Tre giorni mazzolariana, perché
don Primo é ancora presente
Tre giornate intense e ispirate al pensiero di don Primo Mazzolari quelle organizzate a Bozzolo da venerdì 14 a domenica 16 giugno. Un tradizionale appuntamento annuale giunto alla 5a edizione con il saluto istituzionale portato sotto la loggia del Comune dal sindaco Giuseppe Torchio.
IL SALUTO DEL PRIMO CITTADINO – Molte le suggestioni a cui ha fatto riferimento il sindaco parlando dell’Europa, della società, delle guerre, dei sacerdoti che vanno e vengono da Bozzolo, ai giovani dentro cui la formazione cristiana purtroppo attecchisse sempre meno rivolgendo infine un pensiero beneaugurante a Silvano un componente della Fondazione Mazzolari sempre presente con la sua telecamera ed oggi dentro un letto a combattere una dura battaglia per la salute.
Questo il suo messaggio integrale: “Saluto tutte le autorità religiose, civili e a militari e gli illustri ospiti convenuti a Bozzolo per questa occasione di ricordo del Messaggio e di messa a fuoco dei contenuti della testimonianza mazzolariana. Non si tratta dell’adunata dei reduci ma della messa a fuoco di un Messaggio adamantino, forte e chiaro che non può sconfinare con l’integralismo, così lontano dall’ispirazione di Don Primo che non ha mai confuso l’uomo integrale della filosofia spiritualista con la missione terrena, l’etica dello spirito che deve essere condivisa e tradotta come bene comunitario e umano.
Calarsi nel reale e vivere le contraddizioni della vita d’oggi: la guerra e l’impegno a lavorare per la pace, l’educazione dei giovani e la necessità di farlo per gli adulti superando l’esclusione dei nuovi arrivo per l’inclusione culturale educativa sociale ed economica. E lo spirito europeista che non si può alimentare con una impostazione assai frugale del ruolo della nostra Unione, incapace, pertanto di generare unità, crescita e sviluppo.
La differenza è tra integrazione e sovranismo, tra partecipazione ed esclusione, tra apertura e chiusura con tutto quanto comportano queste nuove acquisizioni, non solo sul piano culturale ed educativo ma anche sul piano economico. La cultura e l’identità giudaico cristiana quale valore fondante della stessa Unione Europea non può essere brandita come inutile imposizione, semmai è un riconoscimento di un percorso educativo di crescita valoriale da trasferire alla politica come proposta da riconoscere più che da imporre. Ma questo vale soprattutto quando dobbiamo ogni giorno constatare come il cristiano sia sempre più minoranza nella società e come questa dimensione imponga più che mai la necessità di trasformarsi in lievito per fermentare la massa degli indifferenti. Queste alcune delle suggestioni e dei temi che speriamo d poter trasferire alle nuove discussioni, ai nuovi dialoghi di una famiglia bozzolese che si allarga, anche a livello di nuovi pastori chiamati a raccogliere la testimonianza di don Gianni, poi di don Luigi e di quanti se ne vanno, in attesa dei nuovi arrivi così come lo è Matteo Truffelli e domani il nuovo arciprete. Entrambi nascono in questo terreno di coltura fermentato e fortemente raccordato alla tolleranza ed all’impegno formativo per gli altri.
Nella terra degli educatori, da Ferrante Aporti, alle sorelle Agazzi, a Don Primo Mazzolari fino al Marstro Lodi cresca il
messaggio ed il riferimento ad una società educante, più necessaria che mai nel passaggio epocale dell’intelligenzA artificiale da utilizzare per l’Uomo e Le conquiste valoriale, al netto delle impicanze sociali, occupazionali ed economiche.
Buon lavoro a tutti voi dall’una e dall’altra parte del tavolo. Un pensiero ed una preghiera anche per Silvano che oggi non può esser qui a seguire, come sempre, i nostri lavori a livello mediatico. Un pensiero grato ed affettuoso a lui che sta combattendo la sua battaglia all’ospedale e vorrei davvero che lo potessimo salutare con un grande applauso…”
Venerdì si sono succeduti i saluti del Vescovo di Cremona Monsignor Antonio Napolioni con la presentazione dei lavori svolta da Ildebrando Volpi dell’Associazione Isacco con Marco Truffelli presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari. Il tema relativo alla Forza della Parola in don Primo è stato affrontato da Paolo Ruffini che è il capo della Comunicazione in Vaticano con l’appassionata testimonianza di Bruno Tabacci seguito da Giovanni Salimeri parlando a proposito del Dibattito sul futuro del Cristanesimo.
