Arte

A Bozzolo reclamano la Madonna del
Francia. Da Cremona ancora silenzio

In tempi recenti i bozzolesi sono tornati a reclamare la “Madonna del Francia”, opera attribuita a Francesco Francia – pittore, orafo e medaglista italiano, attivo a Bologna tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, prelevata alcuni anni fa dalla chiesa parrocchiale di Bozzolo e attualmente in mostra al Museo Diocesano di Cremona. Tra questi anche il professor Stefano Albertini Mussini, direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York e socio dell’Accademia Virgiliana di Mantova, il quale a inizio anno aveva chiesto al Vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, attraverso una lettera a firma della stessa Madonnina di Bozzolo, che l’opera potesse finalmente tornare in quella che è la sua vera casa. In occasione del convegno “Guerra alla guerra: Mazzolari e Milani profeti di pace” c’era stata un’ulteriore protesta, ad opera di anonimi, i quali avevano appeso sulla teca del dipinto alcuni post-it per segnalare che quella che si può ammirare tuttora nella chiesa arcipretale di Bozzolo non è altro che una fotocopia. Nel frattempo, tuttavia, nessuna risposta sembra essere ancora arrivata da Cremona, nonostante il malcontento della comunità bozzolese.

“Io credo che sia importante tutelare le opere d’arte religiose – ha fatto sapere il professor Stefano Albertini Mussini – e dare un posto sicuro dove siano fruibili, però non si può pensare che i musei diocesani vengano allestiti depredando le chiese. Sono le chiese i veri musei diocesani, dove la bellezza dell’arte è disponibile per tutti, gratis e senza pagare i biglietti, da tempo immemorabile. Nel momento in cui si privano le chiese delle opere d’arte, si privano i poveri della bellezza cui hanno diritto. I musei sono una creazione napoleonica, dell’illuminismo, ma che fanno morire la funzione dell’oggetto che è stato creato, in questo caso un’icona, un’immagine sacra, se le si porta via dal loro contesto”.

“In seguito all’attribuzione della Madonna con bambino al Francia, – prosegue Albertini Mussini – si pose il problema di proteggerla e quindi venne nascosta. Da chierichetto ricordo che l’arciprete ci portava ogni tanto a vederla, come un premio. Più recentemente don Luigi Pisani ha installato nella chiesa di San Pietro, accanto alla tomba di don Primo Mazzolari, una teca antiproiettile in modo che l’opera fosse fruibile a tutti, per cui la Madonnina ha cominciato finalmente a conoscere i bozzolesi. È stato proprio in quel momento che sono venuti da Cremona a prenderla”.

“Nello specifico, a Bozzolo sono stati prelevati due oggetti: una è la Madonnina attribuita al Francia, che è il pezzo forse più prezioso, la quale è stata per molto tempo nella chiesa della Santissima Trinità. L’altro oggetto che è stato prelevato è una Pace, un oggetto liturgico di argento sbalzato che rappresenta la deposizione di Cristo dalla croce. In bell’evidenza sulla Pace vi è lo stemma della famiglia Gonzaga di Bozzolo. Quello si sa con sicurezza che è stato un regalo della famiglia Gonzaga alla chiesa arcipretale di Bozzolo. Siccome non esisteva veramente il segno della Pace nella liturgia antica, nelle celebrazioni più importanti il celebrante offriva questo oggetto da baciare come gesto di pace ad alcuni dei partecipanti”.

“Non si sa se e quando la Madonnina del Francia tornerà a Bozzolo. Vorrei dire solo che queste opere non sono di proprietà né del Vescovo di Cremona e nemmeno dell’arciprete di Bozzolo: sono proprietà della comunità di Bozzolo, dal punto di vista legale ma soprattutto da un punto di vista ecclesiale”, ha concluso Albertini Mussini.

