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Silvana Galimberti, 110/110 nel Master Medical Humanities con un lavoro su Santa Chiara

Attraverso la tecnica della intervista ai docenti della scuola, la dottoressa Galimberti ha analizzato e studiato la situazione didattica, valutando esperienze e risultati ma anche piccole criticità e delusioni

CASALMAGGIORE – E’ di questi giorni la notizia che la dottoressa Silvana Galimberti ha superato con il massimo punteggio (110/110 e lode) il Master Medical Humanities organizzato dal Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Per la cronaca, le Medical Humanities rappresentano lo spazio in cui la medicina fa convergere le scienze sociali e comportamentali (sociologia, psicologia, diritto, economia, storia, antropologia culturale) e stabilisce un dialogo costruttivo con la filosofia morale (bioetica e teologia morale) e con gli apporti delle arti espressive (letteratura, teatro, arti figurative); si tratta di un approccio multidisciplinare alla formazione di tutti i protagonisti che intervengono nei processi di cura a vario titolo.

La notizia coinvolge in modo particolare la nostra città poiché il lavoro della dottoressa Galimberti si focalizza su tecniche, risultati e osservazioni della didattica organizzata dall’Istituto di Formazione Professionale Santa Chiara di Casalmaggiore nei corsi che prepara per Operatori Socio Sanitari (OSS), figure professionali sempre più preziose e indispensabili nella nostra società, figure che richiedono abilità e conoscenze in materia di assistenza di base, igiene, medicina, farmacologia, mobilizzazione, animazione, legislazione sociale, metodologia sociale, psicologia.

Attraverso la tecnica della intervista ai docenti della scuola, la dottoressa Galimberti ha analizzato e studiato la situazione didattica, valutando esperienze e risultati ma anche piccole criticità e delusioni.

Per dare una idea dello studio, riportiamo una sintesi delle conclusioni della dottoressa sulla figura dell’OSS: “La figura professionale di OSS è al fianco delle persone fragili e ammalate, compromesse specialmente nelle autonomie, dove la “cura” diventa possibile e accettabile anche nella dipendenza dagli altri più totale. E’ vero che per continuare a respirare serve il respiratore e si ha bisogno dello specialista che finito il suo intervento “forse” passa a salutarti ed informarti delle tue condizioni cliniche, ma è altrettanto indispensabile qualcuno che si accorga se non consumi il pasto, che ti pulisca quando sei sporco e che ti porti vicino al letto un po’ di quell’umanità che si perde nelle giornate che appaiono sempre uguali. L’OSS presidia il tempo della malattia ed è presente nell’emergenza e nella continuità perché ti aiuta a conservare quella dignità di persona “intera” in un’ambiente decoroso e rispettoso. La figura di Operatore Sociosanitario appare sempre di “secondo piano” nella graduatoria delle competenze professionali e contrattuali, ma resta certo di primaria importanza per la persona, per il soggetto-oggetto dei diversi interventi, perché risponde al bisogno vitale di mantenere un collegamento relazionale anche con gli affetti e gli interessi della singola persona. La formazione professionalizzante con le Medical Humanities ha la finalità di sviluppare uno sguardo globale sul malato, pertanto dovrebbe essere maggiormente approfondita in tutti i percorsi formativi, in quanto indispensabile a cogliere i reali bisogni delle persone nella loro complessità”.

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