Cronaca

Gussola, Al Canuner compie
119 anni: la storia dei Gorla

119 anni di attività, la stessa famiglia, da Francesco a Giampietro e Matteo. Oggi Al Canuner è insieme passione e tradizione, volontà di andare avanti ed entusiasmo. Storici sì, con tanti anni sulle spalle ma tanti anni ancora da scrivere e da vivere

Un tempo, alla fine del ‘600, era pertinenza di Villa Lodi Bodini, splendida residenza che si trova a poca distanza. Ne era la filanda e anni fa, mentre venivano fatti lavori, sono emersi i resti degli impianti per il trattamento dei bachi da seta. Era un’attività diffusa nella bassa cremonese, terra d’Olmi (ne esiste ancora qualche filare disperso nella campagna tra Martignana e Gussola) e di filande. Poi la storia ne ha cambiato gli orizzonti, ed è di quella storia che andremo a narrarvi.

E’ la storia di un’attività commerciale, cambiata nel corso di oltre un secolo di vita, pur mantenendo tradizione, gestione familiare e sensazioni antiche di vecchie osterie e locande, di focolai accesi, piatti caldi e sorrisi. Di incontri, sere di nebbia e fumo, freddo da stemperare con una trippa, una minestra e un bicchierino di liquore. La storia del Canuner, o pizzeria la Macina, inizia nel 1904 quando Francesco Gorla, agricoltore, ha un’idea. Quella di aprire, sulla via maestra della città di Gussola (che allora contava quasi il doppio degli abitanti di adesso ed era terra bassa di passaggio tra Cremona, Mantova e la vicinissima Emilia) un’attività di vendita vino e liquori e intromettitore (mediatore). Insieme alla moglie Rosa Storti apre il locale in quella che allora era conosciuta come piazza piccola (o via Novembrina) ed oggi è via Piazza Pezzali con l’incrocio dell’inizio di via Cavour .

E’ una scommessa. La famiglia di Francesco possedeva terreni in area golenale – segava il bosco – come ci dice in modo colorito il pronipote Giampietro, e quello avrebbe dovuto essere pure il suo destino. Ma il destino gli audaci lo mutano, quando sentono di dover realizzare qualcosa. Gussola aveva già le sue locande ed osterie, ma questo non fermò la coppia. Da subito, oltre agli alcoolici, fu chiara l’idea di offrire un pasto alle genti di passaggio e a quelli di Gussola. Erano piatti semplici, della tradizione, le cose che si trovavano in campagna: trippa, minestre, uova, pollame, cacciagione. Va avanti per 30 anni Francesco insieme alla moglie Rosa, sino al 1934, prima di cedere il passo al figlio Paolo Gorla (Truc) e alla nuora Lucia Rossi.

Apriamo una parentesi: Francesco ha un altro figlio, Pietro Gorla. Non si occuperà mai dell’attività del padre ma le carte lo disegnano come un Maestro di Sala che lavorò a Saint Vincent. Perché è importante nonostante questo Pietro? Perché é lui il Canuner. Durante la seconda guerra mondiale, nell’esercito, è artificiere addetto agli obici. Il residuo di un proiettile da obice ce l’hanno in pizzeria, conservato come un cimelio. Era Pietro al Canuner, appunto, e così chiariamo un mistero mai completamente chiarito. Da lui prende il nome il locale, che ancora per chi vive il paese ed adora il dialetto (gli scutmai) i soprannomi.

Un’altra cosa importante: questa è la cronistoria familiare del locale, ma accanto a padre e madre ci sono figli e parenti: aprendo l’attività, aiutano in attesa del loro turno di gestione. Paolo Gorla e Lucia Rossi vanno avanti sino al 1962, non prima però di aver introdotto due importanti novità. Il locale si amplia, aggiunge 7 camere e diventa locanda per chi è di passaggio. Sono all’inizio soprattutto lavoratori o rappresentanti. E poi, sempre negli anni 60, il Canuner diventa anche locale per matrimoni. Sono gli anni della speranza, gli anni dell’ottimismo e della crescita e il locale di via Cavour è sempre più punto di riferimento per il paese. A prenderne le redini sono Giacomo Gorla (detto Nino) e Giovannina Finardi. A dare loro una mano i figli Maria Teresa Gorla (quando non è in giro a cantare) e soprattutto Giampietro Gorla.

