Cronaca

ARCES, solidarietà ai Warriors e l'8
parte il quarto furgone per l'Ucraina

ARCES, ed è la prima associazione che lo fa in maniera palese, si schiera dalla parte dei Warriors nella questione che li vede - al momento - esclusi dall'attività all'interno del Palazzetto dello Sport di Viadana

C’è chi parla e c’è chi fa. ARCES, da sempre è abituata a fare. E a metterci la faccia, sempre. Neppure questa volta il suo presidente Giuseppe Guarino, a nome di tutta l’Associazione, si tira indietro. L’8 maggio prossimo partirà il quarto furgone destinazione Ucraina. Partirà, come gli ultimi, con i volontari della comunità ucraina di Parma, grazie alle donazioni del personale ATA. “Sì – racconta il presidente – ancora una volta andiamo. Devo ringraziare i docenti e il personale ATA delle tre sedi, ITE, Liceo e San Giovanni Bosco dell’Istituto Sanfelice di Viadana. Questa volta, accogliendo le loro richieste, la raccolta è stata finalizzata solo a medicine, alimenti a lunga conservazione e materiale igienico. Sino a venerdì raccogliamo ancora, dalle 16.30 alle 17.30 presso la nostra sede in via Garibaldi 13. Ci siamo tutti i giorni”.

ARCES, ed è la prima associazione che lo fa in maniera palese, si schiera dalla parte dei Warriors nella questione che li vede – al momento – esclusi dall’attività all’interno del Palazzetto dello Sport di Viadana. “Non possiamo che essere solidali con i Warriors e l’amico Fabio Merlino. Siamo indignati. Dopo sette anni passati a ricostruire il Palazzetto Farina, il tentativo di escluderli dalle attività nella silenziosa indifferenza. Possibile che in sette anni nessuno degli addetti ai lavori abbia pensato a loro? Tanti convegni, tante parole sull’integrazione poi le parole restano solo aria fritta. Fare sport, e farlo a Viadana, la loro città, è un loro diritto. Spero che il Comune riesca a porre rimedio a tutto questo”.

Infine due parole sull’ultimo consiglio comunale: “Siamo stati in prima linea nell’accoglienza e nell’assistenza dei profughi ucraini arrivati nel viadanese, anche a quelli che poi se ne sono dovuti andare per i motivi che tutti conoscete. 25 le persone alle quali abbiamo prestato assistenza e se di una decina di loro non si sa più nulla, è perché magari si sono già sistemati altrove. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, intervenendo in tante situazioni, fornendo a tanti un traduttore, un aiuto e, a qualcuno mettendoli in contatto presso famiglie di Viadana. Abbiamo anche offerto la nostra disponibilità a collaborare col Consorzio alla Persona. La costituzione di una rete in ritardo rispetto a tante reti nazionali non è di nostra competenza, e non ci riguarda. Sarebbe ora che ognuno si assumesse le proprie responsabilità. In tanti sono capaci solo a parlare, bisogna farsene una ragione. Noi ci mettiamo sempre la nostra opera e i fatti, che sono sempre testimoniabili. Siamo volontari, e volontari attivi: non parliamo se non dopo, prima facciamo”.

N.C.

 

 

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