Politica

Sinistra: ci fu un tempo. L'esile
filo e il sipario che cala su CNC

Si corre tutti un po’ più soli, che poi spesso é prerogativa anche della vita. Eppure… eppure c’é stato un tempo (un poco meno e un poco più recente) in cui quella corsa avrebbe potuto divenire univoca. O quasi. Quel tempo – a sinistra – non é stato, ma é possibile da fuori fare un ragionamento. Un ragionamento che non vuole avere nessuna matematica certezza da promuovere. Non vuole passare per verità assoluta. E’ solo così. Perché poi il lavoro, l’odore del caffé sul fuoco, la stanchezza e l’approssimarsi delle elezioni, oltre alle sei chiacchiere che con la politica scambi sempre, ti stimolano.

Su CNC é calato il sipario. Un sipario non rosso porpora, neppure rosso corallo slavato e neanche un lieto arrivederci, se non forse di facciata. Un sipario che forse, a voler scavare un po’ di più, non lascerebbe scampo ai possibilisti: si narra di un malcontento profondo all’interno dei dem. Si é chiusa una stagione fatta da un gruppo, quello di Rive Gauche, sempre compatto attorno al proprio leader maximo, Pierluigi Pasotto e a tratti critico proprio di quel PD che alla fine, il dado non lo ha tratto quando lo aveva in tasca.

C’é stato un tempo in cui un accordo – a sinistra – sembrava possibile. Non un accordo al ribasso, neppure un accordo tanto per campare. Era figlio di una costruzione possibile, di linee programmatiche non del tutto condivise ma neppure del tutto limitanti. Almeno, sembrava così… Un anno fa si parlava di Pierluigi Pasotto come candidato sindaco. Si parlava negli ambienti legati alla sinistra. 400 voti alle ultime elezioni, il candidato consigliere più votato tra maggioranza ed opposizione. Una svolta – a sinistra – coraggiosa e resa possibile dall’apparente libertà del PD Casalasco di poter fare l’anatra del gioco, di poter spingere chi, in questi anni e in maniera autorevole, ha sempre e da sempre mostrato estrema lealtà anche in questo caso non per convenienza, ma per vera e propria scelta.

Non ha mai cambiato idea sulle sue profonde convinzioni e dopo tanti anni, a costo di ribadirle sempre. Autostrade, lavoro, welfare… ambiente, infrastrutture, priorità. Non sempre sono state le stesse dei soci in CNC. Ma c’é stato un tempo in cui quella candidatura il Paso l’avrebbe accettata a cuor più leggero. C’era un programma di ascolto da far partire, una serie di serate programmate tra cittadini del capoluogo e delle sue frazioni. C’era un programma, con radici a sinistra, ma da scrivere tra la gente e con la gente. C’era un percorso da intreprendere da chi, al di là della visione politica, ha sempre avuto amici e confronti agli antipodi, ha sempre avuto, oltre alla musica e agli amici più stretti (a destra destra come a sinistra, nelle amicizie personali Pasotto non ha mai fatto questioni di tessere) a corrergli nel sangue, quel senso civico e quelle qualità che negli anni lo hanno portato anche a fare l’assessore ai servizi sociali. C’erano persone del Casalasco, competenti, da coinvolgere o già coinvolte per gruppi di lavoro ed eventualmente, nel post elezione, in assessorati. C’era un bilancio partecipativo, idea assolutamente condivisa con gli (allora) amici fidatissimi a cinque stelle.

Poi é andata come é andata. La musica c’é ancora: c’é quella sonata, quella ancora da suonare e un poco di quella suonatagli in senso figurato. La salute é un poco più cagionevole, la delusione é forte perché poi quella decisione che avrebbe accettato tempo fa, in un tempo meno recente oggi è più complessa. E la politica? Al momento é appesa a un filo. Una sorpresa dell’ultima ora? Forse. Si narra di tante cose nel metaverso Casalasco. Ma si narra anche di una delusione che difficilmente lascerà spazio ad un ritorno di fiamma.

Congetture le nostre? Tutto può essere. Il ruolo di frate indovino lo abbiamo lasciato a un’anima meritevole con il saio tanti anni fa. L’evoluzione del clima la lasciamo a chi la studia. C’é chi pensa che quell’abbraccio tra PD e Rive Gauche avrebbe potuto durare in eterno, avrebbe potuto esprimere qualcosa in più di un patto di desistenza, di un accordo all’ultimo metro. Ve lo ricordate vero il patto di desistenza? Fummo i soli a parlarne come possibilità in tempi non sospetti e capimmo subito dopo e subito dopo l’interesse provinciale per la Casalma dem, che non ci sarebbero state altre possibilità da sondare.

Ma il decesso era partito prima. Gli ultimi atti formali prima delle elezioni e poi di CNC non si parlerà più, se non negli albi delle figurine sul web o negli archivi comunali. “Vedi quello lì, era mio nonno,Si corre tutti da soli. Anche quando sembra – in quella corsa – di vedere ombre vicine…

Na.Co.

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