Cronaca

Rsa private, contratto fermo da 14
anni. Cgil e Cisl: "Chiediamo rispetto"

Oltre un migliaio i lavoratori coinvolti in provincia, tra infermieri, operatori socio sanitari, addetti alla logistica, ai servizi alberghieri, amministrativi.

Condizioni di lavoro sempre più gravose, nessun avanzamento professionale, riposi che saltano. E in più, stipendi fermi da 14 anni, a quando risale l’ultimo rinnovo contrattuale. Per questo motivo anche a Cremona i lavoratori delle case di riposo private con contratto Aris – Aiop rsa, partecipano alla vertenza che si apre oggi a livello nazionale per chiedere il nuovo contratto. Una vertenza che chiama in causa direttamente il territorio cremonese, dove le rsa che applicano questo contratto sono numerose e anche molto significative per il ruolo sociale che svolgono. Oggi pomeriggio davanti alla fondazione La Pace di Cremona sono comparse le bandiere di Cgil e Cisl Funzione Pubblica, con i segretari provinciali Sabrina Negri e Roberto Dusi, per sollecitare che anche a livello locale le case di riposo interessate si mostrino sensibili all’appello.

La situazione è diversificata, in quanto in alcune di queste strutture – e in particolare: Vismara de Petri di san Bassano, Ss. Redentore di Castelverde, villa Sacro Cuore – coniugi Preyer di Casalmorano, fondazione Soldi di Vescovato, Germani di Cingia de Botti –  sono stati sottoscritti accordi coi sindacati e le Rsu che vanno nella direzione di fidelizzare il personale, con il riconoscimento anche economico dell’aggravio di lavoro durante l’emergenza Covid. Ma, per l’appunto, si è trattato di azioni decise a livello di singolo istituto, con risorse proprie, senza l’apporto di fondi regionali e nazionali, come successo invece nel pubblico e in assenza di un rinnovo contrattuale che a questo punto le stesse strutture sollecitano.

“E’ una questione di dignità, qui si parla di un lavoro sempre più gravoso e che non viene riconosciuto in maniera adeguata né sul piano retributivo né su quello professionale”, affermano i sindacalisti. “Chiediamo che vengano mantenute le promesse fatte a luglio 2020 quando c’è stato il rinnovo della sanità privata”, aggiunge Negri. “Nel nostro territorio il settore socio assistenziale è un valore aggiunto. Riteniamo che questi lavoratori abbiano il diritto a un rinnovo che dia loro dignità e valorizzazione. Stiamo parlando di un lavoro usurante: turni di 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana, spesso con rinuncia ai riposi e alcune volte anche alle ferie; non è più sopportabile, soprattutto considerando l’apporto fondamentale che questi lavoratori hanno saputo offrire in occasione della pandemia”.

Oltre un migliaio i lavoratori coinvolti in provincia, tra infermieri, operatori socio sanitari, addetti alla logistica, ai servizi alberghieri, amministrativi.

“Tanti lavoratori,  appena possono, cercano posti di lavoro migliori – afferma Dusi –  Le strutture che applicano questo contratto sono perlopiù di ispirazione religiosa; i lavoratori chiedono rispetto e dignità per la competenza che esprimono ogni giorno, in un lavoro difficile, spesso invalidante, pagato con stipendi che si aggirano sui 1200 euro. Non bastano per arrivare a fine mese, magari dovendosi pagare la benzina per raggiungere il posto”.

“Chiediamo – è l’appello finale – che i vertici delle strutture si facciano carico, presso l’Aris di Roma, di queste istanze, per avere un rinnovo del contratto definitivo che dia dignità e speranza ai lavoratori”.

gbiagi

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