A moderare gli interventi il giornalista Rai, il mantovano Fabrizio Binacchi. Sabato all’interno della Chiesetta di S. Francesco Sandra Manzella si è soffermata su Gerusalemme ancora con Davide Barilli Tra sacro e Profano Raccontare Cuba e Martine Gilsoul illustrando Una vita per i bambini di Maria Montessori. Nel pomeriggio il Convegno si è spostato nella splendida villa circondata dalla magnificenza di alberi centenari, siepi sempreverdi e gerani rosso vermiglio messa a disposizione dalla famiglia Casalini in via Matteotti. Attorno agli zampilli di una fontanella sempre in funzione il pubblico ha potuto seguire le argomentazioni sul tema Una Chiesa di donne e uomini svolte da Cristina Simonelli e Andrea Grillo. Una questione sempre attuale su cui non sembra esserci ancora una vera e propria presa di posizione da parte della società cattolica con don Roberto Majer nel ruolo di intervistatore. Successivamente la parte più bella e suggestiva dell’incontro con la rappresentazione musicale dell’omelia di don Primo Mazzolari con il gruppo musicale Plus a due…
I discorsi di don Primo, oltre ad essere letti naturalmente andrebbero ascoltati per la forza, la drammaticità che la sua voce sa trasmettere ai cuori della gente. Proprio come nella predica tenutasi quasi settant’anni fa la Vigilia di Natale del 1958 da don Primo in cui parlava del tradimento di Giuda e dei tradimenti e mancanze che ciascuno di noi manifesta ogni giorno. Intercalata da musica elettronica ben calibrata attraverso tonalità maggiori e minori la voce di don Primo è uscita dagli altoparlanti ripetendo il riferimento a quei trenta denari con i quali Giuda ha tradito il Signore suscitando emozione, commozione e turbamento nei presenti a conclusione del Convegno di sabato.
Domenica poi ultima giornata dedicata a don Primo con la S. Messa delle 10 seguita alle 17,30 alla Casa della Gioventù dal tema Per un etica della Terra, Alleanze per la sostenibilità con Roberto Majer e Riccardo Torelli. Alle 18,30 letture musicate sui testi di don Primo con l’attore Jim Graziano Maglia accompagnato al pianoforte da Enrico Garlaschelli. Alle 19 conclusione dei lavori con il commento a Cara Terra con don Bruno Bignami.
Don Bruno Bignami, presentato da Stefano Albertini Mussini racconta Giuseppe Torchio “…ci intrattiene su :”Cara terra”. Una riflessione sulla sua natura contadina nell’animo, sull’odore ed il sapore della terra e della cascina. Mazzolari contadino nell’animo, il succedersi delle stagioni, il tempo dell’attesa del raccolto. Dopo la prima guerra mondiale il frazionamento della proprietà con la piccola proprietà con oltre 300 aziende agricole a Bozzolo e poi la crisi, nel settore lattiero caseario, nonostante la meccanizzazione… il crollo dei prezzi e dei salari negli anni Trenta. Don Primo aveva vissuto questo clima e spesso capitava in cascina. Le difficoltà nel coltivare la terra che è bassa, faticosa ma generosa. Il ruolo positivo della bonifica benedettina e la riconduzione al rapporto uomo, terra e uomo natura. Un passaggio riprese due volte è campo quale terra che si lascia amare. Redenzione della terra attraverso il lavoro dell’uomo. Poi il passaggio sulla guerra totalitaria che devasta la terra ed il dialogo con il contadino. Un passaggio sul periodo fascista e sulla protesta per il coinvolgimento del mondo contadino. Poi il passaggio bellico e post bellico legato al ritorno dell’uomo dopo la guerra. Don Primo si riferisce a questo mondo contadino con grande partecipazione e si rapporta a San Giuseppe quale falegname e contadino . Quindi un grande amore di don Primo per la terra ed un collegamento all’altro testo “Diario di una primavera” del 1945“.
Ros Pis