Rinascita dell'antica corte di Fossa
Guazzona: così si salva la storia
Di spicco poi la spettacolare stalla, più simile a una cattedrale o a un tempio dove gli attuali proprietari intendono realizzare un grande museo etnografico e della civiltà contadina legato, indissolubilmente, al territorio dell’Ogliopo
Un luogo dove antichi saperi, secolare laboriosità, cultura e tradizione del territorio intrecciano le loro radici con la storia, quella di un passato importante fatto di Casate che sono state protagoniste, in prima fila, delle vicende della nostra fertile pianura. Il territorio cremonese e casalasco abbondano di corti e cascine che meriterebbero interi libri per descrivere e illustrare il loro passato. Molte sono ancora oggi in piena attività, altre ancora hanno purtroppo conosciuto il decadimento e l’abbandono. Infine, altre ancora, sono risorte o stanno risorgendo grazie alla tenacia, alla lungimiranza ma, soprattutto all’amore per il territorio, di chi ha la fortuna (ma anche l’onere) di possederle e mantenerle.
Una di queste è la corte di Fossa Guazzona, fino a ieri frazione di Cà d’Andrea, oggi di Torre dè Picenardi per la quale sta iniziando un significativo recupero. Che va oltre la sua storicità e guarda al futuro, allo sviluppo turistico di un territorio dove forse, fino a non tanto tempo fa, parlare di turismo poteva suonare come pura fantasia. Oggi si va a delineare come potenzialità, come obiettivo e opportunità da non lasciarsi sfuggire. A favore dei giovani, a favore delle nostre famiglie, di un territorio che deve saper guardare oltre i propri confini ed i propri localismi.
Da pochi anni la storica corte, che alle spalle ha almeno tre secoli di storia (ma sono in corso ricerche che stanno già dimostrando che il passato affonda le sue radici molto più indietro nel tempo), è passata nelle mani di Carmelita Boschetti, che insieme al marito Andrea Boccoli ed ai figli Thomas e Fabio ha deciso di puntare sulla valorizzazione, sulla tutela e sulla conoscenza di questo luogo. Non certo trincerandosi tra le sue antiche mura ma, anzi, aprendole a tutti coloro che desiderano conoscere, apprezzare e vivere questi luoghi. Che, pur privati, sono di tutti. Sono patrimonio di questa terra, appartengono alla sua storia, ne sono protagonisti: anche e soprattutto guardando al futuro.
Al sottoscritto è stata data la possibilità di accedere alla corte, di conoscerla in ogni sua parte. Senza segreti, spalancandone tutte le porte. Le immagini realizzate aprono finalmente una grande finestra su un luogo ai più sconosciuto, dove tutto ancora, tra affreschi, colonne e suggestive architetture parla dei fasti di un tempo, compresi quelli legati alla famiglia Pallavicini di cui spiccano ancora i ricordi nell’araldica rappresentata in una delle sale. Poche, e frammentarie sono, per il momento, le notizie riguardanti la storia di questo luogo immerso nel cuore della campagna lombarda. Ne parla il sacerdote Angelo Grandi nella sua Descrizione della provincia e diocesi cremonese soffermandosi sulla vicina Cascina La Pila. Uno scritto prezioso dal quale si evince che il caseggiato è stato al centro di importanti lavori di ricostruzione che hanno riguardato anche la chiusura della gran fossa (da qui, evidentemente, il nome di Fossa Guazzona) che lo circondava. Inoltre, nei terreni limitrofi, come riporta sempre lo scritto di don Grandi sono state ritrovati, nel tempo, numerosi reperti, che fanno portare a ritenere che il luogo, in passato, è stato, con ogni probabilità, anche un campo di battaglia. Non è escluso, ma anche su questo sono in corso ricerche ed accertamenti, che vi siano legami significativi con la figura del celebre e spietato condottiero Cabrino Fondulo.
Di certo è noto che la corte è stata al centro, nel 1830, di importanti interventi che ne hanno modificato l’aspetto originario (che inizialmente era quello di un grande palazzo quadrangolare) e che, al termine della seconda guerra mondiale, è stata capitozzata la torre di guardia di cui restano comunque, ancora oggi, evidenti e significative tracce.
Di spicco poi la spettacolare stalla, più simile a una cattedrale o a un tempio dove gli attuali proprietari intendono realizzare un grande museo etnografico e della civiltà contadina legato, indissolubilmente, al territorio dell’Ogliopo, ridando vita ad arnesi, memorie ed oggetti che non sono solo semplici strumenti di lavoro (ancora oggi attentamente e amorevolmente conservati) ma giacimenti e simboli di un passato glorioso: che è il nostro, di tutti.
Museo che vuole rappresentare non solo il gioiello di corte ma il punto base della ripartenza: quella di una corte che vuole rinascere con stile e con slancio. Da protagonista, nel campo dell’accoglienza, della cultura, inserendosi e, perché no, facendo da apripista ad una serie di percorsi nel segno, già tracciato, della storia e dei saperi di una terra che ha tanto da dire e da mostrare. Questo è il sogno, realizzabilissimo per altro, di Thomas Boccoli, che insieme a tutta la sua famiglia, ha deciso di cimentarsi in questa nuova ed esaltante esperienza,a beneficio di tutti.
Abbiamo di fronte un vero e proprio ecomuseo a cielo aperto che la gente merita di conoscere e di vivere, non solo da spettatori o da visitatori, ma da protagonisti di un domani, immediato, che è lì da creare. La gente, specie in questo difficile momento di pandemia, è alla ricerca di un cosiddetto turismo alternativo, di prossimità, fuori dai luoghi maggiormente affollati. In questo senso i territori dell’OglioPo come quelli immediatamente limitrofi bagnati dal Grande fiume possono essere di grande attrattività, per i loro tesori ambientali, culturali, storici e gastronomici. Per quella pace che sanno offrire, tra silenzi e sapori, profumi e paesaggi unici e suggestivi. Se i nostri territori vogliono compiere il salto di qualità decisivo devono saper andare oltre gli “steccati” comunali, provinciali e regionali. Anche attraverso la creazione di pacchetti e percorsi comuni, di cui la storia deve essere la base. La storia, di questa terra, è fatta anche e soprattutto di straordinarie, antiche e suggestive cascine e corti agresti.
Ecco allora l’appello, rivolto a tutti: spalancate le porte ed i cancelli delle vostre cascine. Seguite l’esempio della famiglia Boccoli-Boschetti, dando a tutti la possibilità di conoscere, vivere ed entrare nelle vostre corti, anche quelle più marginali e, magari, meno conosciute.
Si dia vita, tutti insieme, da subito, cogliendo l’opportunità dell’estate ad un vero e proprio progetto di Cascine Aperte che non sia solo un appuntamento della domenica o di qualche weekend ma si possa avviare, da subito, in modo costante, quotidiano e sistematico. I percorsi sono già lì, pronti e realizzati, basta metterli a sistema e farli conoscere. Anche i mezzi di divulgazione, in questo senso, rivestono un ruolo importante. Noi ci saremo, con i nostri testi e le nostre immagini, al vostro fianco, per ripartire, tutti insieme, guardando ad un domani che può essere fatto non solo di sogni ma di nuove, gustose e speciali realtà.
Paolo Panni – Eremita del Po