Ambiente

Il ritorno del gamberetto di fiume (dopo
40 anni) e perché è una buona notizia

La dedica è a Roberto Mazzini, l’ingegnere di Stagno Lombardo mancato nel 2020 che per primo, alla fine degli anni ’70, progettò nelle grandi città come Torino e Milano un sistema dei depurazione. Forse una rondine, pardon un gamberetto, non fa primavera. Ma di certo i segnali sono molto incoraggianti e i risultati di quel lavoro si vedono. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Li chiamano gamberetti di fiume, Palaemon Antennarius il nome scientifico. Sarebbe meglio dire li chiamavano, perché da ormai quarant’anni erano scomparsi. E a dirlo è Vitaliano Daolio, pescatore di professione che del fiume Po se ne intende. Proprio Daolio s’è imbattuto in uno di questi esemplari, che hanno un valore di indicatore biologico molto importante.

“Oggi – racconta – con grande stupore, ho preso casualmente con il retino questo piccolo gamberetto di fiume (Palaemon Antennarius). La cosa di grande valore biologico è che l’ho pescato nel fiume Po dove questo piccolo crostaceo autoctono mancava da una quarantina d’anni, causa l’inquinamento. Un tempo era diffuso nei canali d’irrigazione, nei bodri e nelle lanche dove veniva pescato e commercializzato perché molto apprezzato a livello alimentare. Un piatto tipico Mantovano che si prepara ancora oggi con questo crostaceo è il risotto con i “saltarei”. Spero quindi che il gamberetto d’acqua dolce, che ho preso nel Grande Fiume, non sia una cosa fortuita, ma faccia parte di un ripopolamento naturale causato dalla buona qualità delle acque del fiume Po”.

La dedica è a Roberto Mazzini, l’ingegnere di Stagno Lombardo mancato nel 2020 che per primo, alla fine degli anni ’70, progettò nelle grandi città come Torino e Milano un sistema dei depurazione. Forse una rondine, pardon un gamberetto, non fa primavera. Ma di certo i segnali sono molto incoraggianti e i risultati di quel lavoro si vedono.

G.G.

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