Politica

Casalmaggiore, con Casalasca
TARI più bassa: ecco perché

Una inflazione del 13% negli ultimi anni che però non ha portato a rialzi delle tariffe rifiuti. Anzi, la Tari, con il Piano Economico Finanziario di Casalasca Servizi discusso e approvato giovedì sera in consiglio comunale a Casalmaggiore, va ad un ribasso medio del 3.7%, risultato che ha portato all’apprezzamento unanime da parte di tutto il consiglio, con diversi interventi e richieste di chiarimenti ma al contempo anche un voto favorevole sia della maggioranza che delle minoranze.

Si chiude così il quadriennio di presidenza di Matteo Rossi, presente in consiglio assieme al direttore generale Filippo Bertolotti. Alcuni numeri hanno consentito di chiarire il quadro economico di Casalasca, che serve quasi 50 comuni in provincia di Cremona. Il calo delle tariffe per il 2024 sarà come detto in media del 3.7%, percentuale definita e definitiva per le utenze non domestiche e variabile invece per quelle domestiche, dove il range potrebbe portare anche a un +5% ma al contempo a un ribasso del 10% in certi casi. Il motivo? La parte variabile ossia legata ai componenti delle famiglie conterà un po’ meno, mentre preponderante diventerà la metratura: decisione, questa, di Arera, l’autority del servizio. “Una buona notizia per le famiglie più numerose” ha commentato il sindaco Filippo Bongiovanni.

Rossi e Bertolotti hanno spiegato come mai sia stato possibile abbassare le tariffe. Diverse le voci che hanno aiutato in tal senso: il recupero degli insoluti con una copertura passata in due anni dal 40% al 65%; di conseguenza l’aumento della base imponibile, ossia dei metri quadrati servizi; infine i 220mila euro in più ricavati nel 2023, che sono stati trasferiti sul biennio 2024-2025, consentendo così di ridurre le spese per le famiglie, peraltro in una fase che, dal 2020, non ha mai visto rialzi significativi.

E’ stato poi rimarcato l’appuntamento con il 31 dicembre 2025, quando si dovrà decidere quale strada fare intraprendere a Casalasca: i privati possono uscire dalla società; oppure si può procedere in house con i criteri del pubblico; oppure creare un misto pubblico-privato, andando a cercare quest’ultimo partner. Tanti comuni hanno chiesto uno studio di fattibilità per allargare lo spettro dei servizi da fornire dal 2025 in avanti: una prima risposta su cosa si possa o meno fare arriverà nel prossimo mese di giugno.

Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...