Rivarolo del Re, la lettera di Luca Zanichelli ai suoi concittadini
C'è la voglia di farcela, l'ottimismo di una guida che continua ad infondere fiducia anche in un periodo complesso. C'è la speranza, tutta la speranza. C'è un cuore, grande. C'è tutto Luca Zanichelli

RIVAROLO DEL RE – Non è un messaggio classico quello indirizzato da Luca Zanichelli ai suoi concittadini. E’ una lettera in cui il primo cittadino fa sentire la propria vicinanza a tutti. No, non è puro formalismo. Non c’è niente di formale in Luca. Non c’è niente di scontato. Un lungo messaggio che pubblichiamo nella sua forma integrale.
“Ci ho pensato tanto – ci ha detto – e poi è venuto fuori così. Credo ci sia tutto”. C’è tutto, certo. C’è il coraggio, c’è la vicinanza al dolore, c’è la fatica. Ci sono i ragazzi e gli anziani. C’è la voglia di farcela, l’ottimismo di una guida che continua ad infondere fiducia anche in un periodo complesso. C’è la speranza, tutta la speranza. C’è un cuore, grande. C’è tutto Luca Zanichelli.
Carissimi Concittadine e Concittadini,
Esprimo la mia vicinanza ai nostri Anziani, ai nostri bambini e ragazzi, a tutte le Famiglie di Brugnolo, Rivarolo del Re e Villanova. La mia gratitudine per la cooperazione e l’assunzione di responsabilità da parte di ognuno di Voi, in questo drammatico periodo di pandemia, l’impegno e l’attenzione nel rispettare le indicazioni consigliate ha permesso di limitare l’espandersi dei contagi nel nostro paese.
La mia vicinanza a tutti i lavoratori che per forza maggiore hanno dovuto affrontare un anno estremamente difficile sia dal punto di vista delle condizioni lavorative che da quello dei profitti e che ancora oggi ne stanno pagando le dure conseguenze.
Un elogio per i nostri studenti che hanno saputo velocemente adattarsi al nuovo sistema educativo tramite la didattica a distanza; bambini ed adolescenti che hanno sacrificato tutti i loro momenti di gioco, sport, socialità per limitare il contagio, a loro va un enorme “bravi”.
Forte è il pensiero per i nostri Anziani che hanno dovuto affrontare un anno in solitudine e tristezza, non si riuscirà mai ad immaginare il senso di abbandono provato dai nostri nonni che sono ospiti nelle RSA ed è difficile perdonarsi il non aver potuto dare in modo degno un ultimo saluto a chi purtroppo ci ha lasciati per passare a miglior vita.
Non dovremmo mai dimenticare il dolore delle tante vite spezzate nel nostro territorio.
Abbiamo dovuto – e purtroppo dobbiamo tuttora – piangere la morte di alcune persone a noi molto care, a noi molto vicine di ogni età; e non dobbiamo dimenticare, per rispetto nei loro confronti. Dovremo sempre esprimere riconoscenza per l’impegno generoso e sovente instancabile, di tanti medici, infermieri e addetti alle varie funzioni della sanità: la considerazione nei loro confronti è massima, come lo è stata nel corso della prima fase dell’epidemia.
Un doveroso ringraziamento va alle Forze Dell’Ordine di ogni corpo e di ogni grado, sempre disponibili per ogni esigenza, una preziosa collaborazione ci lega al nostro Comando dei Carabinieri di Rivarolo del Re.
Ammiro tutti i Volontari dell’Avis Comunale e della Protezione Civile e tutti i volontari in generale che attraverso il dono del loro sangue, del loro plasma, del loro tempo e del loro aiuto alleviano i bisogni di chi attraversa momenti di difficoltà.
Spero, nell’anno nuovo, che le condizioni migliorino e che consentano alle nostre Associazioni locali ritornare ad esprimersi attraverso le loro tradizionali manifestazioni fieristiche e culturali che tanto ci uniscono e ci caratterizzano.
Stimo l’Amministrazione Comunale, nel rispetto dei propri ruoli, per il costante impegno dedicato alla vita amministrativa del paese. Esprimo un profondo affetto per il nostro parroco Don Giuseppe sempre vicino a tutti.
Sarà un Natale in linea con gli arresti domiciliari che dal 20 febbraio scorso siamo tenuti ad adempiere, in chiusura di un amarissimo 2020.
Dobbiamo ancora adottare tutti i comportamenti prudenziali suggeriti, non per imposizione, non soltanto per suggerimento o per disposizione delle pubbliche autorità ma per convinzione come abbiamo fatto fino ad ora nel nostro paese.
Liberi, e per questa ragione, appunto, responsabili; con senso di responsabilità verso gli altri e anche verso se stessi.
La voglia di ritrovarsi, la voglia di passare il Natale tra parenti, il desiderio di un abbraccio, il desiderio di ritornare alla normalità, è tanto, ma nessuno si lasci ingannare dal pensiero “a me non succederà”: questo modo di pensare si è infranto contro casi innumerevoli di disillusione, di persone che la pensavano così e sono state investite dal coronavirus.
Ricordo a tutti di non dimenticare che pochi giorni fa eravamo zona “rossa”, siamo prudenti non permettendo di far ripartire la nuove linee di contagio come una ragnatela il cui ragno ancora non smette di tessere. Dobbiamo ancora superare la seconda ondata e già si parla della terza ondata dopo le festività!
