Opinioni

Primavera: la bellezza del
camminare in riva al fiume

Il fiume, tra le altre cose, è un maestro di silenzio e di saggezza e ti permette di selezionare quelle persone con le quali condividere un tratto più o meno lungo della nostra esistenza e del nostro cammino

E’ un privilegio e una grazia percorrere a piedi gli argini, le carraie, i boschi e le spiagge del Grande fiume mentre la primavera a piccoli passi sboccia ed i colori della natura dipingono lo scenario, spettacolare, che ci si trova intorno. Ancora più bello farlo in solitaria, come occasione per chiederci ancora una volta dove stiamo andando, allontanandosi il più possibile dai chiacchiericci, dai “salotti” e dalle banalità quotidiane della gente, prendendo le distanze da quelle persone (falsi amici) che oggi ci sono e domani, come per magia, spariscono solo perché hanno finito di usarti per i loro interessi, i loro tornaconti e le loro comodità.

Il fiume, tra le altre cose, è un maestro di silenzio e di saggezza e ti permette di selezionare quelle persone con le quali condividere un tratto più o meno lungo della nostra esistenza e del nostro cammino, lasciando perdere e facendo andare per la loro strada tutte le altre (la maggioranza) usando, con queste, l’arte del silenzio.

“Ma cosa vai a fare a Po tutti i giorni che non c’è nulla”. Questa è una domanda che fin troppe volte mi sono sentito rivolgere, anche da soggetti che vivono a due passi dal fiume ma non sanno nemmeno cosa ci sia oltre l’argine maestro. Per fortuna si sono diradate queste domande (qualcuno inizia a capire, anche se a fatica?) che, puntualmente, agli interlocutori di turno ribalto chiedendo loro: “cosa ci vai a fare tu, come un pecorone (mi scusino pecore, capre e caproni), in mezzo alla massa? Cosa ci vai a fare nei baracconi in cemento a buttar soldi, a sentire idiozie ed a farti abbagliare con facezie inguardabili? Cosa ci vai a fare in mezzo a tutti quei tuttologi che quando perde la squadra del cuore diventano tutti allenatori, quando cade un albero diventano tutti agronomi, quando c’è una epidemia diventano tutti medici, quando cade un ponte diventano tutti ingegneri, quando si rivolgono agli altri diventano tutti maestri di vita e si ritengono depositari del verbo, del vero e del giusto?

Quel genere di persone so di non trovarle lungo il fiume e questo è già una ottima ragione per scegliere una sana camminata a Po. Cosa ci vado a fare renderebbe necessaria una risposta chilometrica oppure un monologo di ore. Giusto sempre sintetizzare ed ecco quindi poche, buone ragioni: ci vado per ritrovare, nel silenzio, la pace; per cogliere nella natura l’essenziale; per lasciare da parte il superfluo; per le bellezza straordinaria di stare lontano dalla massa.

Perché il canto dell’usignolo è più prezioso delle sparate di qualche “sapientone” che si è meritato, magari nottetempo, la laurea in tuttologia; perché le viole ed i ranuncoli che dipingono e profumano la golena offrono uno spettacolo che nessun teatro al mondo può regalare; perché lo scorrere incessante delle acque verso il mare ti ricorda che il cammino della vita è un continuo viaggio verso le nostre mete e i nostri traguardi; perché un capriolo che, a grandi falcate, attraversa la golena o una poiana che si libra in cielo ti ricordano, una volta in più, la bellezza della libertà, lontano appunto dalle masse.

Perché ogni più piccolo dettaglio della natura è una grazia, mai scontata e mai dovuta, che ci viene donata. Perché ogni pietra che incontri lungo una spiaggia è un pezzo di storia dei nostri padri che chiede solo di essere conosciuta. In tutto questo impari e ricordi che il fiume e il suo ambiente chiedono, semplicemente, rispetto: quello che purtroppo manca. Del resto se le persone non si rispettano tra loro, come possono rispettare l’ambiente in cui vivono e di cui sono ospiti? Chiede rispetto il fiume, chiedono rispetto i suoi boschi, i suoi animali, i suoi fiori e le sue piante. In cambio offrono uno spettacolo che, in ogni tempo e in ogni stagione, per le sue peculiarità, è un privilegio poter continuare ad osservare, fuori dai baracconi in cemento e a costo zero. Infine un sogno, purtroppo forse irrealizzabile: i vari incravattati dal deretano piatto e pelato (benpensanti e moralisti che rifuggo, coi quali non voglio avere a che fare, leggano sempre politici) e i vari depositari del pensiero unico globalizzante e della “sapienza assoluta”, che sul fiume non ci vivono e non lo vivono, non lo conoscono e non ci sono stati, ma lo usano per i loro banali e inutili scopi (animati solo dal tornaconto personale, perché quando vi dicono che vogliono adoperarsi per la gente e per il territorio vi stanno già raccontando una frottola), si facciano da parte e tacciano.

Il fiume lo vadano prima a percorrere da soli, a piedi, e in silenzio; si vadano a seder su un vecchio tronco quando sono stanchi di camminare, lo vadano a vivere ed a studiare; vadano ad ascoltare coloro che ci vivono, lo vivono e lo conoscono. Scopriranno, se lo vogliono, un universo fluviale mai visto prima e dopo, forse, potranno rendersi credibili e farsi ascoltare.

Eremita del Po, Paolo Panni (testo e foto)

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