Interviste

Poli logistici, palazzetto, Gev: Bonfante
a tutto campo (anche sul Casalasco)

Maria Grazia Bonfante, per cinque anni sindaco e oggi consigliere di minoranza a Vescovato, ha preso in mano diversi incartamenti di opere pubbliche e non solo, che toccano da vicino anche il Casalasco. E lancia il suo allarme, esponendo un pensiero che - piaccia o no - porta avanti da sempre.

La problematica dei fanghi, che esiste da almeno dieci anni ma solo ora è emersa in tutto il suo fragore; la cementificazione selvaggia; il consumo di suolo vergine. E, più in generale, una politica che spesso considera l’ambiente uno specchietto per le allodole, senza però crederci davvero. Maria Grazia Bonfante, per cinque anni sindaco e oggi consigliere di minoranza a Vescovato, ha preso in mano diversi incartamenti di opere pubbliche e non solo, che toccano da vicino anche il Casalasco. E lancia il suo allarme, esponendo un pensiero che – piaccia o no – porta avanti da sempre.

Tutto parte dal taglio, poi scongiurato, della quercia in via Giordano Bruno, vicino all’argine casalese.
“Non è il taglio di un albero in sé – spiega Bonfante – ma una politica che, al di là del colore, non riesce più a difendere il verde. Perché si tagliano le piante? Perché sono pericolanti e malate. Perché si ammalano? In molti casi perché non curate e mantenute a dovere. Io ne faccio un discorso generale e parto dai bilanci dei singoli comuni”.

A proposito, alcuni sindaci hanno lamentato che la manutenzione del verde costa molto e soldi in cassa non ce ne sono.
“Io però vedo molti bilanci ingessati, che non hanno spazio per la fantasia. E dire che negli ultimi mesi sono arrivati finanziamenti a fondo perduto a cascata, anche per il problema Covid. Eppure vedo amministrazioni che rinviano la presentazione del bilancio all’ultima data utile, di fatto contribuendo a bloccare ancora di più gli investimenti con pianificazioni che sono ormai rigide e obbligate. Va poi evidenziato come la voce più importante in entrata per i bilanci sia diventata quella degli oneri di urbanizzazione. Dunque, se non si urbanizza, il comune non può investire. Ecco l’errore, a monte. In realtà bilanci flessibili e con investimenti veri sul verde, sull’energia sostenibile, sulla mobilità dolce porterebbero ricchezza ulteriore, di fatto autogenerandola. Serve un po’ di fantasia. E magari di coraggio. E servirebbe non pensare che un avanzo di amministrazione molto alto sia un buon segno: non è così, perché un comune non è un’azienda e il comune perfetto è quello che chiude a zero, cioè senza perdite ma anche senza guadagni, perché significa che ha investito tutto, sperando lo abbia fatto al meglio. Ha cioè reinvestito, appunto, quello che aveva in cassa, per intero”.

Il problema, secondo Bonfante, si vedrà nella fase post Covid.
“Penso alle politiche sociali: oggi abbiamo un mucchio di fondi europei, statali, regionali, giunti nell’emergenza Covid. E quando finalmente la pandemia ci avrà lasciati? Dobbiamo iniziare a ripensare la spesa sociale, perché non avremo più tutte le disponibilità che oggi, da Bruxelles, da Roma e da Milano, stanno arrivando a livello di liquidità”.

C’è chi parla di “mere istanze ambientaliste”.
“Ed è un peccato che la visione sia così chiusa. Curare il verde in realtà mette in circolo nuove risorse, dunque nuova ricchezza. Volete un esempio? Ogni anno i comuni investono buona parte dei fondi a bilancio per riasfaltare strade e sistemarle. Eppure, se noi togliessimo traffico dal centro, curando di più il verde e la mobilità dolce, ecco che non avremmo la necessità di fare rappezzi ogni anno, perché le strade – sollevate dal traffico – starebbero meglio. E avremmo più soldi da investire in altri settori: dal sociale alla cultura allo sport. L’esempio più calzante è quello dell’energia rinnovabile: costa un po’ all’inizio, perché obbliga a un investimento importante, ma nel tempo quanto guadagno porta?”.

Ci sono altri temi molto più Casalaschi. Anche là dove non si direbbe.
“Oggi si parla di poli logistici al San Felice, appena fuori Cremona. Ma se ne parla in associazione al tema dell’autostrada Cremona-Mantova, che passerà anche dal Casalasco. Dunque, attenzione, perché tra qualche anno uscirà il progetto di un polo logistico anche dalle parti di Piadena Drizzona o Bozzolo. Di fatto sta accadendo quanto successo con la Brebemi, ma al contrario: l’autostrada porterà cioè questi poli logistici. E nuovo cemento. Il Casalasco non è affatto escluso, anzi. Abituiamoci a non ragionare per meri confini territoriali, perché questi progetti sono maxi opere che non si limitano a pochi chilometri. E il San Felice di Cremona è più vicino a Piadena Drizzona di quanto si creda”.

A Casalmaggiore due sono i temi spinosi. Partiamo dal nuovo palazzetto.
“Non per fare i conti in casa d’altri, ma ho visto le carte. Anzitutto non capisco perché non si sia pensato a una convenzione con Viadana, che tra qualche mese – dopo lunga attesa – avrà finalmente un palazzetto rinnovato. A volte basta unire le forze ed evitare sperperi. Detto questo, al di là della collocazione del palazzetto di Casalmaggiore in una zona vicina alla golena, sulla quale tanto vi sarebbe da dire, penso che questa spesa, alla lunga, sarà deleteria per il bilancio comunale. Ho letto la spesa corrente, ho immaginato che il comune verserà, come già sta facendo, contributi anche alle casse delle società sportive che manterranno il palazzetto. Ma tali contributi serviranno quasi esclusivamente per la gestione della struttura. E temo che, negli anni, si creerà un circolo vizioso economicamente non sostenibile”.

Il secondo tema è la “sparizione” delle Guardie Ecologiche Volontarie da Casalmaggiore da due anni a questa parte. Altro tema ambientale…
“Casalmaggiore è in buona, o meglio cattiva, compagnia. Anche nel bresciano si è verificato lo stesso problema. La domanda è semplice: si vuole o non si vuole un presidio sul territorio? Agli enti tradizionali può affiancarsene uno costituito da volontari oppure subentrano gelosie e problemi di autorità? Il punto però è anche un altro, più grave: sono stati investiti fondi pubblici per formare Guardie Ecologiche Volontarie, sono stati percepiti finanziamenti per arrivare ad attrezzature specifiche, che risultano tuttora in funzione e nelle disponibilità del comune. E allora perché le GEV non esistono più nel Casalasco?”.

Giovanni Gardani

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