scuola

Laboratorio di scrittura, al Romani
le lezioni di Umberto Maiocchi

“Un percorso autobiografico – prosegue Umberto - può essere l'occasione per scoprire il valore della propria storia tracciando ciò che siamo oggi e che vorremmo essere domani. E' anche un momento di ascolto e confronto con le storie degli altri"

E’ iniziato lunedì scorso e prevede altri tre incontri, un interessante laboratorio di scrittura autobiografica per i ragazzi del Polo Romani, curato da Umberto Maiocchi, educatore professionale nel servizio psichiatrico dell’Azienda sociosanitaria territoriale di Cremona. Umberto si occupa di progettazione educativa nell’ambito della riabilitazione psichiatrica e, in equipe multidisciplinari, progetta, realizza e verifica percorsi educativi e di integrazione sociale, individuali e di gruppo, per il recupero ed il potenziamento delle abilità sociali e personali degli utenti.

Per passione, interesse ed attitudine, all’età di cinquant’anni, segue anche un percorso formativo presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR), fondata da Saverio Tutino e dal prof. Duccio Demetrio, e diventa Esperto in Metodologie Autobiografiche, titolo che gli permette di tenere laboratori di scrittura autobiografica di base per utenti del servizio psichiatrico presso cui lavora, oltre che un periodo di docenza presso l’Università degli Studi Insubria di Varese. Attratto da sempre dalla scrittura, sentiva il bisogno di riflettere su sé stesso, di ritrovarsi, di dare parola alle emozioni, un senso a ciò che fa e ha intenzione di fare, in sostanza di percorrere la strada dell’autoconoscenza.

“La costruzione narrativa di sé – spiega Umberto – è uno dei modi in cui elaboriamo la definizione della nostra identità. La narrazione è fondamentale per dare un’organizzazione al proprio mondo interiore, per attribuire significati all’esperienza umana, per condividere il modo di sentire, per vedere riconosciute la propria voce, la propria sensibilità ed esistenza. La parola orale è espressione immediata, reazione dettata dall’urgenza e dalla sollecitazione del momento. Non ce ne assumiamo, interamente la responsabilità, mentre la parola scritta parte dal centro del nostro essere. Scrivendole, fissandole sulla carta, tratteniamo le parole, le facciamo più nostre e, rendendole più consistenti e durevoli, le salviamo da un’esistenza momentanea e transitoria. Affidarsi alla scrittura di sé nelle sue varie forme (appunto, diario, scrittura poetica, racconto, scrittura epistolare, memoriale, autobiografia), significa darsi uno spazio per pensare, condividere, riflettere, sentire, emozionarsi a partire dalla propria storia, dalla propria esperienza, tanto dai propri ricordi quanto dai vissuti quotidiani.”.

Ecco allora che un tale laboratorio per gli studenti del Romani può diventare un momento di riflessione, un modo per guardarsi dentro e imparare a conoscersi. Umberto ama moltissimo anche ascoltare le storie degli altri, gli piace ascoltare le persone e già nel primo incontro i ragazzi hanno raccontato cose bellissime ed estremamente toccanti; per i giovani che già attraversano il duro passaggio dall’adolescenza all’età adulta, questo periodo storico non è certo di aiuto. Sentirsi ascoltati e poter esprimere le proprie emozioni scavando nei loro abissi e fissarle su qualcosa di visibile, qualcosa che resta come la scrittura Può invece diventare una via di fuga da tormenti che paiono insormontabili.

Il programma del laboratorio è indicativamente così composto: MOMENTO DELLA SCRITTURA – MOMENTO DELLA LETTURA (per chi vuole) – MOMENTO DELLA CONDIVISIONE.

Gli incontri sono 4:
1°incontro: patto autobiografico (che prevede il richiamo al rispetto assoluto della privacy.), le prime parole, i primi ricordi
2°incontro: luoghi e oggetti che parlano di noi. Tracce sensoriali e le parole del corpo.
3°incontro: volti significativi, persone che lasciano tracce, gli affetti, gli amori, le amicizie
4°incontro: momenti topici, passaggi significativi, snodi

“Un percorso autobiografico – prosegue Umberto – può essere l’occasione per scoprire il valore della propria storia tracciando ciò che siamo oggi e che vorremmo essere domani. E’ anche un momento di ascolto e confronto con le storie degli altri, per capire meglio la nostra, per immedesimarsi e andare a scoprire i colori nascosti in fondo di noi stessi. Si scrive di sé e si ascoltano i racconti dei partecipanti senza alcun giudizio, per condividere emozioni e sentimenti che magari non ci appartengono ancora, ma che prima o poi incontreremo. Questo scambio di storie serve a farci capire che non siamo soli di fronte alle fantasmagoriche faccende della vita”

Giovanna Anversa

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...