Cronaca

Addio a De Donno: l'ex primario del Poma
"inventò" la cura Covid al plasma

Ancora da capire i motivi che hanno spinto il professore a togliersi la vita: non si esclude che tra questi vi sia la grande delusione per una cura da lui ideata ma mai supportata a sufficienza, a suo dire, dal mondo della medicina ufficiale.

E’ stato trovato senza vita nella sua casa di Curtatone, alle porte di Mantova – e quasi certamente per un gesto estremo – Giuseppe De Donno, il professore che ha lavorato all’ospedale Poma di Mantova, che l’anno scorso – in piena prima ondata Covid – era assurto agli onori delle cronache per la cura al plasma contro il virus.

Una cura mai riconosciuta ufficialmente dalla medicina, nonostante lo stesso De Donno avesse più volte rimarcato, assieme alla sua equipe, la bontà di quella sperimentazione, capace di abbattere il numero di malati gravi in un momento in cui il vaccino era ancora lontano.

Già primario di Pneumologia a Mantova e residente come detto a Curtatone, De Donno lo scorso giugno aveva deciso di lasciare il Poma per diventare medico di base. Ancora da capire i motivi che hanno spinto il professore a togliersi la vita: non si esclude che tra questi vi sia la grande delusione per una cura da lui ideata ma mai supportata a sufficienza, a suo dire, dal mondo della medicina ufficiale.

Ad aprile, infatti, come capofila per la sperimentazione della cura al plasma iperimmune (ottenuto dal sangue di persone guarite dal Covid e dunque con anticorpi già presenti) era stato scelto l’ospedale di Pisa, anziché quello di Mantova, come tutti si aspettavano: nacque così il cosiddetto protocollo Tsunami.

De Donno era stato appoggiato nella sua battaglia anche da alcuni Rotary del comprensorio Oglio Po, come il Rotary Casalmaggiore Viadana Sabbioneta, ed era stato ospite a una conviviale del Rotary Piadena Oglio Chiese, dove aveva avuto modo di spiegare il percorso e i risultati della sperimentazione.

G.G.

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