Il ragazzo dell'Eura Ferrania: magia di
una foto e del destino che l'accompagnò

Una storia di fotografie che arrivano dal passato. Una storia di omonimia. Qualcuno pensa di coincidenze, altri invece di intrecci del destino. Ma è una storia che, da qualsiasi prospettiva la si veda e la si legga, merita di essere raccontata. Dolce-amara come la nostalgia, come una vita sfortunata. Come uno scatto che però rinnova quell’esistenza.
A raccontarla, con un titolo evocativo, è stato Mario Bazzani, oggi sindaco di Torre. All’epoca “il ragazzo con l’Eura Ferrania”, un modello nazionalpopolare di macchina fotografica negli anni ’60. “Nel 1965 un ragazzo di 15 anni – ha scritto Bazzani su Facebook, riferendosi a se stesso – che viveva in una cascina di un piccolo paesino della campagna cremonese viene mandato dalla famiglia in vacanza perché deve fare compagnia a una zia e a una cuginetta che hanno preso in affitto, per la stagione estiva, un appartamento a S. (Bazzani mette solo l’iniziale, forse Sulzano?, ndr) sul Lago d’Iseo”.
“Il ragazzo non è molto contento di questa decisione – prosegue il racconto – ma ai primi di luglio, con una vettura a noleggio, carica all’inverosimile, parte per il lago portando con sé una macchina fotografica Eura Ferrania ottenuta con la raccolta punti della MiraLanza (quella della pubblicità “Ava come lava!”). I primi giorni di vacanza sono una monotonia ma poi cominciano i contatti con i ragazzi di S. e così inizia una lunga ed emozionante stagione estiva fatta di tuffi nel lago e di serate passate in allegria sulla ghiaia della spiaggetta. Nel gruppo dei nuovi amici c’è una ragazza speciale con la quale si crea una corrente di simpatia”.
“La macchina fotografica intanto fa il suo lavoro – spiega Bazzani – e immortala i momenti più belli della vacanza. Una di queste foto ritrae la ragazza, con il suo grembiule di operaia, mentre si accinge a recarsi al lavoro. Ma come tutte le cose belle anche la vacanza finisce in fretta. Poi qualche scambio di cartoline e infine il silenzio. Ma le foto rimangono a testimoniare quei momenti felici. Ogni tanto il ragazzo apre la scatola dei ricordi e si interroga sul destino di quegli amici lontani ed in particolare su quello della ragazza con il grembiule”.
Qui, d’un tratto, la magia di un incontro mancato, ma anche di un filo spezzato che si riannoda grazie a una nipote di quella ragazza. “Intanto i giorni passano e diventano anni e il nostro ragazzo si ritrova vecchio; ma 56 anni dopo ecco comparire un profilo Facebook di una giovane donna, originaria di S., con lo stesso nome della ragazza. Un breve scambio di messaggi con la sconosciuta per scoprire che la ragazza con il grembiule è morta tragicamente a 21 anni, poco prima del matrimonio, e che la giovane donna del profilo facebook è la nipote che porta il suo nome. Nipote che, avuta la foto della zia dal “ragazzo con l’Eura Ferrania”, la pubblica sul suo profilo con il commento: “Gli angeli trovano mille modi per comunicare con noi…Ora utilizzano i mezzi più evoluti. 1965 La mia bellissima e sfortunata zia di cui porto il nome”. Questa breve storia mi ricorda una canzone di Ivan Graziani che ho cantato spesso e che inizia cosi: “Se la mia chitarra piange dolcemente…”.
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