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La cena dei folli... al freddo:
la tradizione non si smentisce a Motta

Non ci sono pareti, non ci sono muri e manca qualsiasi forma di riscaldamento che non siano poi le calorie prodotte dalle cibarie ricche di grassi e carboidrati.

La chiamano la Cena dei folli e considerando le condizioni climatiche in cui si svolge non c’è da dubitare sulla legittimità del titolo attribuito. Dal 2004, interrottamente, a parte la pausa dello scorso anno dovuto alla pandemia, una ventina di amici, accumunati dalla passione e frequentazione del Po, tutti gli anni d’inverno organizzano questa speciale conviviale al freddo, all’esterno della case e a due passi dalla golena del fiume.

Non ci sono pareti, non ci sono muri e manca qualsiasi forma di riscaldamento che non siano poi le calorie prodotte dalle cibarie ricche di grassi e carboidrati. L’artefice di tutto ciò è l’ex proprietario dell’Acquario Vitaliano Daolio, a cui si aggregano amici e conoscenti dalla provincia reggiana e parmense. L’occasione è la celebrazione del solstizio (20/21 dicembre) quest’anno anticipato di qualche giorno per impegni assunti. Ognuno dei commensali porta qualcosa dalla propria abitazione, creando cosi un miscuglio di gusti e sapori provenienti dalla cultura gastronomica di ciascuno.

Così sulla tavola sono apparsi in un crescendo rossiniano (anche per merito del lambrusco d’autore) la ‘nduja (un salame calabrese), lo schmoren brot, il pan di segale, i ciceron con culi di gallina e zampe (scambiati da qualcuno per agnoli in brodo), salsicce, piedini di maiale, e poi le zuppe, le costine, le straordinarie focacce create da un architetto reggiano, le croste di grana bollite (autore l’eclettico poeta fotografo padano Lilluccio Bartoli), concludendo con le mostarde, l’anello del monaco, la sbrisolona, le grappe.

Un’atmosfera certamente originale e spietata per i brividi che l’evento potrebbe provocare, non tra gli invitati ma tra coloro che andranno a nascondersi sotto le coperte solo a sentire la narrazione di tale evento. C’è gente che d’inverno va a tuffarsi negli specchi ghiacciati dei laghi. Chi invece vuole scacciare il gelo riempendo lo stomaco e l’anima con abbondanti e riscaldanti libagioni.

Ros Pis

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