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4 novembre a Viadana: "Nel Milite Ignoto
il dolore di 55 viadanesi dispersi"

"Tra i 200.000 ignoti della Grande Guerra, prescelto tra gli undici di Aquileia, tumulato all'Altare della Patria potrebbe esserci uno dei 55 non identificati soldati Viadanesi" ha ricordato il sindaco Cavatorta. FOTOGALLERY

Anche Viadana domenica ha celebrato la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate con un cerimonia intensa alla presenza dell’amministrazione, della Banda Civica, delle associazioni come Pro Loco, Protezione Civile, Associazione Nazionale Bersaglieri, Associazione Nazionale Carabinieri, Arma dei Carabinieri con il Maggiore Martufi, ANPI, Polizia Locale, senza dimenticare Simone Coroni ed Enrico Gozzi che hanno letto alcune poesie.

Il discorso del sindaco Nicola Cavatorta, che ha poi posato la tradizionale corona di fiori al Monumento ai Caduti in zona giardini, è stato incentrato sul Milite Ignoto, dato che ricorre il centenario dalla tumulazione della salma. Con una sfumatura locale: è stato ricordato che Viadana ha ben 55 soldati non identificati tra i 200mila militi ignoti della Grande Guerra. “La ricorrenza del milite ignoto ci ricorda che quell’uomo non è un eroe nazionale, non un grande generale, non un re e nemmeno un presidente della Repubblica; forse era un umile contadino della Campania, un Montanaro del Trentino o un pescatore abruzzese. Tra i 200.000 ignoti della Grande Guerra, prescelto tra gli undici di Aquileia, tumulato all’Altare della Patria potrebbe esserci uno dei 55 non identificati soldati Viadanesi. D’ora in avanti quando saremo a Roma e ci capiterà di passare davanti al Milite Ignoto dove 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno montano la guardia i soldati in armi di tutti i corpi, ricordiamoci che la potrebbe esserci racchiuso uno dei nostri concittadini” ha spiegato Cavatorta nel suo discorso.

Soffermandosi sulla tumulazione del Milite Ignoto, Cavatorta ha ricordato che “anche Viadana celebrò l’evento nazionale con un corteo che da Piazza Vittorio Emanuele si diresse al cimitero ove fu celebrata una messa al campo (due fotografie della manifestazione sono depositate all’ istituto per la storia del Risorgimento italiano di Roma). Noi siamo qui oggi con l’obbligo di onorare il sacrificio dei nostri nonni e bisnonni che in quel contesto storico sconfissero dei nemici, non interlocutori dialoganti ed è al loro sangue versato che dobbiamo i Pacifici rapporti che intratteniamo con l’Austria e gli altri paesi europei, avendo maturato dopo la terribile esperienza, la consapevolezza che è preferibile la pace alla guerra”.

G.G.

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