Storie

La storia: la beatificazione di don
Giuseppe Beotti (ucciso da nazisti)

Oggi, sabato 30 settembre, è giusto ricordarli; è giusto perché uno di loro, il Servo di Dio don Giuseppe Beotti sale alla Gloria degli Altari e diventerà Beato. Un riconoscimento significativo, importante e bello, che fa giustamente ricordare altri sacerdoti che, da autentici pastori di anime, hanno dato di tutto, in diversi casi anche la vita, per gli altri.

Perché Oglioponews dovrebbe parlare di un sacerdote martire che, con Oglio e Po non aveva praticamente nulla a che fare e subì il martirio a decine di chilometri dai nostri territori? Per un motivo molto semplice; perché la sua storia umana e religiosa è giusto che venga conosciuta anche dai nostri lettori e perché si inserisce in quel nutrito novero di presbiteri che, in tempo di guerra e, in particolare, durante la lotta di Liberazione (e non solo) si resero protagonisti di azioni eroiche, spesso a costo della loro stessa vita, per salvare altre vite, quella di uomini e donne senza distinzioni di nazionalità e di credo. Soltanto tra le province di Cremona, Parma e Piacenza si rischia, anzi si ha la certezza di dimenticarne purtroppo qualcuno. Ma oggi, sabato 30 settembre, è giusto ricordarli; è giusto perché uno di loro, il Servo di Dio don Giuseppe Beotti sale alla Gloria degli Altari e diventerà Beato. Un riconoscimento significativo, importante e bello, che fa giustamente ricordare altri sacerdoti che, da autentici pastori di anime, hanno dato di tutto, in diversi casi anche la vita, per gli altri.

Tra i sacerdoti cremonesi il primo da ricordare è senza dubbio il Servo di Dio don Primo Mazzolari per il quale, nel 2017, il vescovo monsignor Antonio Napolioni ha ufficialmente introdotto la causa di canonizzazione ordinando l’apertura del processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del servo di Dio.

Ci sono poi don Luisito Bianchi, il Beato Teresio Olivelli, il vescovo monsignor Enrico Assi e Demetrio Annibale Carletti. In diocesi di Fidenza ecco invece don Oreste Vismara, monsignor Mario Corradi, don Sisto Bonelli (di cui ricorre il centenario della nascita), don Giuseppe Piccoli, don Lino Curti, don Nino Belli, don Remigio Marocchi, don Adolfo Rossi, don Lodovico Bonini.

In diocesi di Piacenza il Servo di Dio don Giuseppe Borea (la cui causa di canonizzazione pare essere in stato molto avanzato), don Giovanni Bruschi, don Luigi Carini e, quindi, il Servo di Dio don Giuseppe Beotti che da oggi, sabato 30 settembre, sarà Beato.

Don Beotti, morì martire per mano dei nazisti a Sidolo di Bardi, dove era parroco, il 20 luglio 1944. Un evento storico, quello in programma sabato 30 settembre, una occasione per ricordare appunto anche i sacerdoti, i religiosi e le religiose (molti dei quali, senz’altro, purtroppo dimenticati) che in tempo di guerra furono protagonisti appunto di azioni eroiche e di straordinaria sensibilità.

Venendo al nuovo Beato, ecco che il Servo di Dio don Giuseppe Beotti nacque a Campremoldo Sotto, frazione di Gragnano Trebbiense (Piacenza) il 26 agosto 1912, in una famiglia di agricoltori. Nel 1925 entrò in seminario a Piacenza e venne ordinato presbitero il 2 aprile 1938. Inviato a Borgonovo Val Tidone come coadiutore, si distinse per l’assidua opera caritativa a favore dei bisognosi e per l’impegno con cui curava la formazione dei fedeli, in particolare dei giovani. Nel 1940 fu trasferito come arciprete della parrocchia di Sidolo, piccola frazione di Bardi. Qui si dedicò con carità ai bisogni di tutti, indistintamente: partigiani, ebrei, soldati, feriti.

Era molto apprezzato dalla gente, che vedeva la sua dedizione e la sua generosità. Don Giuseppe fin da subito si attaccò saldamente alla preghiera, approfondendo il significato dell’essere prete in montagna. La guerra, che trasformò l’Appennino in crocevia di scontri e di fuggiaschi, diventò una straordinaria occasione di carità. La canonica di Sidolo, sistemata con l’aiuto dei parrocchiani, venne aperta a tutti: partigiani, ebrei, soldati feriti.

Nonostante la prudenza gli suggerisse di cercare rifugio altrove, lui non si mosse: «Finché c’è un’anima da curare, io sto al mio posto». Pagando col sangue il prezzo della sua scelta. Durante l’occupazione tedesca, nel 1943, il regime fascista decise la requisizione delle campane per fini bellici. Poiché a Sidolo scoppiarono violenti tumulti, egli, pur avendo invitato i parrocchiani ad obbedire alle autorità civili, cercò di difendere i loro diritti. Per questo fu sottoposto ad un procedimento penale, poi terminato con un nulla di fatto.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, il Servo di Dio diede ospitalità e soccorso a soldati in fuga, prigionieri scappati dai campi, persone perseguitate, tra cui un centinaio di ebrei. Nel 1944 a Pelosa di Bedonia persero la vita 70 soldati tedeschi durante alcuni scontri. Per rappresaglia, i soldati distrussero i paesi vicini facendo rastrellamenti in tutta la zona.

