Arte

Mantova, Private: l'8 marzo si apre
la biennale di fotografia femminile

Giunta alla terza edizione, la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova (BFFmantova) aprirà i battenti l’8 marzo 2024 riconfermandosi come un appuntamento unico al mondo. La città lombarda si trasforma così per più di un mese in una vetrina internazionale per importanti artiste, a volte poco conosciute nel nostro Paese.

Organizzata dall’Associazione La Papessa con il Patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Mantova ed il sostegno di Fujifilm Italia, la BBFmantova ha affidato la direzione artistica, come per le precedenti edizioni, ad Alessia Locatelli che quest’anno ha individuato un titolo “Private”, che racchiude in sé vari significati intriganti quanto attuali.

Il soggetto proposto è dunque aperto a tutti i linguaggi della fotografia e viene declinato in differenti accezioni. Può essere inteso come riferimento alla vita privata, al tema della privacy nella sua definizione di cosa è pubblico e cosa è privato, nel mondo fisico e nei social network. Si rapporta al concetto di censura, al mondo del web e della condivisione virtuale. Contempla la realtà della post-fotografia e della sorveglianza nello spazio pubblico attraverso le telecamere; così come la definizione di spazio pubblico/privato, tra reale e virtuale.

Vi è, inoltre, una visione che identifica il tema del privato in contrapposizione al pubblico, sulla traccia della definizione di Privato “Che non è pubblico, in quanto è riservato a una sola persona o a una ristretta cerchia di persone” (Enc. Treccani). Ed ecco che viene affrontata la questione delle carceri, della privazione di identità, di cultura e linguaggio, nonché il tema attuale della gentrificazione e della scelta in autonomia del ritiro e dell’esclusione dalla società in comunità autogestite.

Una particolare attenzione è dedicata anche al rapporto difficile con la natura e l’ecologia declinato nell’indagine sulla privatizzazione servizi, dell’ambiente, delle fonti d’acqua e le ricadute nella crisi idrica ed energetica attuale.

Lo stesso termine nella lingua italiana identifica un senso di privazione, di sottrazione, declinato al plurale femminile. Crediamo nello sguardo intimo che possa raccontare la sfera affettiva e il sempre più complesso rapporto tra l’immagine personale e pubblica.

La Biennale della Fotografia Femminile da sempre si muove su argomenti che riguardano problematiche di carattere sociale e geopolitico: l’istruzione, il classismo, gli effetti della migrazione che si trovano nella privazione delle terre, dell’economia, delle libertà civili e nel neo-colonialismo.

L’edizione 2024 segue lo stesso formato delle precedenti, con mostre principali di fotografe italiane e internazionali: Daria AddabboDrought. No water in the Owens Valley (Italia), Luisa DörrImilla (Brasile), Kiana HayeriWhere prison is a kind of freedom (Afghanistan), Esther HoversFalse Positives (Paesi Bassi), Tamara MerinoUnderland (Cile), Thandiwe MuriuCamo (Kenya), Photos2 SolitaryPhoto requests from solitary (Stati Uniti), Claudia Ruiz GustafsonLa ciudad en las nubes (Stati Uniti), Newsha TavakolianAnd They Laughed At Me (Iran) con il supporto di Photo Grant di Deloitte promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, Cammie TolouiThe Lusty Lady Series (Stati Uniti) e una selezione di foto di Lisetta Carmi in collaborazione con l’Archivio Lisetta Carmi, Martini e Ronchetti (Genova). Numerose sono le altre iniziative, tra le quali una Open call per un Circuito Off, letture portfolio, workshop, laboratori didattici per bambini, conferenze e le proiezioni dei sei docufilm Le Fotografe la serie ideata, scritta e diretta da Francesco G. Raganato, prodotta da TERRATREMA FILM per SKY ORIGINAL.

I luoghi deputati sono Palazzo Te Tinelli, Casa di Rigoletto, Casa del Mantegna, Galleria Disegno, Spazio Arrivabene2, Casa del Pittore. Le fotografie selezionate della Open Call, invece, verranno esposte a titolo gratuito in luoghi pubblici della città coinvolgendo i commercianti: un’occasione per rendere partecipi dell’evento anche tutta la città e i turisti, catturando in questo modo la loro attenzione.

Associazione culturale La Papessa | lapapessa.org

Promuove la cultura fotografica, a partire dalla città di Mantova dove è nata. Il progetto parte da un’idea di Anna Volpi (Presidente) e Chiara Maretti (Vicepresidente), entrambe fotografe. Il simbolo che rappresenta l’associazione è la figura de “La Papessa”: nei tarocchi una donna di potere spirituale e temporale, colei che trasmette conoscenza. Siamo un gruppo di artiste, fotografe, esperte di comunicazione visiva, ma anche di persone appassionate di arte e cultura in generale, unite dalla voglia di creare nuove realtà e opportunità nel mondo della fotografia.

