Cronaca

Il filare del volley Rosa non c'è
più. Tutti dormono sulla pianura

Quelle piante e quel filare, quello che doveva mettere radici profonde, quello che doveva essere lì per la gioia di grandi e piccini, quello delle piante rosa è solo un ricordo ormai. Un ricordo a cui resta pochissimo altro tempo prima di essere definitivamente spazzato via.

… Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, / l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso? / Tutti, tutti, dormono sulla collina“. Sono i versi di Edgar Lee Masters, uno dei poemi dello Spoon River dove si ricordano tanti dei personaggi che animano (animare è un termine forte per un testo poetico che narra di quel che non vi è più ricostruendolo dalle lapidi funerarie) la raccolta che lo rese celebre. Un epitaffio degli epitaffi che si succedono nella raccolta.

L’epitaffio del Parco della Pomì l’ha scritto il tempo, e forse la delicatezza delle essenze scelte per ricordare le atlete della Pomì vincitrici della Coppa Campioni, e forse ancora l’incuria. Del filare che era stato piantato non più di 2, forse tre piante resistono. Le altre sono secche, altre ancora non esistono neppure più.

Matsuskova e the Wall Stefanovic non ci sono più. Olivotto sembra avere una seppur flebile speranza. Di Piccinini non resta più neppure il tronco avvizzito, secche Cambi e Gibbemeier, secca Ferrara. Secco qualche altro spazio ignoto. Perché neppure tanti dei nomi, nelle targhe affisse sul marciapiedi di fronte all’Istituto Marconi a Casalmaggiore si leggono più.

“Sic Transit gloria Mundi” dicevano gli antichi, ma pure i più moderni, come Luciano Toscani, dicono ancora adesso. Così passa la gloria del mondo. Tutto è effimero: pure una vittoria straordinaria e irripetibile e un filare di piante. Il Parco Pomì era stato inaugurato in pompa magna il 21 aprile del 2017 per celebrare quella Coppa impensabile vinta l’anno prima. Un’inaugurazione curata tra roboanti dichiarazioni di tutti e la presenza di tutte le campionesse che avevano compiuto quell’impresa, forse irripetibile, per lo sport di squadra locale. E dei bimbi della scuola.

Quelle piante e quel filare, quello che doveva mettere radici profonde, quello che doveva essere lì per la gioia di grandi e piccini, quello delle piante rosa è solo un ricordo ormai. Un ricordo a cui resta pochissimo altro tempo prima di essere definitivamente spazzato via.

N.C.

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