Arte

Paride Falchi, a San Benedetto Po
mostra aperta sino al 1° maggio

Questa mostra e il libro ci indicano come accostarci al silenzio misterioso dell’arte contemplando le opere da vicino, quasi millimetro per millimetro, tono per tono, se possibile nella quiete, senza rumori di fondo, nel misticismo contemplativo di un ex monastero

L’evento promosso e realizzato dal Liceo artistico Giulio Romano di Mantova, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di San Benedetto Po sta ottenendo successo di pubblico con oltre 200 visitatori al giorno nei weekend. L’inaugurazione avvenuta sabato 9 aprile, è stata presentata Dal Sindaco di San Benedetto Po, Dr. Lasagna, Dal Direttore del Museo Polirone Dott.ssa Guidetti, Dal giornalista e storico Maurizio Romanato e dalla curatrice della mostra, la nipote del pittore, dott.ssa Ombretta Falchi.

Lo scenario che fa da sfondo alla Mostra ‘Il colore del silenzio’ è l’imponente refettorio monastico di San Benedetto Po, che pare valorizzare ulteriormente la mostra con la propria architettura romanica, in un dialogo reciproco tra le parti, tra architettura e pittura. Alle ampie sale si accede trovandosi immediatamente catapultati nella sentimentalità intimistica delle opere di Paride Falchi, uno dei più fecondi Maestri storici della pittura padana del ‘900.

La vita di Paride Falchi non propone una biografia complessa. Paride nasce a Casalmaggiore nella vicina provincia di Cremona nel 1908. La famiglia è poverissima, gli studi sono dell’obbligo. E Paride spende la sua esistenza nella stessa zona ristretta, quella che ha come centro la ducale Sabbioneta e la campagna solcata dalle acque del fiume Po. La passione per la pittura gli è innata. Da giovanissimo gli è di grande aiuto il lavoro come decoratore perché impara a mescolare impasti, colore, toni sempre più raffinati, supporti che realizza da solo e che rende vivi con la sua pittura al cavalletto. Si costruisce spesso le tele in totale “autarchia”, altrettanto spesso utilizza mezzi di fortuna come cartoncini, anche i sacchi di farina, specie durante la guerra. Era un autodidatta, sempre alla ricerca del miglioramento nella tecnica di espressione. La sua è una pittura in continua evoluzione. Parte da una base alta che affina nel tempo, cercando una crescita costante che si evidenzia nella mostra grazie alla scansione cronologica. Traduce la realtà nella sua particolare intimistica visione, non è un fotografo, ma una guida attenta a luoghi e persone del cuore. Nel ritratto riesce a carpire il carattere della persona e lo sa evidenziare nel tratto svelto e preciso, deciso. Pittore che ha affrontato ad alto livello tutti i generi: dal ritratto alla natura morta, dall’architettura monumentale agli interni, dai notturni ai fiori, al paesaggio. Secondo il critico Renzo Margonari Paride Falchi è bravo in tutto, ma è nel paesaggio che eccelle. Perché sa dipingere l’inafferrabile, ciò che la nebbia padana nasconde e rende sfuggente, ciò che le acque del fiume trascinano verso il mare. A Paride Falchi bastano pochi segni per strutturare la forma. Tutto attorno è il colore che parla, che esprime, che traduce le sensazioni di un attimo. La sua capacità di ricerca, la tecnica sempre più affinata gli consentono di eccellere dunque nei paesaggi, di cui sa cogliere e trasporre sulla tele gli elementi più intimi e significativi. I paesaggi sono un’operazione di cattura del momento, di una stagione, di quell’ora precisa in cui un raggio di sole sbuca tra le nuvole o filtra nella nebbia, un temporale si impone all’orizzonte, rendendo l’ambiente nel suo splendore e nella sua essenza. Ci sono esempi di quadri dipinti nello stesso luogo ma a stagioni diverse, dove il colore testimonia la trasformazione della natura, dove serve una grande capacità di realizzazione per catturare quei toni, quelle seduzioni, in quell’attimo fuggente. Non gli servono gli studi preliminari tanto cari a chi opera nello studio e con tempi lunghi. E’ un pittore en plen air, quella che si definisce ex tempore. Quasi una rarità nel Novecento italiano.

Ecco che il colore originale rende il caldo, il freddo, il silenzio, soprattutto le nebbie e il fiume. Paride Falchi è il pittore dell’orizzontalità, dei cieli aperti, delle ampie distese della campagna, delle atmosfere ovattate della nebbia, della vita quotidiana immersa in un microcosmo nel quale si sente a suo agio, che riesce a dominare e a interiorizzare proprio per produrre quella poesia del colore, il “Colore del silenzio”, come l’azzeccato titolo di questa rassegna.

Paride Falchi viene definito un isolato. Il più “sentimentale tra i nostri pittori padani” è quasi estraneo alla cultura contemporanea e ai suoi sterili dibattiti E’ chiuso nel suo piccolo mondo dove produce senza partecipare a correnti artistiche, avanguardie e mode che non lo coinvolgono. Il suo è un auto-isolazionismo voluto. Non firma i quadri (saranno i figli a fargliele apporre successivamente). Anche se in modo indipendente ed isolazionista, Paride Falchi va di pari passo con la posizione dei chiaristi in direzione antistoricistica e antinovecentista.

Probabilmente proprio per queste sue caratteristiche, per questa sua unicità è stato ignorato da molta critica ufficiale. E’ il maggior paesaggista padano del 900, ha detto di lui Renzo Margonari. E’ da conoscere, da far conoscere.

Questa mostra che giunge a 27 anni dalla scomparsa dell’artista, che a parte qualche significativa collettiva, è assente dalle scene con una personale da oltre un ventennio, vale una visita poiché si tratta di una vera e propria scoperta, di una sfida. Intanto per le scelte perché non vuole indicare a priori la chiave di lettura dell’opera di Paride Falchi se non ponendolo cronologicamente al vaglio del visitatore. E’ un’occasione per far innamorare della pittura mai datata, anzi coerente con le necessità dei tempi. Questa mostra vuol far conoscere un patrimonio fatto di percorsi creativi originali, istintivi ad un pubblico più ampio.

Accanto alla mostra si propone un libro che è una raccolta di testimonianze e valutazioni, connotazioni intimistiche e voci di critici, giornalisti, registi. Non un catalogo dunque, ma un supporto molto più ampio, che trascende il breve tempo di una rassegna, dove accanto all’illustrazione ragionata del percorso creativo di Paride Falchi si presenta una galleria di quadri inediti che, poiché identificati come poesie senza parole, trasformano il dialogo fra loro per immagini in un’affascinante sequenza poetica.

Questa mostra e il libro ci indicano come accostarci al silenzio misterioso dell’arte contemplando le opere da vicino, quasi millimetro per millimetro, tono per tono, se possibile nella quiete, senza rumori di fondo, nel misticismo contemplativo di un ex monastero.

Il percorso creativo di Paride Falchi, è visitabile dal venerdì alla domenica e festivi dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 fino al 1 maggio.

redazione@oglioponews.it

PER CHI VOLESSE ACQUISTARE PARIDE FALCHI. IL COLORE DEL SILENZIO: LINK

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...