Cronaca

Biblioteca Mortara, ieri battezzato
ufficialmente il fondo Antonio Baroni

Sarebbe stato felice della cerimonia di ieri sera, delle parole delle sue figlie e dei suoi amici, e ancor di più delle parole di stima delle autorità. Felice che quell'Associazione a cui teneva tanto va avanti, cresce e porta avanti progetti. Il Cavalier Antonio vivrà in quella donazione e in tutte quelle iniziative che continueranno a portarne (e ad onorarne) il nome

Uomini come il cavalier Antonio Baroni non ne nascono più. La sento da sempre questa storia, ed è probabilmente vera. Avrebbe compiuto 100 anni quest’anno, ma i 100 anni su questa terra non ha avuto modo, ne tempo di festeggiarli. Era un altro mondo il suo, ed era un altro tempo. Fatto di passi lenti, di aulici linguaggi, di cerimoniali. Fatto di ricordi, di eccellentissimi prima di ogni altra parola. Fatto di cose che non capivo, ma ammiravo.

Nel suo garage c’erano i disegni fatti a mano, con una precisione chirurgica, di parti di motore. E non erano solo disegni, erano pezzi che poi lui realizzava. Parti di motore che assemblava con costanza. Qualche volta su commissione, sempre con la stessa passione. Il sindaco, Filippo Bongiovanni ieri pomeriggio, quando è stata inaugurata presso la biblioteca Mortara la sezione a lui dedicata con tanti dei libri che aveva raccolto nel corso degli anni (sull’aviazione e sull’esercito, tematiche a lui estremamente care) lo ha giustamente sottolineato. Uomini come il cavalier Antonio Baroni non ne nascono, ne ne nasceranno più. Uomini che sanno arrangiarsi, creativi di chiave inglese e brugola, artisti della meccanica.

Antonio Baroni era – in parte – questo. Appassionato di motori, era diventato abilissimo restauratore di moto d’epoca che ricostruiva disegnandone a mano i progetti e poi recuperando i pezzi nei vari mercatini dell’usato. Per tanti anni fu anche presidente dell’associazione Arma Aereonautica, dove ricopriva la carica di presidente.

Originario di Trecasali, Baroni era stato, nel periodo della seconda guerra Mondiale in Grecia (4 anni sul fronte greco) partendo da soldato ed arrivando sino al grado di Maresciallo di Seconda Classe. Sfruttando le abilità tecniche che aveva appreso, e una particolare predisposizione, era diventato fondamentale uomo della logistica dei campi. Oltre 100 le missioni nel mediterraneo. Con il procedere della guerra poi, come tanti altri soldati italiani di stanza nella penisola ellenica, era stato fatto prigioniero e portato in un campo di lavoro in Germania.

Era stato per quel che era possibile esserlo più fortunato di tanti altri poiché proprio grazie all’arte dell’arrangiarsi e del saper fare, l’abilità di muoversi tra macchine, componenti industriali e motori era un prigioniero speciale, uno di quei prigionieri utili ai tedeschi. La sua Resistenza la faceva in fabbrica, in un luogo comunque in cui non si scherzava, non si scherzava affatto.

Ricordava quei piccoli atti di eroismo di quel periodo, delle piccole manomissioni ai proiettili che i prigionieri costruivano per l’esercito tedesco che tra le altre cose avrebbero potuto costargli caro. Piccoli sabotaggi, impercettibili agli occhi meno esperti (ma non ai suoi e alle sue mani) in grado di mettere in difficoltà la balistica. Aveva perso compagni di prigionia, raccontava lui stesso di qualcuno che ogni tanto spariva senza fare più ritorno, ma era riuscito a venirne fuori, anche dai giorni terribili dei bombardamenti alleati sulla Germania quando il rischio di morire – i prigionieri venivano comunque costretti a continuare a lavorare sino all’ultimo istante – era altissimo.

Dopo la guerra con la moglie Argia si era trasferito a Casalmaggiore. Nei primi tempi elaborava motori con un’abilità che fecero presto di lui un punto di riferimento e la sua officina meccanica centro di elaborazione di motori: divenne abile nella trasformazione di motori a benzina in equivalenti a metano. Fu il primo nel casalasco. Le vecchie auto, anche le jeep militari, diventavano sotto le sue mani auto a metano. Arrivavano da tutto il nord Italia con pezzi da elaborare. Si fidavano ciecamente di lui e lui ogni volta ripagava quella fiducia.

Qualunque cosa meccanica avesse bisogno di essere messa in moto lui riusciva a metterla in moto. Era stato vicino alla moglie quando la stessa poi aveva aperto una lavanderia sempre a Casalmaggiore: negli anni 70 fu la prima lavanderia a vapore, con un motore da lui stesso costruito. Amante del ballo (il valzer e l’orchestra Bagutti tra i suoi ‘amori’), della musica, del canto, del vino e dei ricordi era capace con la sua arte affabulatoria di tenerti inchiodato per ore ai suoi racconti. Ricordava a memoria, anche negli ultimi tempi, tutti gli ordini in tedesco e le frasi apprese in Grecia. Per meriti aveva acquisito i titoli di Cavaliere della Repubblica e successivamente di Ufficiale.

Ieri in biblioteca, alla presenza dei suoi amici dell’Associazione Arma Areonautica, del suo amico sindaco di Casalmaggiore, dell’amico Maresciallo Costantini, dello scrittore dottor Leonardo Malatesta, dello scrittore giornalista dott. Paolo Franzini, del Prof. Guido Sanfilippo che lo aveva intervistato per un suo libro, dell’Assessore cultura Marco Micolo, delle figlie Marina e Morena e della nipote Cristina l’atto ufficiale della donazione, posta in bella vista nella parte più nobile della biblioteca (per la letteratura moderna) insieme ad una targa ricordo e alle sue foto, una in divisa da soldato ed una degli ultimi tempi di un viaggio lungo quasi un secolo.

Di uomini come il Cavalier Antonio Baroni non ne nascono più. “Antonio Baroni – ha spiegato Bongiovanni – aveva un grandissimo rispetto ed amore per le istituzioni. Di fianco ad Antonio c’era sempre qualcosa da imparare. Gli uomini come lui stanno scomparendo, uomini che ci sapevano fare, in qualunque posto mettessero le mani. Un uomo che ha fatto tanto anche per Casalmaggiore. E’ un onore per tutti noi poter ospitare in un contesto di primo piano i libri della sua biblioteca. Antonio non va dimenticato e chiedo di pensare all’intitolazione di una via quando saranno passati i 10 anni dalla sua morte”.

Il presidente dell’Associazione Arma Aereonautica ha ricordato la passione del Cavaliere, e tutto il tempo dedicato per la crescita del gruppo. Un gruppo che resta molto attivo, sia dal punto di vista culturale (la collaborazione con il Romani per il progetto Life on Mars 2.0, che è stato al Bergamo Scienza e sarà presentato anche al Mantova Scienza) che solidale (casa di Riposo, ospedale).

Sarebbe stato felice della cerimonia di ieri sera, delle parole delle sue figlie e dei suoi amici, e ancor di più delle parole di stima delle autorità. Felice che quell’Associazione a cui teneva tanto va avanti, cresce e porta avanti progetti. Il Cavalier Antonio vivrà in quella donazione e in tutte quelle iniziative che continueranno a portarne (e ad onorarne) il nome.

N.C.

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