Cronaca

E' morto Franco Rotelli, grande
casalese braccio destro di Basaglia

Lo stesso ha annunciato idealmente la sua morte sui social, avendo preparato un post di commiato, che è stato pubblicato - a morte avvenuta - dai famigliari. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

E’ morto un grande casalese: Franco Rotelli, classe 1942, originario proprio di Casalmaggiore e che ha legato il suo nome indissolubilmente alla riforma Basaglia. Psichiatra, Rotelli viveva da tempo a Trieste, dove è morto nella sua casa alle ore 9 di giovedì. Lo stesso, che aveva scoperto un mese fa la malattia, ha annunciato idealmente la sua morte sui social, avendo preparato un post di commiato, che è stato pubblicato – a morte avvenuta – dai famigliari.

Fu proprio Basaglia, quando Rotelli si trasferì a Trieste, ad affidargli la responsabilità di una parte importante dell’Ospedale Psichiatrico di questa provincia. Rotelli aveva vinto il concorso di primario nel 1973 a soli trent’anni. Legatissimo all’uomo che ha riformato la psichiatria in Italia, anche Rotelli era convinto che i manicomi dovessero essere chiusi, perché divenuti istituti inumani e che anzi disumanizzavano il malato. Da lì la riforma Basaglia, che restituì dignità ai malati.

Nel 40esimo anniversario della Legge Basaglia, nel 2018, Rotelli era stato a Casalmaggiore, che aveva inserito nel suo tour per parlare proprio di quella riforma in giro per l’Italia. Un incontro organizzato al Caffè Centrale di Casalmaggiore: era il 30 giugno 2018 e con lui aveva dialogato un altro personaggio di spessore di Casalmaggiore, poi venuto a mancare l’anno successivo, il giornalista Piero Del Giudice.

La famosa legge 180, secondo Rotelli, non era stata mai attuata fino in fondo ma aveva anche consentito passi avanti notevoli nel segno della civiltà: «Negli anni settanta c’erano ottantamila persone nei manicomi italiani. Oggi non più – ricordava proprio Rotelli – L’applicazione della legge 180 è stato (ed è ancora) un infinito processo di negoziazione di diritti concreti. Deboli diritti, di deboli persone».

Giovanni Gardani

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