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Gussola, riapre la casa del Popolo
Ed è solo il primo passo...

I lavori della sala al pian terreno, quella che ospitava un tempo il bar, stanno procedendo. Il progetto è quello di ricavarci una sala e un ristorante popolare, che riproponga tutti quei piatti che - per lunghezza di preparazione o per antica prassi andata perduta o solo accantonata, non vengono quasi più fatti. GUARDA LA FOTOGALLERY E IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Buonasera e benvenuti, sono carico di emozione per questo incontro, oggi è una data importante perché, dopo circa dieci anni di chiusura, riapre la Casa del Popolo, una istituzione ormai rara, che torna a vivere. Non è ancora tutto pronto, partiamo da una sala, questa, che stasera ospita l’evento “La Musica delle parole, Reading Concerto”. Vedrete da voi che non si tratta semplicemente di un reading accompagnato da musica bensì di una fusion organica di letteratura, musica e poesia. La parola è ricerca, deve avere musicalità perché la musica ha bisogno di parole all’altezza affinché diventi armoniosa narrazione; si pensi a De André, a Dylan, a Cohen ma anche agli aedi che accompagnano con la lira le parole di Omero, o ai corèuti nel teatro greco, che danzano e commentano con canti ciò che avviene sulla scena, talvolta intervenendo direttamente nell’azione. E’ con questo intento che noi stasera vi raccontiamo una storia

Con queste parole ieri, 11 novembre, presso la rinnovata Casa del Popolo a Gussola, Stefano Prandini ha aperto quella che è stata una calda e deliziosa serata, oserei dire, d’amore. Dopo quasi dieci anni, grazie al circolo Arci guidato da Antonietta e Giuseppe, riapre il centro di guareschiana memoria, con l’intento di proporre iniziative artistico-culturali, eventi rivolti al sociale, solidarietà e convivio. Nella prima sala sistemata, Stefano Prandini, Paolo Pisi e la Rochenrol Chooler band hanno raccontato una storia.

Stefano e Paolo si conoscono da quando sono ragazzi, sono amici, sono studenti, hanno passioni, chi per la musica, chi per la scrittura, chi per entrambe. Assieme ad altri compagni di viaggio formano un gruppo, di cui Paolo è front man e compositore e Stefano paroliere; ed ecco che il Cabo, il Dene, il Pilo e il Prano negli anni ’80 diventano una rock’n roll band giovanile tutt’ora viva e vitale.

L’ouverture blues-swing alla Jannacci / Gaber scalda subito i cuori così come la lettura a intervalli, che narra della prima esibizione, quasi fantozziana, della band avvenuta in un pub, tratta da Il Meccanico di Nuvolari e altri personaggi di genio di Pisi e di alcune poesie da Il Sale della Terra di Prandini. Le canzoni pescano da vari generi oltre ai sopra citati, e riportano a vecchi sapori quando tutto sembrava scorrere con molta più grazia, quando alla radio passavano Equipe 84, Camaleonti, Dik Dik, Nomadi e molti di noi erano giovani e innamorati della vita.

I testi sono poesia: “Mi chiamo Decimo, no, non ho fratelli, più grandi. Mi chiamo Decimo e ho una storia da raccontare” e “Una 500 di colore blu, mille ragazzi con chitarre stanno cantando contro la guerra… sono diventato grande insieme a te…“ e ancora ”Sono un funambolo, tocca sempre a me camminare sul filo, non ho nemmeno la rete, numero incompreso… ma i numeri non muoiono mai”.  “Sono un pugile e devo star su” Le parole si confondono con la musica, diventano armonia narrante e narrazione armonica, ricordo, denuncia, protesta, confessione, riflessione, emozione. “Tantissima roba”, come si suol dire, concentrata in due ore: la rinascita di un luogo caro, una band dal sapore vintage e moderna al tempo stesso, musica eterna, parole vere e due libri da leggere assolutamente, scritti da un docente di storia e filosofia e da un medico che hanno ancora “nell’anima cieli immensi e immenso amore”. Ieri sera abbiamo incontrato noi stessi diciottenni, ci siamo guardati negli occhi e letti nel cuore e ci siamo ricordati della fortuna che abbiamo per aver provato, e provare ancora, grandi emozioni.

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Quella di ieri sera è stata una riapertura. La Casa del Popolo aveva chiuso, tristemente, i battenti nel 2013. “Ricordi lontani – si legge su FB – della Casa del popolo di Gussola. Dell’odore del passato, della penombra, degli anziani che giocavano a carte, del caffè e di tutto il resto a prezzo politico. Ho il ricordo di sedie attaccate ai muri, di balzi all’indietro varcando la soglia. Il progetto della nuova casa del popolo di Gussola è davvero bello. A partire dal ristorante popolare, dalla riproposizione degli antichi piatti della tradizione, dal riso con le verze alla trippa, dalla frittata con le erbe al pescegatto fritto. E poi la creazione di un punto di incontro tra le persone, giovani e anziani, giovani e giovani, anziani e anziani. Ieri sera sono andato alla riapertura. Al momento solo del piano superiore. Ed ho ritrovato un po’ di quell’aria che mi ha sempre affascinato di questi luoghi con un carico di storia dentro, dal circolo turati alla casa del popolo di Gussola, dal bar di fossa ai piccoli ritrovi di paese che non ci sono più. Chi li tiene in vita, chi li recupera senza stravolgerne gli orizzonti è assolutamente da encomio”.

I lavori della sala al pian terreno, quella che ospitava un tempo il bar, stanno procedendo. Il progetto è quello di ricavarci una sala e un ristorante popolare, che riproponga tutti quei piatti che – per lunghezza di preparazione o per antica prassi andata perduta o solo accantonata, non vengono quasi più fatti. Riso e verze, la trippa fatta come dio comanda, la frittata, il pesce gatto fritto, e tanto altro che fa parte della vecchia tradizione contadina. Ma la sala servirà anche per iniziative dei ragazzi e degli anziani. Un bel progetto insomma, destinato a riportare in vita quello che per tanti anni è stato il centro della vita sociale del paese. E a fronte di tanti paesi che perdono qualcosa, soprattutto legato al passato, Gussola fa un passo in avanti. Un passo bello, e ricco di significati e di ricordi.

Giovanna Anversa (Foto: N. C.)

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