Cronaca

Masterplan 3C, i dubbi di CNC: "La
politica accetta un ruolo subalterno"

Pierluigi Pasotto, tra le altre cose ha rimarcato il fatto che "Non si può accettare che le decisioni prese da questa Associazione di scopo siano vincolanti per le amministrazioni e siano vincolanti anche a distanza di tempo e anche quando le amministrazioni cambiano"

Qual’è il ruolo della politica all’interno dell’Associazione Temporanea di Scopo Masterplan 3C? A che pro utilizzare uno strumento elaborato nel 2019 in un contesto totalmente modificato dal punto di vista economico, sociale e sanitario? Perché la politica accetta un ruolo di subalternità evidente nei confronti di altri soggetti coinvolti, delegando il proprio potere generale a favore di interessi più limitati? E’ una critica sistemica quella avanzata da CNC e spiegata ieri sera in conferenza stampa. “Siamo rimasti perplessi – ha spiegato Fabrizio Vappina – dallo stupore manifestato dal Sindaco sul dissenso al documento presentato in consiglio costituente associazione temporanea di scopo tra provincia di Cremona e soggetti privati. Il documento (l’atto costitutivo della associazione temporanea di scopo, ndr) è intitolato costituzione di associazione temporanea di scopo e “mandato collettivo speciale con rappresentanza”. La domanda che ci siamo posti è: qual’è il contenuto del mandato collettivo e quale rappresentanza si attribuisce e a chi?”.

Quella di CNC non è una critica preconcetta. Ma deve essere la politica a prendere le decisioni, non delegandole, perché la politica deve rispondere a tutti gli individui ed i politici sono eletti dai cittadini allo scopo: “Sia chiaro – prosegue l’avvocato Vappina – l’elaborato Masterplan 3c è un ottimo studio in materie economiche, pieno di spunti, idee e progetti da cui trarre sicuramente indicazioni importanti. E’ fuori discussione che la categoria produttiva, gli industriali, che l’ha commissionato è categoria che deve ricevere massima attenzione e concreti riscontri, ad esempio in tema di infrastrutture, da parte della politica. Fatte queste premesse, le nostre perplessità sono relative al modo di porsi tra i soggetti: a cosa serve, in concreto, una associazione di scopo? Noi abbiamo posto il problema in questi termini: l’interloucuzione tra politica e categorie produttive è funzione essenziale della politica stessa. Ascoltare le istanze, condividere le iniziative utili alla comunità, aiutare i processi di sviluppo sono compiti della politica. Le singole categorie produttive perseguono giustamente i propri obiettivi di sviluppo e di legittimo profitto confrontandosi con i rispettivi mercati. La politica deve contemperare gli interessi ed i diritti dei cittadini, tutti, e si confronta con la complessità di questo continuo mediare, avendo un solo interesse, quello dell’intero. Abbiamo detto in consiglio comunale che ciascuno deve avere consapevolezza del proprio ruolo e degli interessi che deve tutelare.

Solo per esempio: nel documento la parola ambiente non compare, si parla di transizione ecologica, si usano espressioni quali destinatari target di strategia di comunicazione.

E’ questo l’approccio che devono avere i pubblici amministratori? L’ambiente è un valore in sé, la transizione ecologica è definita dallo stesso PNRR: “base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente è necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile alle generazioni future”.

Vi è intenzione di dare deleghe su temi così complessi e sensibili? Il “mandato collettivo speciale con rappresentanza” verrebbe dato da chi a suo tempo ha chiesto il voto agli elettori per riceverne mandato politico: ciò non suona come rinuncia ad assumersi ruolo e responsabilità affidandosi ad idee, progetti, programmazione che dovrebbero provenire dalla politica stessa?”

A rinforzare le parole di Fabrizio Vappina è Mario Daina: “Quello è un elaborato del 2019, frutto di un lavoro di prima della pandemia e rimasto sostanzialmente uguale anche dopo. Il mondo nel frattempo è cambiato dal punto di vista sociale ed economico, la pandemia ha determinato cambiamenti epocali, è arrivato il PNRR che pone valutazioni e richiede strategie complessive diverse. Ci stupisce la resa della politica di fronte agli altri interessi, mentre dovrebbe essere proprio la politica, senza delegare, a guidare il cambiamento: abbiamo il dovere di essere quelli che tirano le fila”.

Pierluigi Pasotto, tra le altre cose ha rimarcato il fatto che “Non si può accettare che le decisioni prese da questa Associazione di scopo siano vincolanti per le amministrazioni e siano vincolanti anche a distanza di tempo e anche quando le amministrazioni cambiano. La politica deve continuare ad avere un ruolo primario”. Ci tiene il rappresentante di CNC a distinguere il giudizio del suo gruppo da quello della consigliera Annamaria Piccinelli: “La questione della presenza nulla del Casalasco è un’aggravante, non certo l’unica questione. La questione è ben più profonda. La verità è che quello strumento nasceva tra Cremona e Crema, senza considerare il Casalasco, e così continua ad essere, è quella è un’associazione di scopo in cui la politica rischia di non aver alcun peso, o un peso comunque minoritario, e non deve essere così. Nessuno contesta che le politiche di un territorio debbano essere concertate, ma la politica ha come interesse tutti i cittadini, gli interessi di parte o delle associazioni di categoria sono interessi di categoria. Possono essere ottimi, non lo mettiamo in dubbio, ma la politica ragiona ed opera su un diverso piano. Perché dovremmo accettare che un’Associazione di scopo decida quali sono le priorità di un territorio? O che sia il sindaco di Cremosano, con tutto il rispetto, a spiegarci e a portare avanti gli interessi e le priorità del Casalasco?”.

N.C.

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