Salute

CPS, la denuncia di due genitori
preoccupati: "Noi, lasciati soli"

Fanno una precisa denuncia i genitori del 43enne di Viadana, una denuncia seria. Il CPS è un servizio territoriale essenziale, irrinunciabile ed un servizio che deve essere gestito in continuità

Il CPS di Viadana è un servizio con gravissime carenze. Lo è da tempo. A denunciare la grave situazione non è il sindacalista di turno, o il contestatore di professione. Sono un padre e una madre di un ragazzo con un disagio mentale. Scrivono alle autorità, con la speranza (o forse l’illusione) che qualcuno li possa ascoltare.

IL RACCONTO DEL PAPA’ E DELLA MAMMA – “Siamo i genitori di un ragazzo ormai 43enne residente a Viadana che  da anni è in carico al CPS di Viadana con diagnosi di psicosi paranoidea. Ormai da qualche anno detto istituto è del tutto assente, una psicologa si presentava al centro solo una volta alla settimana e non sono solo io a manifestare il pesante disagio ma una moltitudine di  altre persone. Mio figlio assume una iniezione di Paliperidone long acting 150 mg ogni mese e poi viene mandato subito a casa. Con psicologi ha rarissimi colloqui e quando si verificano sono brevissimi. In questi giorni ho telefonato al centro, mi hanno detto che provvisoriamente si presentano Psichiatri alcuni provenienti da Castiglione delle Stiviere altri da Mantova. Il problema che nasce non è solo la mancanza di colloqui con le persone deputate, perchè se anche ciò avvenisse non potrà essere possibile fissare un altro appuntamento dato che la volta successiva, mio figlio sarebbe ascoltato da un altro Psichiatra che, non essendo al corrente, non potrà proseguire il discorso intercorso con il precedente dottore. La nostra domanda è: come mai alle poste Italiane, alle scuole, alle forze dell’ordine, negli Uffici dei dipendenti statali, negli ospedali ed altro ancora, vengono assegnate le persone con l’obbligo di svolgere un determinato lavoro mentre in un centro medico come quello di cui parliamo non viene assegnato nessuno? La Costituzione dice che il cittadino ha diritto alla salute mentre in questo caso non vedo nessuna volontà per simili nobili diritti. Un’altra cosa che ci spaventa è che noi di Viadana non potremo più fa visita al reparto psichiatrico Oglio Po, qualora ne avessimo bisogno, ma dovremmo andare a Mantova o addirittura a Pieve di Coriano, al che mi pongo un’altra domanda: l’Italia è un’unica repubblica per quanto riguarda la sanità o è diventata come le repubbliche marinare dove ognuna di  esse poteva fare il proprio comodo. Mi spiegate per favore come noi due genitori anziani, io 78 e mia moglie 75 anni, potremmo affrontare simili lunghi viaggi senza poter approfittare di un ospedale così vicino a noi? Siamo comunque perfettamente consapevoli che nostro figlio non potrà mai guarire ma siamo convinti che anche il solo periodico, continuo colloquio con gli specialisti (cosa che dovrebbe essere la normalità), già rasserenerebbe tutti e forse qualche miglioramento potrebbe anche avvenire per lui specialmente, ed anche per noi genitori che potremmo passare gli ultimi anni della nostra vita con qualche speranza e non con quella cupezza quotidiana, continua e sfiancante che ci obbliga a non poterci più nemmeno concentrare sui nostri lavori, mia moglie pittrice ed io fotografo“. Le parole che riportiamo sono state inviate in mail anche al sindaco di Viadana e all’URP di Mantova.

IL CPS DI VIADANA – Un servizio ridotto ormai ai minimi termini. Ripercorriamone la storia. Il servizio a Viadana, sede attuale del CPS (Centro Psico Sociale), era sorto nel 1996 dalle USSL 50/52 – Casalmaggiore-Viadana. Successivamente, nel 1998, con la provincializzazione delle aziende sanitarie lo stesso era stato accorpato al D.S.M. (Dipartimento di Salute Mentale) di Mantova staccandosi definitivamente dal territorio cremonese. Avrebbe dovuto servire 10 comuni (Viadana, Pomponesco, Dosolo, Marcaria, S. Martino Dall’Argine, Commessaggio, Bozzolo, Rivarolo Mantovano, Gazzuolo, Sabbioneta), per una popolazione di poco sotto alle 50 mila unità. Per rispondere alle occorrenze della salute mentale dei cittadini, i tre medici psichiatri, in servizio a tempo pieno, presso il CPS, erano appena sufficienti per governare e garantire l’attività ambulatoriale e territoriale, come si evince dai dati inviati a Regione Lombardia a mezzo apposita applicazione psiche web. Dal 2010 in poi, gli psichiatri che, a vario titolo, si erano trasferiti in altre strutture, non sono mai stati sostituiti nell’organico. Pertanto attivi erano rimasti unicamente due medici psichiatri. Dal 2015 poi, in seguito alla nuova convenzione dell’area Casalasco-Viadanese la gestione clinica era stata affidata ai dirigenti medici del territorio cremonese (CPS Casalmaggiore, SPDC Oglio Po) mentre a livello amministrativo, la gestione del personale (retribuzione del personale dipendente, assunzioni e sostituzioni del personale, parco-auto, richieste ferie, etc.) era rimasta di competenza all’ASST di Mantova che, secondo la convenzione, avrebbe dovuto garantire il ripristino del personale perduto nella stessa misura prevista dalla pianta organica dell’anno 2015. “Un vero e proprio mostro giuridico – lo aveva descritto così Stefano Lazzarini, sindacalista che si era occupato della questione – gestionale ed organizzativo”. Successivamente nell’anno 2018, uno dei due medici, a tempo pieno, si era trasferito in altra azienda. Conseguentemente era rimasto un solo medico psichiatra fino al mese di febbraio 2020 quando, anche quest’ultimo dirigente medico psichiatra, aveva scelto di trasferirsi in un altro servizio. Il CPS era rimasto privo di medici psichiatrici a tempo pieno ed era stato riorganizzato con l’immissione di un solo medico psichiatra, assunto con contratto di lavoro libero professionale, da ASST di Mantova, con prestazione di 20 ore settimanali. Di qualche settimana fa infine l’ultima mazzata. L’ha comunicata ASST Mantova: “Con il mese di giugno cessano la loro attività presso le strutture del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze di ASST di Mantova gli specialisti psichiatri Luigi Croce e Luciano Fornari, che si occupavano in particolare del CPS di Viadana. ASST di Mantova coglie l’occasione per ringraziarli per l’attività svolta, per il loro prezioso apporto e per aver contribuito con le loro conoscenze e la loro esperienza ad accrescere la professionalità delle equipe di lavoro. Per il futuro l’Azienda auspica ulteriori momenti di collaborazione. La continuità del servizio e di presa in carico dei pazienti presso il CPS di Viadana per la componente medico-specialistica verrà assicurata dagli psichiatri delle nostre strutture, coordinati dal direttore della Psichiatria di Mantova 2 Andrea Pinotti. Attraverso questo rapporto di collaborazione si cercherà di far fronte ai bisogni della popolazione dell’ambito viadanese, anche attraverso il coinvolgimento di altre figure professionali, che supporteranno gli specialisti nei percorsi di presa in carico e di assunzione in cura dei pazienti residenti nel territorio”. Una dichiarazione d’intenti.

