Cultura

Motta Baluffi: sabato presentazione del
libro sui ricordi di vita contadina

“Ricordi di un contadino del novecento” è il titolo del libro scritto da Dino Gerevini e curato da Lucia Tognocchi che verrà presentato sabato 29 marzo, alle 17.

L’evento si svolgerà nell’Aula Consiliare del Comune di Motta Baluffi alla presenza del sindaco Antonietta Premoli, che ha promosso e patrocinato l’iniziativa.

Quella di Dino è un’opera nata da un incontro bizzarro tra l’autore e colei che potremmo definire la “musa” che ha invogliato lo scrittore a comporre racconti poi confluiti in un libro. Fu un incontro avvenuto per caso tra i vapori e l’aria fumosa di un impianto termale, quando tra una cura e l’altra si inganna il tempo leggendo o scambiando le classiche “due chiacchiere” con la persona che ti sta affianco.

Dice l’autore: “Sono un contadino del Cremonese e la mia cultura si ferma alla quinta elementare.” Dino è nato a Motta Baluffi, ed è sempre stato legato con amore alla sua terra che non ha mai lasciato e dove, con dedizione, ha imparato i segreti del proprio mestiere, seguendo fin da piccolo i genitori sui campi nel lavoro.

Il suo libro è un insieme di ricordi frantumati in una serie di racconti che sono legati alla fanciullezza e all’adolescenza vissute prima e durante l’ultimo conflitto mondiale. Con parole semplici, ma puntuali e con un velo di nostalgia l’autore narra la vita di una volta, quando tutto era segnato dall’alternarsi delle stagioni non solo il lavoro dei campi, ma anche i lavori domestici, l’allevamento dei bachi da seta, la piantumazione, l’uccisione del maiale: una vita fatta di lavoro e fatica, ma allietata da piccoli momenti di gioia, quando ci si incontrava per le feste oppure ci si riuniva nelle sere d’inverno al tepore di una stalla in compagnia di donne che lavoravano ai ferri e di bambini che ascoltavano con stupore gli uomini che conversavano seduti sulle balle di paglia.

L’autore, consapevole di vivere un periodo di repentina trasformazione che in pochi attimi ha cancellato un modus vivendi durato per secoli, ha sentito quasi il dovere di lasciare alle future generazioni un ricordo dei propri tempi, comunicando quel genuino senso di appagamento che spesso scaturiva dalla semplice compartecipazione ai piccoli eventi della vita.

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