I nostri Anziani ancora soli, lo sappiamo e mi piange il cuore, ma sono proprio loro i più fragili da proteggere da un virus che può essere, aggiunto ad altri malanni, il colpo definitivo.
Questo virus è ancora in parte sconosciuto, ma, tra gli altri aspetti, ci rendiamo conto che tende a dividerci. Tra fasce di età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere le scelte necessarie – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno.
Dobbiamo far ricorso alle nostre capacità e al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perchè operino nella stessa direzione.
E’ necessario costruire costantemente le linee efficaci per superare la crisi in atto, la cooperazione e l’assunzione di responsabilità sono i pilastri che rigenerano la nostra fiducia, tutti siamo consapevoli che una partita come questa si vince solamente insieme e noi Rivarolesi, Brugnolesi e Villanovesi siamo persone che abbiamo sempre trovato la forza per ripartire uniti e solidali, un sentimento profondo ci lega alle nostre origini e al nostro territorio.
La pandemia ha modificato i ritmi della nostra vita, ha inciso su tempi e luoghi di lavoro, sui processi e metodi educativi, sui rapporti sociali e sui sistemi economici.
Sta a noi saper leggere i segni dei mutamenti e saper leggere i percorsi affinchè gli obbiettivi di libertà, giustizia, coesione sociale, diritto di tutti alla salute e al lavoro, trovino applicazione nel tempo nuovo.
Dobbiamo essere protagonisti del cambiamento e non succubi degli eventi.
Per i giovani avere la possibilità di crearsi una famiglia deve essere un diritto non un privilegio.
Dobbiamo ritornare a gioire per nuove nascite, sempre più eventi rari, per garantire la sopravvivenza dei nostri piccoli paesi, ma per far questo serve una nuova visione che rimetta al centro il ruolo e l’importanza prioritaria della famiglia e delle sue esigenze.
Al Comune, espressione delle rispettive comunità, compete la responsabilità di essere intelligente artefice del proprio futuro e quale “sentinella di coesione”, ne avverte pienamente l’esigenza.
Il Comune, fondamenta storico di prossimità, deve essere anche veicolo di innovazione nella vita amministrativa, sociale ed economica. Le nuove economie, i nuovi modi di produzione e distribuzione, la rete dei servizi ai cittadini possono essere ripensati per rispondere a bisogni sociali nuovi, evitando le diseconomie che ereditiamo da modelli precedenti.
In questa prospettiva i nostri piccoli paesi che non hanno partecipato adeguatamente alle precedenti fasi di sviluppo, e anzi ne hanno sofferto svantaggi, possono riscoprire e valorizzare tutto il loro patrimonio ambientale e culturale.
Le potenzialità sociali ed economiche di questi territori, per esprimersi appieno, hanno ovviamente bisogno di una progettualità appropriata, innovativa, inclusiva e soprattutto costante.
Richiedono scelte eque e lungimiranti nella realizzazione – doverosamente veloce – della rete digitale, un miglioramento dei servizi di mobilità, una valorizzazione dei beni paesaggistici, un deciso potenziamento dello stesso welfare di comunità, in modo da affrontare con una visione integrata i bisogni di cura e assistenza soprattutto tenendo conto delle varie fragilità e disabilità.
Dobbiamo lavorare sullo sviluppo sostenibile, digitalizzando la Pubblica Amministrazione, potenziando le infrastrutture di comunicazione tra territori, tra enti, tra cittadini e servizi; superare il divario digitale è oggi condizione per rispettare quel principio di uguaglianza e quei diritti garantiti dalla Costituzione. Sarà la premessa di un rilancio anche economico, e una opportunità per il nostro territorio.
Sempre più la qualità della vita, dell’aria che respiriamo, del lavoro che facciamo nostro, del tempo che liberiamo, incideranno sugli stessi indici di sviluppo. La difesa della salute, richiede rafforzamento della medicina territoriale, sostegno alla ricerca, crescita nella cultura della prevenzione e stili di vita più sani.
Negli ultimi decenni si è data troppa importanza all’”Io”, ritenuto il riferimento unico per quelle qualità considerate indispensabili per la vita. Occorre, invece, ricostruire la dimensione del “Noi” che meglio rappresenta la condizione umana del vivere con gli altri, nello stesso habitat.
Considerare il “Noi” permette di comprendere che ciascun cittadino non è isolato, ma parte di una storia comune.
In pochissimo tempo la visione del mondo è cambiata: un virus “Coronavirus” ha attraversato i confini della Cina, diffondendosi in tutto il mondo, ha mostrato la fragilità di tutti noi indipendentemente dalla nostra provenienza, dal ruolo che svolgiamo o dalla classe sociale di appartenenza. Il virus ha portato alla luce i limiti della malattia e della morte che accomunano tutti gli esseri umani.
Anche se sarebbe opportuno ricordare che, per avere consapevolezza della propria fragilità, non serve un virus o una malattia: basterebbe fermarsi un attimo nella corsa frenetica della nostra disattenta vita e ricordare la propria storia, fare attenzione ai propri sentimenti, rivedere le immagini delle persone care, ascoltare e dedicare più tempo ai nostri figli.
Probabilmente non eravamo più consapevoli delle nostre fragilità e stiamo pagando un duro prezzo nel riconoscere i limiti della nostra condizione.
Che il Santo Natale ci aiuti a riflettere. Con la speranza di tempi migliori, abbraccio ognuno di Voi, augurando Buon Natale e Buon Anno.
Con affetto il Vostro Sindaco Zanichelli Luca
Nazzareno Condina