LE PAROLE DI PASQUALE DE LUCA (PSICHIATRA E PSICOTERAPEUTA) – Nel novembre scorso avevamo raccolto le parole del medico preoccupato per il CPS di Viadana. Pasquale De Luca sottolineava l’importanza di un servizio irrinunciabile. Vale la pena riportare anche quelle parole. “E’ molto importante – spiegava De Luca – che si parli della situazione del CPS (Centro Psico Sociale) di Viadana. Per diverse ragioni. Sul disagio psichico gravano molti pregiudizi che portano (sia le persone ammalate che i loro familiari) a vivere l’esperienza della malattia in disparte, spesso nell’ombra. Sicuramente fuori dalla partecipazione presente in altri aspetti dell’assistenza sanitaria. Basti solo pensare al riflesso mediatico che ha comportato la chiusura del punto-nascita dell’Ospedale Oglio-Po. Ma se una condizione viene vissuta nell’ombra, rischiano di finire nell’ombra (oltre agli utenti) anche i servizi, gli operatori e le strutture che di questa condizione si occupano. E qui conviene puntualizzare un altro aspetto. Chiudere, spostare, ridimensionare un CPS con un’utenza di circa 50.000 abitanti, non vuol dire che ciò che si poteva fare in quel CPS si può andare a fare da un’altra parte. Non è come chiudere un sevizio di gastro-enterologia. La stessa gastroscopia vado a farla a 40 km da casa. Ci sono il disagio dello spostamento, i costi del viaggio in termini di tempo e denaro, ma la prestazione è la stessa. Non c’è nessun abbassamento della qualità sanitaria della prestazione. Non è così per l’assistenza psichiatrica territoriale. In questo caso o l’assistenza è attiva sul territorio o, se non è attiva, agli utenti potrà essere offerto solo “altro”. E questo “altro” è sicuramente di qualità clinico-terapeutica inferiore. Specie per i disturbi psichiatrici gravi e multiproblematici (psicosi, disturbi di personalità, disturbi psichici associati ad abuso di sostanza) un trattamento adeguato vede la presenza di più figure professionali coordinata da un Piano Terapeutico Individuale. Approccio multi-disciplinare, presenza sul territorio, sostegno alle famiglie, progetti riabilitativi integrati. Tutte cose che si possono trovare solo in una Psichiatria di Comunità basata sull’assistenza territoriale. Se questa non c’è, appunto, c’è altro: si rincorre l’emergenza, i pazienti hanno prestazioni di bassa qualità, gli operatori sono stanchi, frustrati e stufi di “svuotare il mare col cucchiaino”. Mai come in questo periodo dobbiamo essere consapevoli delle carenze sanitarie e di come pesano sulla Salute intesa come bene comune. Dappertutto mancano medici, infermieri ed altro personale. E siamo in Pandemia. Ma la Psichiatria è una disciplina particolarmente vulnerabile: non è un generatore di ricavi, è una specialità scarsamente tecno-mediabile e ha bisogno di persone per funzionare. Le sue “attrezzature” sono gli operatori. E’ certo che dopo la Pandemia virale e quella economica dovremo fare i conti con le conseguenze psicologiche del Covid19: la Pandemia psichica. C’è bisogno dell’attenzione di tutti (Operatori, Utenti, Familiari, Autorità Sanitarie, Autorità Amministrative, Volontariato e semplici Cittadini). C’è bisogno di non restare noi tutti a mani vuote

La realtà è quella che vivono sulla loro pelle i due genitori di Viadana, quella che vivono sulla loro pelle i familiari di chi è colpito da disturbi mentali e chi, colpito da disturbo mentale, non può nemmeno contare su una continuità d’intervento. Una realtà pesante. Fanno una precisa denuncia i genitori del 43enne di Viadana, una denuncia seria. Il CPS è un servizio territoriale essenziale, irrinunciabile ed un servizio che deve essere gestito in continuità. Non ci si può e non ci si deve accontentare di un servizio depotenziato. Il Viadanese, e i comuni che afferiscono al CPS di Viadana non possono davvero permetterselo.

N.C.

 

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