Cronaca

Addio a Livia Mainardi: donna di grande
altruismo, diresse la Farmacia Comunale

I funerali, seguiti dalle Onoranze Funebri Roffia, saranno celebrati venerdì pomeriggio alle ore 15 partendo dalla Fondazione Busi per la chiesa di San Francesco. La salma sarà poi tumulata al cimitero di Casalmaggiore.

Aveva diretto per trent’anni la Farmacia Comunale di Casalmaggiore, la dottoressa Livia Mainardi, scomparsa nelle scorse ore alla Casa di Riposo Busi di Casalmaggiore, dove era ospite dal 2013. Classe 1925, Livia era figlia di Carlo Mainardi, capofabbrica del vecchio Zuccherificio, una delle aziende più floride di Casalmaggiore, mentre l’unico fratello di Livia (che aveva anche due sorelle), Celso Mainardi, era medico dentista.

Si era laureata in Farmacia e aveva iniziato a lavorare nel settore, dapprima alla Farmacia Zanella. Poi, viste le sue capacità, era stata chiamata dal comune di Casalmaggiore a dirigere appunto la Farmacia Comunale di piazza Garibaldi, dove è rimasta per trent’anni. Una volta in pensione, il suo spirito condito da un grande altruismo verso il prossimo non era venuto meno: Livia, infatti, aveva assistito il marito Francesco Garibaldi Fazzi, il cognato Dante Chezzi e una delle due sorelle, Leda Mainardi, nelle rispettive malattie. Aveva inoltre seguito per 25 anni il nipote, l’ingegner Mario Chezzi, caduto e rimasto tetraplegico, nonostante le difficoltà della trasferta a Varese, dove lo stesso Mario abitava. Insomma, una persona sempre retta e guidata da un profondo altruismo in tutti i suoi gesti, finché la salute e l’età glielo hanno permesso.

Ad annunciare la morte di Livia Mainardi sono i nipoti Carlo con Maria Angela, Maria con Michele, Donata, Elisabetta, i pronipoti e tutti i famigliari. I funerali, seguiti dalle Onoranze Funebri Roffia, saranno celebrati venerdì pomeriggio alle ore 15 partendo dalla Fondazione Busi per la chiesa di San Francesco. La salma sarà poi tumulata al cimitero di Casalmaggiore. La famiglia ringrazia Daniela Lottici e il pronipote Massimo Fazzi per la disponibilità e l’affetto dimostrati, Francesca Rubini, i medici e il personale della Fondazione Busi per le cure prestate.

Giovanni Gardani

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