Il 19 luglio i nazisti, a Strela, uccisero il parroco don Alessandro Sozzi, padre Umberto Bracchi e una quindicina di abitanti del luogo. Il giorno seguente giunsero a Sidolo e anche qui misero al muro alcuni abitanti della frazione. Il Venerabile Servo di Dio decise di rimanere nel paese, trascorrendo la notte in chiesa, in preghiera. Venne arrestato e fucilato il 20 luglio 1944 a Sidolo, appunto, insieme a don Francesco Delnevo e al seminarista Italo Subacchi, che si erano rifugiati con lui in chiesa.

Giuseppe Beotti svolse il ministero sacerdotale mostrando una grande carità verso tutti. Riguardo al martirio materiale, non ci furono testimoni oculari, ma alcune persone accorsero poco dopo sul luogo dell’esecuzione. L’elemento formale del martirio ex parte persecutoris risulta alquanto complesso. Poco prima della repressione che raggiunse Sidolo, settanta tedeschi erano appunto stati uccisi negli scontri armati con le fazioni nemiche presso Pelosa di Bedonia. Nell’uccisione del Venerabile Servo di Dio giocò un ruolo determinante l’aiuto da lui offerto a molte persone ebree perseguitate dai nazifascisti. Per dare loro rifugio, il sacerdote aveva mobilitato tutti i parrocchiani, nascondendo e assistendo in casolari della zona un centinaio di ebrei.

I tedeschi perquisirono la sua casa, ma non trovarono nulla e diedero rassicurazioni a don Beotti; tuttavia per un’ora si rimase in attesa di disposizioni dal comando generale, che ebbe tutto il tempo per raccogliere informazioni sull’operato del sacerdote. Il suo assassinio, quindi, dovette essere motivato dall’odio dei nazisti ai trasgressori della loro criminale legge antisemita. Queste persone ebree in fuga non erano truppe armate in guerra, ma gente innocente e perseguitata.

Nel caso di don Beotti, quindi, dovette trattarsi di odio alla carità pro-ebrei riconosciuta dai carnefici come espressione della fede cristiana del sacerdote. Circa il martirio formale ex parte victimae, don Giuseppe era consapevole dei rischi che correva. Pur avendo la possibilità di fuggire, decise di restare accanto ai parrocchiani in quei momenti difficili.

La fama del suo martirio è giunta sino a noi, unita ad una certa fama signorum. Don Francesco Delnevo e il seminarista Italo Subacchi non furono uniti nella Causa per mancanza di fama di santità e di martirio. Il lavoro del Tribunale ecclesiastico per la sua causa di beatificazione e canonizzazione, volta a dimostrare il martirio in odio alla fede, è durato dal 21 novembre 2010 al 7 novembre 2014.

Il 20 maggio 2023, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Sua Santità Papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio “in odium fidei”, in odio alla fede, ed ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio di don Giuseppe, la cui beatificazione è fissata per sabato, 30 settembre. I suoi resti mortali verranno poi traslati nella chiesa di San Michele Arcangelo a Gragnano Trebbiense.

Oggi, sabato 30 settembre alle 15.30, al termine del Convegno pastorale diocesano d’inizio anno, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, presiederà a Piacenza, in cattedrale, la messa con il rito di beatificazione. La celebrazione, che sarà trasmessa in diretta streaming dalla web Tv della diocesi (www.diocesipiacenzabobbio.org), sarà ricca di momenti significativi.

Prima dell’inizio verrà proiettato in Cattedrale un breve video realizzato dal Servizio Multimedia per la pastorale che presenterà in sintesi la vita del nuovo beato. La processione d’ingresso dei concelebranti – Cardinale, Vescovi, sacerdoti e diaconi – partirà dal Palazzo vescovile.

Dopo l’atto penitenziale, il vescovo mons. Adriano Cevolotto si rivolgerà al cardinale Semeraro chiedendo a Sua Santità il Papa Francesco di voler iscrivere nel numero dei Beati il Venerabile Servo di Dio don Giuseppe Beotti, presbitero e martire. Subito dopo, il postulatore della causa di beatificazione, monsignor Massimo Cassola, leggerà un breve profilo biografico di don Beotti. Sarà poi la volta del Cardinale che darà lettura della Lettera Apostolica del Santo Padre in cui verrà dichiarato beato don Beotti e verrà annunciata la data della celebrazione annuale della sua memoria.

Terminata la lettura, il coro e l’assemblea canteranno “Amen” per esprimere l’assenso e la partecipazione di tutta la comunità e contemporaneamente sarà svelata l’immagine del nuovo Beato collocato sulla colonna opposta a quella in cui si trova il pulpito. Anche all’esterno della Cattedrale, nella loggia centrale, verrà collocata l’immagine del nuovo Beato. Si canterà l’inno al nuovo Beato; il testo è stato scritto da Dario Carini ed è stato musicato dal maestro Federico Perotti.

Saranno quindi portate all’altare le reliquie contenute in un’urna posta su di un’arca processionale (portantina) adornata di fiori; l’urna sarà condotta a spalla da quattro giovani sacerdoti. Due giovani precederanno l’urna con rami di palma – come richiamo al tema del martirio – e candele. Il Cardinale Semeraro incenserà le reliquie ed il Vescovo esprimerà poi il grazie della Chiesa piacentina-bobbiese per il dono di un nuovo beato; l’abbraccio di pace tra mons. Cevolotto e il Porporato concluderà il rito di beatificazione.

Al termine della messa, prima delle benedizione, una reliquia del nuovo beato verrà consegnata a ciascuno dei moderatori delle 38 Comunità pastorali in cui è articolato il territorio della diocesi di Piacenza-Bobbio. Le reliquie del nuovo beato custodite nell’urna realizzata dall’artista Mario Branca giungeranno a Gragnano, paese d’origine del sacerdote, domenica 1 ottobre alla messa che sarà presieduta dal Vescovo Cevolotto.

Eremita del Po, Paolo Panni

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