Cultura

Granchio Blu, le parole del
professor Davide Persico

Cosa accadrà in futuro? Anche qui proxy e dati possono darci una ipotesi previsionale: la specie, già acclimatata, arriverà ad un massimo di popolazione sostenibile dall’ecosistema (ulteriormente amplificata dagli allevamenti intensivi di bivalvi sul Delta), poi gradualmente comincerà a diminuire

Il parere è di quelli autorevoli. Del granchio blu ne parla il professor Davide Persico con estrema cognizione di causa.

Circa 10 anni fa – scrive il cattedratico parmense di San Daniele Po – con i miei studenti sulla spiaggia di Lido di Spina, trovammo un paio di esemplari di granchio blu.

Fu facile immaginare, a digiuno delle caratteristiche ecologiche della specie, che la popolazione aliena avrebbe avuto nel tempo un consistente incremento numerico. Si tratta infatti di artropodi, che quindi si riproducono e crescono rapidamente (ogni femmina depone circa 8000 uova), e che il contesto ambientale deltizio, ricco di nutrienti fluviali e quindi favorevole allo sviluppo dei bivalvi, prede prevalenti di questa specie, fosse propizio all’incremento di abbondanza e alla diffusione.

Poco più di un mese fa poi, ricevetti le prime segnalazioni da parte di amici fluviali su catture di granchio blu in fiume Po.

Quale poteva essere la causa dell’ingresso in acqua dolce? I motivi si sono ricercati in caratteristiche intrinseche alla specie: spiccatamente eurialina, cioè adattabile a differenti concentrazioni di sale in acqua; e estrinseche: la penetrazione del cuneo salino a causa della siccità del Po.

Ne risultò una coincidenza di dati non trascurabile: primi granchi a 35 km dalla costa e cuneo penetrato fino a circa 35 km dalla costa.

Oggi la specie è penetrata ancora di più, sintomo di una spiccata adattabilità alla salinità delle acque grazie ad una rapida evoluzione e adattamento derivato dalle innumerevoli varianti che possono emergere, con grande probabilità, da una grande, o grandissima popolazione.

Cosa accadrà in futuro? Anche qui proxy e dati possono darci una ipotesi previsionale: la specie, già acclimatata, arriverà ad un massimo di popolazione sostenibile dall’ecosistema (ulteriormente amplificata dagli allevamenti intensivi di bivalvi sul Delta), poi gradualmente comincerà a diminuire, mantenendosi in maniera ineradicabile ma comunque più tollerabile.

La pesca umana svolgerà un ruolo chiave al contenimento ma anche altri fattori come predatori che si adatteranno a mangiarlo o malattie che si diffonderanno rapide nella corposa popolazione conterranno la specie.

Vedremo se tra qualche anno la previsione sarà azzeccata”.

redazione@oglioponews.it

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