario) e tanti altri , tutti impegnati nel lavoro sull’argine maestro e nel sostegno alle famiglie alluvionate. Più gravi i danni che si registrarono a Gussola, la grande azienda agricola “La Cartiera” di B.Donzelli, ove si era combattuta la storica battaglia con l’occupazione dell’azienda , sotto la direzione del consiglio di cascina, nonostante “la coronella” che la cingeva, fu invasa dalle acque, morirono 60 capi di bestiame, fra i quali 14 vacche da latte, si fece in tempo a mettere in salvo i cavalli. Gli abitanti delle cascine in golena furono posti in salvo; sfollati in paese vennero sistemati in case di parenti e famiglie amiche. La solidarietà era stata immediata. A Gussola si conferma la gravità della situazione, sull’argine si lavora e si riempiono i sacchi di terra per il suo rialzo.
A Casalmaggiore uno scontro titanico fra l’uomo e la natura, i giorni 13 e 14 novembre per Casalmaggiore sono i momenti più cupi e terribili della piena. Sull’argine maestro, una lotta viene ingaggiata fra l’uomo e il fiume e vi si scrive una pagina di autentico eroismo . La posta in gioco è grandissima; la salvezza o la distruzione di Casalmaggiore e di chissà quanti altri Comuni retrostanti, e con quali costi umani? La campana del Duomo di S.Stefano ha suonato ripetutamente a martello. Sull’argine si lavora senza risparmio. Sembra che Casalmaggiore (20.000 abitanti nel 1951), in tempi storici molto lontani, si trovasse alla confluenza del fiume Adda nel Po.
La citazione è tratta dai “ giorni dell’alluvione” documento storico – fotografico , edito a cura dell’Amministrazione Comunale di Casalmaggiore, uscito nel novembre 1952. A Casalmaggiore abbiamo tutte le premesse della tragedia, ma la tragedia è rimasta incompiuta, è mancato per fortuna l’epilogo.” Qua sopra riportati alcuni passaggi del libro di Franco Dolci. Il prossimo anno saranno 70 gli anni trascorsi dalla grande alluvione, ne parleranno, sia opinionisti, politici, organi di informazione, noi cerchiamo di trarne la dovuta lezione. Difendiamo il nostro territorio, la nostra golena, l’ambiente che ci circonda. Mettiamo in pratica i tanti studi e progetti che spesso dopo la loro stesura stanno chiusi nei cassetti o a prendere polvere sugli scafali. Non adagiamoci sui ricordi, sia questi positivi o negativi, ma da questi traiamone una lezione.
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