Andrea Federici in mostra alla
Pro Loco di Casalmaggiore
Nessun istante è uguale a un altro, fossero pure gli istanti fissati su tela. E in più c'è una caratteristica più scomposta e imprevedibile nell'osservare l'arte. Il filtro che ci metti se te ne fai parte attiva, e pensante. Quello che sei e che senti, che s'appoggia sulla consapevolezza di quel che guardi

Una bella scoperta Andrea Federici. O meglio, una bella scoperta per quello che abbiamo potuto vedere perché, ancor più di quello che espone, ci narrano di tante ed altre preziose opere che non ha ancora messo in mostra a Casalmaggiore. I suoi – quelli esposti nello spazio Arte Pro Loco di Piazza Garibaldi – sono paesaggi all’apparenza cristallizzati. Ma è nelle variazioni minime che Andrea studia la vita, e forse se stesso. La nostra sensazione è quella di una spiazzante ricerca, di sottili differenze da cogliere in ogni quadro, e forse ancor di più in noi stessi. Non è semplice senza punti di riferimento se non quella linea tra cielo e terra, le nuvole che mutano scenari d’uno stesso spazio o d’uno spazio simile.
Non è semplice cercare di aggrapparsi alla variazione delle nuvole.
Siamo parte di quegli scorci di oscurità, di luce e ancora tenebre. Parte di quel mondo che, se non impari ad osservare, ti sembra infinitamente triste, infinitamente asfissiante, infinitamente vuoto. Infinitamente spoglio. E’ in quel mentre – almeno ci è capitato guardando quei paesaggi – che impari a guardare oltre, a percepire i dettagli, a scorgere nell’infinito pezzi di finito che ti corrispondono.
O solo a prendere quel tutto di cui siamo pure noi irrimediabilmente parte.
Capita spesso se sei un viaggiatore di golena, o semplicemente di questa pianura che guarda alla terra e al fiume, di cercare negli spazi il dettaglio, il minimo respiro delle linee e delle cose. Capita in un viaggio che appare senza tempo di cogliere il tempo segnato dalle piccole variazioni di luce, di cielo, di piano e di vento che cambiano le prospettive. E’ capitato a noi, ed è stata una bella sensazione. Dura, ma bella. Entrate, senza aspettarvi niente se non di essere percorsi da quello che vi troverete davanti. Fermatevi davanti a una linea tra terra e cielo. Guardate, e respirate profondamente. E poi guardate ancora.
Nessun istante è uguale a un altro, fossero pure gli istanti fissati su tela. E in più c’è una caratteristica più scomposta e imprevedibile nell’osservare l’arte. Il filtro che ci metti se te ne fai parte attiva, e pensante. Quello che sei e che senti, che s’appoggia sulla consapevolezza di quel che guardi.
Andrea Federici, leggiamo nella sua biografia, nasce a Casalmaggiore ed intraprende i suoi studi artistici all’Istituto d’Arte Toschi di Parma per diplomarsi poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Da sempre molto attratto dall’arte figurativa, passione alimentata dalla conoscenza, in giovane età, del pittore Tino Aroldi che frequenta la sua famiglia. Dopo un’approccio che guarda all’arte del passato filtrata attraverso il 900, espande il suo linguaggio anche grazie alla frequentazione di altre realtà pittoriche, si apre ad una visione più complessa: una commistione tra passato e presente, tra realtà ed interiorità.
Una bella scoperta. Merita il tempo d’un viaggio. E anche più d’uno.
N.C.