Alleghiamo di seguito la lettera che il professor Stefano Albertini Mussini aveva inviato a inizio anno a monsignor Antonio Napolioni, nella speranza che la comunità bozzolese possa ricevere quanto prima buone notizie dalla Diocesi di Cremona:

Caro Antonio,

qui ti chiamano ‘eccellenza’, ‘monsignore’ e con altri titoli, ma essendo la mamma del tuo capo penso che il nome basti.

Che sono una Madonna si vede; date le mie ridotte dimensioni mi hanno attaccato -ina. Pare che mi abbia dipinto quasi 500 anni fa un pittore che si chiamava Francesco, soprannominato Francia (anche se in Francia non c’era mai stato). E così da qualche decennio mi chiamano tutti “Madonnina del Francia”, ma anch’io in Francia non sono mai stata.

Anzi, non sono mai stata da nessuna parte se non in un paesone della tua diocesi che si chiama Bozzolo. Non che a Bozzolo mi facessi molto vedere e d’altronde anche i Vangeli dicono che ero così di carattere e non mi sono mai fatta molto notare.

A Bozzolo sono sempre stata bene. Prima sono stata nella sacrestia e poi nel coro della ss. Trinità. Lì mi vedevano cantori e chierici e spesso notavo che si incantavano a guardarmi mentre cantavano le lodi mie e di mio figlio durante le funzioni.

Poi decisero che era ora che andassi da un restauratore, che sarebbe una specie di estetista dei quadri, che mi diede una sistemata e mi rispedì a Bozzolo. Fu quel restauratore lì a dire per la prima volta che mi aveva dipinto quel Francia di cui vi ho detto.

Siccome era un pittore famoso e i suoi quadri si trovano nei più importanti musei del mondo la mia vita cambiò. D’improvviso erano tutti preoccupati della mia sicurezza, di proteggermi da ladri e malintenzionati. I vecchi arcipreti mi hanno sempre protetto soprattutto tenendomi nascosta. Ogni tanto venivano a trovarmi con uno stuolo di chierichetti tutti vestiti di rosso che rimanevano incantati a guardarmi. Anche la sorella di un parroco e la domestica di un altro venivano spesso a dire il rosario da me.

Poi quando si ritornò a parlare di me l’ultimo arciprete decise di mettermi in chiesa a s. Pietro in una bella teca robusta, antiproiettile dicevano, vicino alla tomba di un arciprete che mi piaceva tanto e si chiamava don Primo. Stavo bene lì e finalmente i miei bozzolesi mi conoscevano, si affezionavano e venivano a pregare con me.

Qualche anno fa, non dei ladri, ma dei preti mandati da te caro Antonio, mi hanno portato via da Bozzolo e al mio posto hanno messo una mia fotocopia, come se fosse la stessa cosa, e mi hanno portato qui in una parte del tuo bel palazzo che hai trasformato in museo.

Per carità… non mi lamento, è tutto climatizzato, sono sempre ben illuminata, al sicuro e soprattutto in buona compagnia di santi, angeli, e altre madonne (che poi siamo sempre la stessa Madonna, ovviamente). Di madonne siamo appunto diverse dozzine e io sono una delle tante.

E la gente, il mio popolo? Mah, a parte i gruppi organizzati, vengono un po’ di persone che vanno anche sul torrazzo con lo stesso biglietto (e sarà perché costa €10, ma di poveri ne vedo pochi e io li riconosco perché sono una di loro). E poi la poca gente che viene, passa, a volte legge la targhetta, ma un’Ave Maria non l’ho mai sentita.

Quindi Antonio, è stato un piacere stare qualche anno nel tuo palazzo, ma io sono pronta per tornare a casa mia, nella mia chiesa, tra la mia gente. Tu puoi far mettere qui al mio posto la fotocopia che c’è adesso in chiesa a s. Pietro.

Sono certa che mi accontenterai e ti aspetterò a trovarmi a Bozzolo quando passerai da quelle parti. Buon anno!

La Madonnina di Bozzolo

(lasciamo stare il Francia che fa confusione)

Michele Capelli

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