Cronaca

Ponte Verdi, oltre al danno
la discarica: rifiuti senza fine

Tornando al “nostro” ponte, ridotto a una vergognosa discarica a cielo aperto nella campagna sottostante (ci sono sia rifiuti presenti da mesi, o anni, e altro materiale più fresco), va anche aggiunto che nell’area boschiva situata a poche decine di metri di distanza, nei pressi della località “La Zanzara” (in sponda destra ma in territorio lombardo) da anni continuano ad esserci barili e addirittura resti di automobili

E’ una vergogna a cielo aperto quella che, purtroppo, chiunque può osservare nell’area sottostante il ponte sul Po Giuseppe Verdi, il viadotto che collega Lombardia ed Emilia, Cremonese e Parmense, nel tratto compreso tra i Comuni di San Daniele Po, Polesine Zibello e Roccabianca.

Ai problemi strutturali che, da molti anni, minano il viadotto, si aggiunge quella che è una vera e propria manifestazione dell’inciviltà umana. Nel terzo millennio, nell’epoca della grande tecnologia, nei tempi in cui pigiando su un pezzo di ferro si può fare il giro del mondo, in una società che a parole si dice evoluta, i fatti ancora una volta dimostrano l’esatto contrario e manifestano, se mai ce ne fosse bisogno, il livello più che minimale a cui è relegato il cosiddetto grado di civiltà di certi soggetti che sono in circolazione.

Viene da chiedersi se determinati individui, da ritenersi pericolosi in una società normale, trattano così le loro case. La risposta è “No, non le trattano così”; ma è sempre comodo, e fin troppo facile, trattar così gli ambienti che si ritengono come non propri. Peccato che le aree pubbliche siano di ciascuno di noi e che le conseguenze dell’inquinamento, anche il più piccolo, ricadano poi sia sulla nostra salute che sulle nostre tasche. Ma, evidentemente, per alcuni personaggi che, senza girarci attorno, al posto della testa e del cuore hanno un abbondante quantitativo di letame, questi ragionamenti, per quanto elementari, sono troppo difficili da comprendere.

Come, evidentemente, è troppo difficile (forse fa venire il mal di schiena?), raccogliere la propria spazzatura, portarsela via e smaltirla regolarmente. Sì perché quella che si trova sotto al ponte, a pochi metri dallo spiaggione, non è altro che comunissima spazzatura: bottiglie, lattine, confezioni di plastica o di carta. I resti, chiari ed evidenti, di bivacchi lasciati da coloro che, specie nei fine settimana (e non solo) sono soliti frequentare lo spiaggione sottostante il ponte.

A questa gente andrebbe ricordato (ammesso siano in grado di capire cose che potrebbero capire anche i bambini della prima asilo) il tema dell’inquinamento ambientale è un problema sempre più grande che riguarda non solo noi ma tutto il pianeta terra. Fin da piccoli siamo stati educati a non gettare i rifiuti per terra ma, evidentemente, crescendo qualcuno si è scordato di questa buona abitudine.

A questi “qualcuno”, tra le altre cose, è bene ricordare i tempi di degradazione e di decomposizione di alcuni rifiuti, molto comuni, compresi quelli abbandonati sotto al “Verdi”. Un semplice fazzoletto di carta, a degradarsi, impiega almeno tre mesi; un giornale circa un mese; un accendino di plastica dai cento ai mille anni; un mozzicone di sigaretta un paio d’anni; addirittura cinque anni per una gomma da masticare; dai 10 ai 100 anni per le lattine.

I sacchetti di plastica ci mettono dai cento ai mille anni; una bottiglia di vetro anche quattromila anni ed una di plastica dai cento ai mille anni. Si scende a due mesi per una scatola di cartone ed infine occorrono dai 400 ai 500 anni per un pannolino.

Mozziconi di sigaretta, bottiglie di plastica, fazzoletti, gomme da masticare, tutti rifiuti di uso quotidiano che quotidianamente troviamo gettati a terra, nelle strade, nelle spiagge e nei mari, non solo sotto al ponte. Rifiuti a cui, in parecchi casi, non basta una vita (umana) perché spariscano dalla faccia della terra ma ci resteranno anche per i nostri figli, nipoti e così via.

Ma non è finita perché va anche detto che una volta che i materiali si saranno degradati, in particolare la plastica, continueranno comunque ad essere un problema per il nostro pianeta. Infatti, le molecole che componevano quell’oggetto, ora decomposto, saranno sparse un po’ ovunque. Saranno invisibili al nostro occhio, ma continueranno lo stesso ad inquinare per sempre l’ambiente.

Negli ultimi anni, a seguito dell’emergenza pandemica, anche un nuovo tipo di rifiuto è apparso nelle nostre strade e nelle nostre golene: le famose mascherine monouso. Purtroppo (alla faccia del fatto che la pandemia ci avrebbe dovuto rendere migliori) di mascherine gettate nell’ambiente se ne trovano ovunque. Queste andrebbero gettate trai rifiuti non riciclabili per essere trattate a dovere ed invece le troviamo sulle nostre strade dove ci resteranno per circa 400 anni. Questo significa che per almeno quattro generazioni le mascherine resteranno un rifiuto andando così a peggiorare sempre di più le condizioni ambientali del nostro pianeta.

Ma purtroppo contro l’ignoranza umana e l’inciviltà la guerra sembra persa.

Tornando al “nostro” ponte, ridotto a una vergognosa discarica a cielo aperto nella campagna sottostante (ci sono sia rifiuti presenti da mesi, o anni, e altro materiale più fresco), va anche aggiunto che nell’area boschiva situata a poche decine di metri di distanza, nei pressi della località “La Zanzara” (in sponda destra ma in territorio lombardo) da anni continuano ad esserci barili e addirittura resti di automobili. Su Oglioponews, già a suo tempo, la cosa era stata denunciata. Come volevasi dimostrare nulla è cambiato e tutti i rifiuti sono ancora là. Con buona pace dell’ambiente, della tutela del Po e della custodia del Creato.

Eremita del Po, Paolo Panni

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