Cronaca

Terra di fiume: non serve andar
lontano per trovare la bellezza

In un ambiente senza tempo in cui il silenzio, ogni volta, è grazia e, soprattutto, si fa necessità per rispondere al caos e alla frenesia di tutti i giorni. Lasciate da parte le auto: questi sono luoghi da vivere, conoscere e osservare, in ogni dettaglio, in silenzio e, soprattutto, in cammino

Sorvolando sul fatto che ci sono persone che si sobbarcano una quantità indicibile di chilometri (con buona pace dei costi dei carburanti e degli sconsiderati aumenti dei prezzi che riguardano tutti i settori) e poi non conoscono cosa hanno dietro casa (ne sia riprova il fatto che ti fermano per strada e ti chiedono dove hai fatto una determinata foto, e ti tocca rispondere “a duecento metri da casa tua”), ci sono spazi e luoghi che, in ogni tempo e in ogni stagione, intorno al Grande fiume, e sul fiume stesso, offrono, gratuitamente, spettacoli mozzafiato e di grande effetto.

In un ambiente senza tempo in cui il silenzio, ogni volta, è grazia e, soprattutto, si fa necessità per rispondere al caos e alla frenesia di tutti i giorni. Lasciate da parte le auto: questi sono luoghi da vivere, conoscere e osservare, in ogni dettaglio, in silenzio e, soprattutto, in cammino. Non ci sono confini, di province, di regioni o di comuni; non ci sono stagioni migliori di altre e non ci sono nemmeno momenti del giorno migliori di altri. Ogni momento, in qualsiasi istante, sa offrire un angolo, un dettaglio, una scoperta. Sa presentare quella bellezza, vera e autentica, che solo Madre terra è capace di donare.

E’ sufficiente percorrere un sentiero, una carraia, un argine, attraversare un bosco o uno spiaggione per scoprirlo, per rendersi conto del patrimonio che si ha. Per decidere di tutelarlo, difenderlo e custodirlo: compito, questo, che spetta a ciascuno di noi. Lo dobbiamo a noi stessi e a quei laboriosi villaggi che sono la nostra culla; lo dobbiamo a coloro che ci hanno preceduti e ci hanno passato il “testimone” tra sforzi e fatiche; lo dobbiamo a coloro che verranno per consegnare loro una terra non soltanto bella ma anche sana, produttiva, in cui credere e investire sempre tutelandone le specificità e le peculiarità.

C’è una stagione, quella dell’autunno, che si è appena aperta. E’ quella in cui, percorrendo argini, golene e boschi, sentiremo i profumi del mosto e di quei prelibati piatti di cui le nostre terre, dell’una e dell’altra riva, sono ricche; potremo osservare la terra, la nostra terra, che si appresta al riposo invernale guardando a un domani in cui sarà pronta ad essere di nuovo lavorata donandoci i suoi straordinari prodotti; potremo udire i rintocchi delle campane che, al mattino, all’ora media ed a quella del vespro scandisce lo scorrere del giorno e accompagna il nostro cammino quotidiano.

La natura, ancora una volta, sarà maestra anche nello spettacolo delle foglie che vestono le loro variopinte livree e, insieme al fiume, nei suoi silenzi, ci ricorderà che siamo tutti chiamati a prenderci cura del Creato (ricordandoci che, in questo modo, ci prenderemo cura di noi) e di tutto ciò che gli appartiene.

In una continua ricerca di ciò che è essenziale e necessario, e di ciò che in queste fette di terra, ovattate dalla nebbia autunnale e sferzate dai geli invernali e dalle afe estive, può portare benessere alle nostre genti di fiume. Sbocceranno di nuovo le viole, i ranuncoli e una nuova primavera verrà e continuerà così ad essere scritta e vissuta la storia, semplice ed autentica, delle terre di Po.

Eremita del Po, Paolo Panni (testo e foto)

E’ un toccasana, in tutti i sensi, per il corpo e per la mente.

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