Sono anche gli anni della Pagoda, locale di intrattenimento rinomato nell’area Casalasca ed anche oltre, gli anni tra il 60 ed il 70. Su un vecchio registro sono annotati i nomi dei personaggi famosi passati dal Canuner, magari dopo uno spettacolo o, in qualche caso, solo per tornare a gustare i piatti della tradizione. Milva, Mino Reitano, Nino Rossi, Gianni Morandi, Mia Martini, Orietta Berti, Toni Dallara. Sono solo alcuni degli artisti famosi passati per Gussola. Le prime firme autografate che vengono alla luce.

Gli anni 60/70 (introduciamo un’altra piccola parentesi di vita) sono anche quelli del personaggio più celebre di Gussola, Angelo Bergamonti. E con Angelo Bergamonti c’è una parentela. Giovannina Finardi, moglie del papà di Giampietro, Giacomo, è sorella della moglie di Angelo, Rosa Finardi. Giampietro ha seguito tante delle gare di Angelo. La domenica si partiva per vederlo correre, e vincere quando gliene capitava l’occasione. Sino a quell’ultima mototemporada a Riccione, il 4 aprile del 1971: “Ero lì, l’ho visto cadere – ci racconta – ho capito subito la gravità. Angelo era un portento, di una vitalità unica. Aveva superato tante difficoltà ed avversità, la corsa ce l’aveva nel sangue. Era un pilota di valore anche se allora andava il mito di Agostini”. Anche Angelo è uno dei ricordi vivi e delle presenze al Canuner.

Le cose vanno avanti nel solco della tradizione e con qualche innovazione sino agli anni ’80. E’ Maria Teresa, nel 1980, a proporre un’idea nuova: lei che gira tra le balere , nota quanto può essere interessante l’idea di una pizzeria. Quanto quei locali stiano diventando importanti per la ristorazione. Una parte del locale viene trasformato in pizzeria: Giampietro Gorla impara l’arte dell’impasto da un ottimo maestro, impara l’arte della realizzazione della pizza e a quello si dedica già ai tempi della gestione del padre e dopo, nel 1980, quando insieme alla moglie Carla Gozzi, passa a gestire la pizzeria La Macina Al Canuner. Il locale diventa esclusivamente pizzeria e locanda, prende il nome da una ruota di una antica macina che oggi è proprio in bella mostra all’interno della pizzeria.

Oggi apre solo il venerdì, sabato e domenica. Ha clienti affezionati ed altri che tornano dopo 30 anni “E spesso – ci racconta Giampietro – si meravigliano di trovare ancora l’atmosfera di una volta”.

La tradizione qui è importante: il forno è ancora di quelli a legna, l’impasto della pizza fatto con pasta madre, Giampietro va avanti spedito, con l’aiuto del figlio Matteo, che durante la settimana è osteopata ma nei weekend è in pizzeria a dare una mano. Sa già che la sua sarà la quinta generazione a gestire il locale, e ce ne già – ancora cucciola – una sesta davanti.

Oggi Al Canuner La Macina festeggia i 119 anni di attività. Mai chiuso un giorno, neppure durante la guerra e neppure durante la pandemia. Le pizze hanno continuato a portarle a casa dei propri clienti, durante la guerra hanno continuato a servire chiunque entrasse da quelle porte. Una sorta di vocazione la loro. Sarà una festa in famiglia, in attesa dell’anno prossimo quando gli anni passati saranno 120, e si pensa già ad una festa in grande.

119 anni di attività, la stessa famiglia, da Francesco a Giampietro e Matteo. Oggi Al Canuner è insieme passione e tradizione, volontà di andare avanti ed entusiasmo, calore familiare e poesia. Storici sì, con tanti anni sulle spalle e tanti anni ancora da scrivere e da vivere.

Nazzareno Condina

 

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