Cronaca

Una vecchia dimora di paese e il
guardiano del tempo (alle spalle)

Tutto passa, passano gli uomini, i giorni e le stagioni. Passano - seppur con tempi un po' più lunghi - pure le stelle del cielo. E nel tempo che resta, in quella casa dalle inferriate stanche e dai davanzali impolverati, dai vasi senza più fiori, in quella casa dalle rose che crescono libere da mani umane c'è ancora lui. A guardare fuori, ad aspettare forse. O solo a vegliare gli ultimi brandelli di una storia e di una vita che è già dietro le spalle

Una vecchia casa di paese, come ce ne sono tante. Non vi diremo il paese del cremonese dove è stata scattata, per una forma di rispetto. Una vecchia casa, non più abitata. Lo si intuisce dalle rose, dal praticello senza più cure, dalla polvere ai davanzali e dalle persiane chiuse. Chi l’abitava, un’anziana signora, ora è ricoverata in una RSA. Doveva, un tempo, essere una bella casa, ricca di vita. E di ricordi.

Tutto passa, restano solo la polvere, le pietre e le inferriate a raccontare una storia che si può solo intuire. Restano gli anziani del paese a ricordare di quando dalla porta qualcuno usciva, e sorrideva. Sono tante, davvero tante le case in provincia nelle stesse condizioni. Case in cui il tempo si è fermato. Ma qui, e nonostante tutto, un piccolo pezzo di quel tempo va avanti. Tra le tante tapparelle malconce ed abbassate ce ne è una che per poco più di una spanna è aperta. Si intuisce, dalla strada, che è quella di una cucina.

Mentre sei lì ad osservare spunta la testa di un gatto. Ti osserva con aria un po’ diffidente, e forse incazzata. Guarda fuori, verso la strada. Forse attendendo ancora che la mano di chi l’ha seguito per anni compaia anche e solo per una carezza. Non compare niente, e nessuno, solo un fotografo curioso.

C’è – da quanto ci raccontano – una vicina di casa che gli porta da mangiare e a quel che ci dicono di gatti non ce ne è solo uno. E forse, quella casa, sembrerà loro ancor più grande, e forse vuota. O forse sono solo concetti filtrati dai nostri occhi, e dal nostro stato d’animo. Non fugge via, il gatto che guarda verso la strada. Continua a guardare, anche mentre lo fotografiamo.

Tutto passa, passano gli uomini, i giorni e le stagioni. Passano – seppur con tempi un po’ più lunghi – pure le stelle del cielo. E nel tempo che resta, in quella casa dalle inferriate stanche e dai davanzali impolverati, dai vasi senza più fiori, in quella casa dalle rose che crescono libere da mani umane c’è ancora lui. A guardare fuori, ad aspettare forse. O solo a vegliare gli ultimi brandelli di una storia e di una vita che è già dietro le spalle.

N.C.

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