Cronaca

C'è storia sotto il (nuovo) ponte?
In primavera rilievi archeologici

Non è una novità, anzi è la prassi quando si ha a che fare con un’opera pubblica molto importante: certo però è un ostacolo che molti non avevano considerato e che, pur nel suo fascino, andrà invece analizzato con attenzione.

Quando il ponte di Casalmaggiore-Colorno venne edificato negli anni ’60, la burocrazia era diversa, i lavori preliminari previsti erano assai meno onerosi e complessi rispetto agli attuali e quindi, dinnanzi al nuovo ponte che dovrà essere costruito tra le sponde cremonese e parmense del fiume Po, ecco che si va verso una prima volta legata ad un viadotto di questa portata.

Da un lato i rilievi geotecnici – per comprendere la stratificazione del terreno, dunque ad esempio fino a dove arrivi l’argilla o la sabbia e in che modo dunque le palificazioni debbano essere costruite e affondare nel terreno – e dall’altro, soprattutto, i rilievi archeologici. In primavera ci sarà movimento sotto il ponte di Casalmaggiore attuale, proprio perché gli operai della Provincia di Parma, che ha dato in appalto la progettazione in attesa poi di passare il malloppo ad Anas, dovranno eseguire i test che la Soprintendenza ai Beni Culturali richiederà.

Non è un dato banale. Come l’ingegnere della Provincia di Parma Gianpaolo Monteverdi ricorda, infatti, le strade – e a maggiore ragione i ponti – da secoli sorgono su vie di passaggio. Per questo quando si costruisce una tangenziale non è insolito ritrovare reperti del passato, quando altre civiltà sfruttavano già quelle strade, pur con altri mezzi e con diverse velocità.

Lo stesso dicasi per un ponte: non è dunque escluso – come anche la secca storica del 2022 ha dimostrato, sia nel fiume Po che nell’Oglio che in altri corsi d’acqua – che possano emergere reperti di estrema importanza. E c’è un dato in più: non si esclude che in passato, da una delle due sponde sulle quali sorgerà il nuovo ponte, passassero molte merci via fiume e che magari in zona fosse stato creato una sorta di porto ante litteram.

Questo, se da un lato affascina, dall’altro un po’ spaventa, perché ogni singolo ritrovamento rischia di fare slittare in avanti le tempistiche per un ponte che a giugno 2024 avrà ancora cinque anni di vita residua stimata.

Qualcuno potrebbe obiettare: già negli anni ’60 si sarebbe potuto trovare qualcosa, quando venne edificato l’attuale ponte. E invece no, perché all’epoca la macchina burocratica era molto più snella e ai rilievi archeologici si pensava in modo molto più marginale…

G.G. (video Alessandro Osti)

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