Info bffmantova.com

PRIVATE PER POTERE (di Alessia Locatelli) – La terza edizione della Biennale della Fotografia Femminile ha scelto di declinare la sua proposta espositiva e di approfondimenti intorno al tema Private. Per chi ha seguito sin dalla nascita gli sviluppi del Foto Festival internazionale dedicato alla cultura, alla visibilità e al professionismo fotografico di genere femminile e queer, sa che la BFF si declina ogni due anni su una tematica specifica e in doppia lingua, italiana e inglese. In questa edizione, il tema solleva la grande questione contemporanea della privacy. Sbandierata come elemento atto a tutelare l’individuo all’interno del sistema economico e sociale, essa viene continuamente mortificata e venduta al miglior offerente sul mercato dei Data. Il nostro privato non ci appartiene.

La potente “virata” tecnologica delle AI e del virtuale, e gli effetti di questa sulla condizione umana, sono stati identificati nel Manifesto ideato dal gruppo Onlife Initiative1 del prof L. Floridi dell’Università di Oxford. Onlife Initiative è un progetto finanziato dalla Commissione Europea per studiare la diffusione delle TIC, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione2. Il Manifesto ispira una riflessione sui modi in cui un mondo iperconnesso costringe a ripensare i quadri concettuali su cui si fondano le relazioni e le politiche, nel pubblico e nel privato. Una svolta epocale raccontata nel progetto esposto alla BFF sugli spazi pubblici di Esther Hovers, dal titolo False Positives.

Claudia Ruiz Gustafson, Smile, and point at the mountain, 2020-2022

La privacy riguarda anche la sfera relativa alla vita privata: che cosa facciamo quando non siamo visti e quanto desideriamo mostrare di una parte così intima dell’esistenza. Una riflessione scaturita dal lavoro fotografico The Lusty Lady Series di Cammie Toloui. Agli inizi degli anni ’90 la fotografa statunitense esegue una serie di scatti all’interno del peep show in cui lavora per mantenersi gli studi alla San Francisco State University, raccontando con grande rispetto i private pleasures degli avventori del club. Una relazione fatta di un doppio sguardo voyeuristico: quello instaurato tra la fotografa che riprende i giochi erotici e chi si reca in cabina per osservare a sua volta l’esibizione della Toloui.

Nella giurisprudenza italiana il concetto di privacy attenziona anche la persona fisica ed è inteso quale: “Diritto di ognuno a che la proiezione sociale della propria personalità non subisca travisamenti o distorsioni a causa della attribuzione di idee, opinioni o comportamenti differenti da quelli espressi”.3 È attraverso questa lente che la Biennale della Fotografia Femminile omaggia – con la consueta mostra d’archivio – la fotografa Lisetta Carmi nei cento anni dalla sua nascita, attraverso una selezione a cura dell’Archivio Carmi gestito da Martini e Ronchetti. Esposti alcuni ritratti ambientati che raccontano la quotidianità delle donne nella Sardegna del 1964 e in Sicilia, nel 1977. Una gioiosa carrellatavsull’universo femminile di un’Italia che si mostra nella sua iconica genuinità, attraverso lo sguardo accorto della fotografa genovese.

Claudia Ruiz Gustafson, Smile, and point at the mountain, 2020-2022

Sempre all’interno del tema identità e privacy, si sviluppano i progetti fotografici di Claudia Ruiz Gustafsson, Luisa Dörr e Thandiwe Muriu. La prima fotografa sviluppa una narrazione che combina materiali di archivio, mappe, disegni e scatti fotografici per ridefinire in La Ciudad en las Nubes il concetto di “scoperta” di Machu Picchu. Una narrazione storica indissolubilmente legata all’avvento dell’uomo occidentale e delle grandi spedizioni scientifiche, totalmente disinteressate a considerare la presenza dei Quechua quali nativi di quei luoghi, che hanno contribuito alla creazione di un distorto “immaginario peruviano”, anche attraverso l’uso dei dispositivi fotografici.

Luisa Dorr, 2019-2021 – Deysi Tacuri Lopez (27). Ha iniziato ad andare sullo skateboard a circa 20 anni. Anche se ha fatto delle brutte cadute, ha deciso di continuare ad allenarsi lo stesso. Dice che lo skateboard per lei significa felicità interiore, non è solo uno sport ma un’attvità che ha cambiato il suo stile di vita e che la aiuta ogni giorno ad affrontare le difficoltà. L’abbigliamento da Pollera è visto da lei come espressione autentica e unica: “Indosso ciò che mi piace. Mia madre ha un detto: “Sono nata indossando una pollera e morirò indossandone una”, e io porto avanti la sua convinzione. quando indosso una pollera mi sento a mio agio”. Deysi vuole rendere popolare la cultura dello skate in Bolivia, creando opportunità per le nuove generazioni senza perdere di vista le radici. “Non si tratta solo di indossare la pollera, ma anche di migliorare nello sport, di fare nuove manovre. Abbiamo iniziato come skateboarder normali, con il tempo ci è venuta l’idea di vestirci da cholitas perché ci identifica, oggi è una fusione di entrambe le cose. Lo skateboarding per me significa progredire” dice Deysi. Deysi ha vinto diverse medaglie in Cile e Bolivia, alcune delle quali per aver conquistato il primo posto.

