Ambiente

Fiori di campo: Veronica
o Occhi della Madonna

Purtroppo, visto il suo rapido sviluppo crea un effetto tappezzante sul terreno e quindi da molti agricoltori viene considerata una pianta infestante e sottoposta, in orti e frutteti, a trattamenti con erbicidi che, chi scrive queste righe, non può che condannare apertamente

I primi annunci di una primavera che verrà hanno portato le golene, le campagne e le terre di Po a colorarsi dei primi fiori spontanei. Su tutti le splendide tappezzate d’azzurro della Veronica persica, meglio conosciuta come Occhi della Madonna, fiore da non confondere con il Nontiscordardime, il Myosotis alpestris.

Evidenti le differenze botaniche tra le due specie; in particolare i petali degli Occhietti della Madonna, molto delicati, se si raccolgono cadono quasi immediatamente e si scoloriscono. Ci sono leggende secondo le quali gli uccelli sono talmente innamorati di questi fiori che chiunque li danneggi verrà beccato negli occhi. Sono fiorellini che devono restare nel loro terreno, là dove sono cresciuti. Ed è bene che la stessa regola valga anche per tutti gli altri fiori di campo.

Guardare e non toccare; fotografare e immortalare ma evitare di coglierli o, peggio, di strapparli perché tutto è importante per la biodiversità, per la vita delle api e per tutto quello che disciplina il ciclo normale della natura. La Veronica, o Occhi della Madonna è una piccola pianta erbacea presente nei nostri prati e giardini praticamente tutto l’anno, ma che risalta in modo particolare in questi giorni perché saluta la primavera con i suoi numerosi fiorellini azzurri, delicatissimi.

E’ la prima a fare la sua comparsa già durante l’inverno con i primi fiori quando ancora le primule e le viole sono indietro. E’ sufficiente un innalzamento anomalo delle temperature che loro iniziano a sbocciare. La Veronica ha anche proprietà curative che erano ben note e sfruttate specie in passato. In particolare ha proprietà antinfiammatorie e antibatteriche grazie al principio attivo della veronicina, e in passato veniva utilizzata per la tosse, la bronchite, l’asma, le infiammazioni urinarie ed epatiche, ma anche per i reumatismi e per la tisi. Nell’attuale erboristica la Veronica è utilizzata sotto forma di tisana perché stimola l’appetito, favorisce la digestione e possiede anche lievi proprietà depurative, come in passato la si può anche utilizzare per alleviare i sintomi nelle malattie da raffreddamento in quanto contiene un discreto quantitativo di vitamina C. Viene impiegata nei collutori  in caso di irritazioni della bocca e della gola (afte, gengiviti, stomatiti, tonsilliti) e come infuso viene utilizzata per le applicazioni locali in caso di prurito della pelle e ovviamente anche in caso di infiammazioni e affaticamento degli occhi. E’ anche commestibile; infatti i  germogli hanno un gusto delicato mentre la pianta cresciuta ha un sapore che tende ai toni amari pur rimanendo commestibile, quindi è ottima nelle misticanze fresche primaverili in compagnia di altre erbette selvatiche che caratterizzano le campagne e le terre di Po.

Purtroppo, visto il suo rapido sviluppo crea un effetto tappezzante sul terreno e quindi da molti agricoltori viene considerata una pianta infestante e sottoposta, in orti e frutteti, a trattamenti con erbicidi che, chi scrive queste righe, non può che condannare apertamente.

In Francia veniva anche chiamata Erba dei lebbrosi, infatti, una volta, serviva per fare delle applicazioni, tramite pezze di tela imbevute con l’impiastro di questa erba, sulla pelle dei lebbrosi per lenire il dolore delle piaghe. Da questo utilizzo forse deriva anche il nome Veronica che in origine è Bernice, dal latino portare alla vittoria diventato Berenice, per poi essere trasformato in Veronica, a significare vera icona.

Nella tradizione cristiana e nella cultura popolare la Veronica è stata quella pia donna che, per alleviare le sofferenze di Gesù sulla via del Calvario, si avvicinò a Cristo e appoggiò un panno sul suo volto sanguinante. Secondo la tradizione, poiché non ci sono riferimenti evangelici, tale gesto di carità fu ricompensato con l’immagine del volto del Figlio di Dio che rimase impresso sul panno ed infatti alcuni segni sui petali della corolla di questo fiore sembrano assomigliare a quelli del sacro fazzoletto di Veronica.

La cultura popolare, del resto, ci ha tramandato diverse credenze e leggende legate a questa pianta. Una credenza, già citata, afferma che gli uccelli sono così affascinati ed innamorati di questi fiorellini celesti che chi volontariamente li danneggia rischia di essere beccato negli occhi. La leggenda senz’altro più dolce, tuttavia, è quella che spiega il motivo della denominazione Occhi della Madonna.

Infatti si racconta che una mattina di inizio primavera la Madonna scese sulla terra per godersi una bella giornata di sole assieme al suo Bambino. Si mise a passeggiare lungo un sentiero ed intanto sorvegliava Gesù che, come tutti i bambini, correva felice tra l’erba del prato. A forza di correre e di saltare al piccolo Gesù venne una gran sete e chiese alla sua Mamma da bere. La Madonna si guardò attorno per vedere se c’erano nelle vicinanze una fonte, una sorgente, un ruscello, ma da nessuna parte vide scorrere l’acqua. Si stava già rassegnando a risalire in cielo, quando scorse, nascosto dietro un sasso, un bianco fiorellino; la Madonna si chinò e vide dentro alla corolla del fiore una goccia di rugiada, colse il fiore, accostò come un calice la piccola corolla alle labbra del bimbo che bevve quella gocciolina che riuscì a spegnere la sete del piccolo.

Gesù riprese a correre felice nei prati, la Madonna guardò dolente il povero fiorellino che aveva chinato il capo appassito sullo stelo, lo riportò allora al suo posto e lo riattaccò alla piantina.  All’istante la corolla del piccolo fiore si drizzò e si tinse dello stesso colore azzurro come l’iride dell’occhio della Madonna che lo aveva amorevolmente guardato con gratitudine. Da allora tutti i fiori di Veronica tinsero i bianchi petali di quel delicato colore azzurro e la gente iniziò a chiamarli Occhi della Madonna.

Nel linguaggio più stretto dei fiori, invece, Veronica significa “addio”. In tempi passati era d’uso regalare una Veronica a chi stava per partire in quanto si contava sul potere degli Occhi della Madonna e quindi su quelli di una entità superiore per seguire e vegliare la persona cara che partiva da casa.

Eremita del Po, Paolo Panni

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