Piccinelli, Daina e Manfredi: "No al nuovo supermercato nell'area PIP"
No dunque alla grossa attività commerciale di cui ancora non si sa un gran ché, anche se le indiscrezioni parlano di un grosso gruppo, non per forza italiano. Ma sono solo voci

CASALMAGGIORE – No ad un nuovo supermercato, qualunque sia la tipologia merceologica messa in vendita. Ce ne sono già tante di medie strutture sul territorio e una ulteriore non serve. Penalizzerebbe solamente il residuo commercio. E in un periodo già critico come quello attraversato dallo spettro del Covid non ci si può permettere un’ulteriore affronto al commercio locale.
Per sottolineare la contrarietà al progetto ieri sera in conferenza stampa si sono trovate tre ‘opposizioni’ diverse. Mario Daina (CNC), Annamaria Piccinelli (Vivace e Sostenibile) e Adamo Manfredi (M5S).
L’area è quella posta in fregio alla Sabbionetana, il lotto Ex Cobra, 6000 mq di area PIP che diventerà area commerciale.
A parlare per primo Mario Daina (CNC). “In questo momento l’attenzione è giustamente rivolta al Covid. Ma questa questione non è slegata dall’argomento, visto che proprio il Covid ci ha fatto capire quanto siano importanti le questioni di sostenibilità ambientale e conservazione territoriale. C’è una correlazione tra situazione ambientale e diffusione del virus. L’area in questione fu venduta tre anni fa dall’amministrazione per 348 mila euro, ad aquistare quell’area PIP fu la Sinvest, consapevole che l’area avrebbe potuto essere venduta per lotti non superiori ai 250 metri quadri per l’insediamento di attività produttive. Ora la stessa Sinvest che ha comprato chiede di cambiare la destinazione d’uso per cedere quel terreno in un unico lotto per l’insediamento di una nuova struttura commerciale. Quello che troviamo inaccettabile è che la scelta venga dipinta come una scelta di prospettiva, una scelta a vantaggio di tutti, una scelta di pubblica utilità dalla quale trarrà giovamento anche il commercio di prossimità. Si è parlato dell’area parcheggio che diverrà pubblica ma il problema vero è che si parla di urbanistica concertata senza conoscere le vere condizioni dell’operazione. Questa operazione non ha nulla a che fare con la pubblica utilità. In prospettiva, un territorio come il nostro non può diventare un territorio esclusivamente di supermercati. Ho sentito parlare di operazione utile anche al commercio di vicinato. E questo è un controsenso: non riusciamo davvero a capire quale vantaggio ne trarrà il commercio di vicinato. Chiediamo che venga dato un segnale importante per non creare un’ulteriore ferita al territorio”.
E’ stato poi il turno dell’ambientalista Annamaria Piccinelli (Vivace e Sostenibile): “Questa operazione presenta tre grosse criticità. La prima è che rischia di creare un ulteriore squilibrio nel commercio territoriale. Sul nostro territorio abbiamo 12 medie strutture commerciali, e due grosse appena fuori dal Casalasco. Gli squilibri creano desertificazione e tutte le iniziative prese per le attività di vicinato fatte per arginare questa desertificazione rischiano di risultare vane. In questa maniera si ammazza il commercio di vicinato. La seconda criticità è che si incentiva un traffico di persone che vanno a fare spesa in una zona non sicura, poco illuminata, in cui la gente attraversa a piedi e in cui già in passato sono successi incidenti gravi. La terza criticità è che non ha senso un’area commerciale all’interno di un’area PIP. Nelle aree PIP gli insediamenti commerciali, piccoli, hanno senso se promuovono i prodotti fatti nell’area. Tutto deve essere finalizzato a quel che c’è all’interno dell’area. Si è chiesto che venga cambiato e non si fa nessun accenno alla tipologia merceologica che sarà messa in vendita. Si parla di prodotti di qualità. Si snatura il senso del PIP e il fatto che si debba fare di un area PIP un’area per un grosso insediamento commerciale dimostra solo che non si è riusciti a fare altro e che bisogna tappare un buco. Il fallimento della politica a favore dell’ennesimo supermercato”.
Infine Adamo Manfredi (M5S): “Un area PIP ha un valore, un’area commerciale ne ha uno molto più alto. Noi cambiamo un’area PIP in area commerciale dopo soli tre anni dall’acquisto della stessa. Questa cosa mi sembra un controsenso che non va certo a favore del pubblico. Casalmaggiore ha il record nazionale di catene commerciali presenti sul territorio e noi pensiamo all’insediamento di un’altra decretando la morte definitiva delle attività di quartiere e di vicinato. Al comune piacciono le cose facili”.
No dunque alla grossa attività commerciale di cui ancora non si sa un gran ché, anche se le indiscrezioni parlano di un grosso gruppo, non per forza italiano. Ma sono solo voci. Al momento l’opposizione cittadina si ritrova su una questione legata al commercio e al futuro della città.
N.C.