Cultura

Dieci anni fa Casalmaggiore
diventava "Città del Bijou"

Non è un 8 marzo qualsiasi a Casalmaggiore: è infatti l’8 marzo che celebra anche l’anniversario in cifra tonda, il decimo, di una scultura che proprio dall’8 marzo 2014 accoglie chiunque arrivi da Cremona verso Casalmaggiore. Da quel giorno, da dieci anni, la rotonda della scuola media Diotti, è divenuta la rotonda del Bijou, con la maxi spilla realizzata da Brunivo Buttarelli che fa bella mostra di sé per chiunque entri in città.

L’idea era stata finanziata dal Lions Club Casalmaggiore, che nel 2022 si occupò anche di migliorare l’illuminazione del monumento, e venne perfezionata dall’artista di Vicoboneghisio su spinta del presidente degli Amici del Museo del Bijou e della curatrice Letizia Frigerio, per celebrare quello che è un unicum europeo: a Casalmaggiore infatti, in via Porzio, sorge l’unico museo del bijou in tutto il Vecchio Continente e uno dei due presenti a livello mondiale (l’altro è negli Stati Uniti, a Providence, Rhode Island, patria mondiale della bigiotteria).

Così venne scelta una spilla tra le tante esposte al museo di Casalmaggiore, venne ingrandita e, in proporzione, realizzata come maxi copia perfetta di quella appunto esposta nelle teche casalesi. Installata a inizio marzo 2014, la maxi spilla venne poi inaugurata l’8 marzo, anche qui non un giorno casuale ma quello della Festa della Donna.

Il motivo? A pochi passi dalla nuova scultura, ossia dove sorgeva una volta il Fabbricone che portava appunto a produrre il cosiddetto oro matto, venne realizzato un convegno dedicato alle donne che lavoravano a inizio Novecento in questa grande impresa, che ha fatto conoscere il nome di Casalmaggiore nel mondo. E a tal proposito per la giornata di oggi, 8 marzo 2024, la giunta comunale ha deciso di regalare l’ingresso a tutte le donne sia al Museo Diotti che al Museo del Bijou.

Un’impresa, quella del Fabbricone, la cui eco rischiava di svanire a fine anni ’80, quando su spinta di Miro Lanzoni, Giovanni Moreschi e Paolo Zani e per interessamento dell’allora sindaco Antonio Gardani il materiale raccolto al Fabbricone, che rischiava di andare al macero, venne recuperato e poi appunto alimentò la grande intuizione del Museo del Bijou, col primo conservatore che fu Francesco Zaffanella al quale oggi è dedicata una sala ad hoc.

Giovanni Gardani

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...