Ambiente

Depuratore Garda nel Chiese:
le minoranze alzano la voce

Parlano di disastro ambientale e accusa i rispettivi comuni di non avere fatto nulla, sin qui, assistendo inermi a quanto sta avvenendo: il comunicato congiunto arriva dalle minoranze di “Asola Impegno Comune” di Asola, da “Impegno Comune” di Canneto sull’Oglio e da “I cittadini al centro” di Acquanegra sul Chiese.

Nella foto uno dei presidi estivi a Brescia

Parlano di disastro ambientale e accusa i rispettivi comuni di non avere fatto nulla, sin qui, assistendo inermi a quanto sta avvenendo: il comunicato congiunto arriva dalle minoranze di “Asola Impegno Comune” di Asola, da “Impegno Comune” di Canneto sull’Oglio e da “I cittadini al centro” di Acquanegra sul Chiese.

Tre gruppi di tre comuni diversi per parlare del futuro del fiume Chiese. “La vicenda dei futuri nuovi impianti di depurazione degli scarichi fognari del lago di Garda nelle acque del fiume Chiese (località di Gavardo e Montichiari) è ormai nota ai più – spiegano in una nota i gruppi consiglieri – e, da tempo, tema di dibattito e battaglie condotte da molte associazioni ambientaliste, cittadini dei territori interessati, enti e Comuni in vario modo coinvolti dall’opera. Logica vorrebbe che tutti i Comuni dell’asta del Chiese partecipassero, insieme con determinazione ed univoca voce, alla ferma e decisa presa di posizione contro questa assurda e sconsiderata decisione di individuare il fiume Chiese come corpo recettore delle acque reflue di altri territori.

Purtroppo, fino ad ora, i Comuni che con forza ed azioni reali stanno battendosi sul tema sono quelli della sponda bresciana. I quattro Comuni dell’asta mantovana, Asola, Acquanegra, Casalmoro e Canneto, esclusi persino dai tavoli progettuali della Conferenza di Servizi da parte dell’Ufficio d’Ambito di Brescia per il controllo della gestione del Servizio Idrico Integrato, appaiono immobili spettatori della catastrofe ambientale che si sta abbattendo sui propri territori. Più volte sollecitati da interrogazioni e mozioni delle rispettive minoranze (almeno alcuni di essi), hanno mostrato di condividere la questione solo a parole, senza mai far seguire a queste, fatti od azioni concrete. Per quanto ci è dato di sapere, queste amministrazioni sono ancora in attesa di risposte da parte di ATO BS e del Commissario Visconti, ormai sostituito da un nuovo funzionario.

L’azione importante dello studio di fattibilità affidato a Ecosanitas srl e la visita di una loro delegazione a Roma dal Ministro Costa, risalgono rispettivamente al 2019 e al febbraio 2020. Sono passati due anni e, a parte comparse di facciata a manifestazioni organizzate dalle associazioni per sensibilizzare la popolazione, non vediamo nulla di importante ed incisivo. Se queste abbiano intrapreso altre iniziative, le minoranze non ne sono state rese partecipi, nonostante l’importanza della cosa richiederebbe una scelta politica condivisa e collegiale. Temiamo, invece, che si attenda il fatto compiuto per poi consolarsi con il contentino delle opere di compensazione. Il danno ambientale, per noi non si può barattare con un premio economico.

Per questo motivo le minoranze dei tre Comuni mantovani (Casalmoro è presente in Consiglio Comunale con un unico gruppo consiliare) hanno presentato delle mozioni per la tutela del Fiume Chiese, per un maggior coinvolgimento delle stesse, delle associazioni ambientaliste e dei comuni cittadini in questa battaglia, per sollecitare Regione Lombardia alla presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento di nomina del Commissario Straordinario per il Depuratore, per dar corso alla mozione “Progetto di depurazione del lago di Garda” approvata in Consiglio regionale il 19/10/2021”.

Sul tema era uscito un comunicato anche da parte del “Presidio 9 agosto”, composto da associazioni ambientaliste e non solo, che proprio dal 9 agosto hanno iniziato a manifestare davanti al palazzo della Provincia di Brescia. “Finalmente, cinquanta giorni dopo la prima richiesta di incontro – si legge nel comunicato – il Presidente della Provincia di Brescia ha dato disponibilità a incontrare la delegazione dello scrivente coordinamento. Al Presidente abbiamo esposto innanzitutto con estrema chiarezza quanto la gente del bacino del Chiese ci sta chiedendo con molta forza, di fare nel modo più incisivo tutte le azioni possibili per arrestare la scellerata intenzione di trasferire nel Chiese la depurazione della sponda bresciana del Garda.

Abbiamo evidenziato che la Provincia di Brescia ha il tratto più lungo dell’asta fluviale del Chiese, compreso il suo lago d’Idro che ne è un rilassamento morfologico, e a questo corrisponde anche la più alta concentrazione di abitanti, ovvero circa 120 mila nei Comuni del tratto bresciano; il Chiese da circa 70 anni in quasi tutto questo tratto viene impoverito nel suo deflusso ecologico, che è addirittura assente in estate, a causa di derivazioni abnormi e intensive ai fini soprattutto delle produzioni agricole e delle produzioni elettriche, con micro impianti, e non può sopportare ulteriori fattori di pressione ambientale.

Nell’incontro col Presidente della Provincia, abbiamo ribadito che una delle competenze fondamentali della Provincia, nell’ambito del Ciclo idrico integrato, è stata commissariata. Ciò, riteniamo, sia un fatto estremamente grave, un vulnus democratico, inaccettabile. Ad ulteriore aggravamento, abbiamo evidenziato che il Commissario, nell’esercizio del suo mandato, non ha rispettato i principi di sussidiarietà e di leale collaborazione con l’Ente locale, previsti dal dettato costituzionale (art. 120 comma 2). Abbiamo chiesto, con fermezza, di difendere la Mozione Sarnico, approvata dal Consiglio provinciale presieduto da lui stesso, che come indirizzo strategico all’Ufficio d’Ambito, Ato, prevede che i depuratori consortili vengano localizzati nei Comuni afferenti all’impianto stesso. L’Ufficio d’Ambito, azienda speciale, struttura operativa della Provincia di Brescia per il Servizio idrico integrato, il 14 gennaio 2022 ha sottoscritto col Commissario straordinario, e con Acque Bresciane srl, una Convenzione che disattende l’indirizzo strategico della stessa Mozione Sarnico; di conseguenza oggi abbiamo chiesto al Presidente della Provincia di impugnare quella Convenzione, direttamente, o di intervenire ad Adiuvandum nel ricorso già depositato pochi giorni fa dai Sindaci dell’asta del Chiese.

Il Presidente s’è riservato di darci una risposta in merito. Noi, alleanza del “Presidio 9 agosto”, difendiamo il Chiese partendo dal principio che ogni suo tratto, che significa anche ogni suo abitante, non deve essere considerato meno degno di rispetto di un altro tratto, ed è rimanendo ancorati a questo fondamentale principio e alla consapevolezza che il Chiese, se rispettato, è autosufficiente per sua natura e per rigenerarsi ha solo bisogno che le derivazioni del suo corso diminuiscano in portata, e che gli sversamenti inquinanti scompaiano; rifiutiamo pertanto, in modo intransigente e non negoziabile, il concetto che immettere nel Chiese lo scarico di depurazione di 200mila abitanti possa fargli bene”.

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