ImillaSkate di Luisa Dörr è la storia fotografica della rivincita delle giovani skater boliviane che si riappropriano delle polleras, ovvero le gonne della tradizione, per salire sulla tavola e cimentarsi con uno sport ancora prettamente maschile, sfidando stereotipi e sovrastrutture.

Thandiwe Muriu, Our collective beauty, 2022

La fotografa kenyota Thandiwe Muriu con Camo (lemma che deriva dal temine camouflage) con forza estetica e capacità di sintesi esegue dei ritratti per ridefinire il concetto di bellezza dal punto di vista africano. In un confronto con i temi dell’identità e della ridefinizione dell’empatia femminile, fotografa i suoi soggetti fondendoli con l’ambiente circostante, restituendoci coinvolgenti fotografie dalle cromie sgargianti.

La BFF nasce come realtà internazionale e dal 2020 ritrova nella doppia lingua i principi della sua ricerca tematica. In italiano la parola Private ingloba il germe della privazione, declinata al femminile plurale. Qualcosa è venuto meno, qualcosa è stato sottratto. In un contesto di privazione della libertà si muovono due lavori, esposti in parallelo. La BFF porta in mostra Photo Requests from Solitary, un progetto visivo avviato nel 2009 da Tamms Year Ten – una coalizione di individui e attivisti, riuniti per lanciare una campagna di riforma del penitenziario di Tamms – e Where Prison Is a Kind of Freedom di Kiana Hayeri.

Photo Requests from Solitary (PRFS) Photo by Gigliati for Nicodemo

Photo Requests from Solitary (PRFS) è un progetto partecipativo che accoglie, attraverso un sito web, le richieste da parte dei detenuti americani di alcune fotografie specifiche, trovando in seconda istanza un volontario che le realizzi. Ogni giorno, più di 80mila persone vivono in celle di isolamento, una condizione che lungi dall’avere una ricaduta positiva sulla rieducazione dei detenuti, provoca danni psicologici a lungo termine. In un regime di privazione della libertà estremo, anche un ritaglio di cielo nell’ora d’aria è negato ai carcerati.

Kiana Hayeri – HERAT | AFGHANISTAN | 5/26/19 | Female inmates break their fast together with the food provided by the prison together in their rooms.

Il progetto è in dialogo con quello di Kiana Hayeri, Where Prison Is a Kind of Freedom, in cui alcune donne si trovano nelle carceri afghane colpevoli di aver ucciso i loro mariti: queste donne ed i loro figli minorenni in una situazione di privazione hanno trovato una comunità collaborativa e accogliente. Una visione lontana dal nostro concetto di prigione.

Newsha Tavakolian, And They Laughed at Me, 2023

La fotografa dell’agenzia Magnum, Newsha Tavakolian, ci accompagna in punta di piedi in Iran, la sua terra di origine, dove la rivolta femminile e della maggioranza della società civile stanno cercando di cambiare le inaccettabili privazioni imposte alle donne iraniane, in un momento in cui lo Stato vieta l’utilizzo delle fotocamere per raccontare il cambiamento in atto.

Daria AddabboMesquite Flat Sand Dunes, Death Valley, California. Febbraio 2022

Con il suo Drought. No Water in the Owens Valley, Daria Addabbo volge lo sguardo sull’ecologia con il racconto fotografico sul prosciugamento del fiume Owens: incanalato a servizio della rete idrica della città di Los Angeles, ieri centro urbano in espansione e oggi in situazione di grave siccità. La privazione dell’acqua è solo uno dei problemi di cui ad oggi soffre la valle.

01 Tamara Merino, 2018 Decorazioni particolari sono comuni nelle caverne di Guadix. Qui, un residente ha appeso 4 pistole intorno a una foto di sua nipote, ritratta alla sua prima comunione. Andalusia, Spain.

Tamara Merino in Underland pennella, con una grande abilità nell’uso delle luci, gli ambienti interni ed i paesaggi dentro cui si sviluppa l’esistenza d’intere comunità di persone che hanno trovato la loro libertà nel sottrarsi volontariamente all’urbanizzazione. Una privazione che ha permesso loro di ritrovare nuovi equilibri ecologici, naturali e – perché no – umani.

redazione@oglioponews.it

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