Mariani: "Sulle nomine dell'Ato
una ricostruzione non veritiera"

Il presidente della Provincia Roberto Mariani risponde al centrodestra di Lega, Forza Italia e Udc, dopo essere stato chiamato in causa sulla questione delle nomine del Cda dell’Ato, organo indipendente ma derivante dall’amministrazione provinciale, di cui si sente parlare quasi soltanto in occasione delle polemiche sulle nomine, anche se in realtà detiene importanti compiti di regolazione del settore idrico.
“Intervengo a prescindere dalla diatriba interna al centrodestra”, afferma Mariani a proposito dell’accusa di tradimento lanciata da Lega, Forza Italia e Udc a Fratelli d’Italia, accusati di avere da tempo in corso un’alleanza di fatto con il Pd per la spartizione delle poltrone, aggiungendo che “non mi piace che si usi questo modo di porsi ogni volta che c’è una nomina e prima ancora di valutare le reali capacità dei nomi che vengono proposti.
Per l’ennesima volta ribadisco che non sono iscritto al Pd e mai nessuno è venuto a darmi delle direttive”, chiude così il capitolo politico Mariani, per aprire quello pertinente al suo ruolo di sindaco di un Comune sotto i 3000 abitanti, Stagno Lombardo, e di presidente della Provincia, ruolo per il quale, secondo Gabriele Gallina e Simone Bossi (oltre a Udc e Lega Crema) avrebbe mancato di “fare sintesi” tra le richieste dei Comuni.
“Non ho mai avuto il piacere di incontrare due dei firmatari (Filipponi e Trespidi, ndr) mentre con il segretario della Lega Simone Bossi, ci siamo incontrati il 20 gennaio alle 9 nel mio ufficio; e con il segretario di FI Gabriele Gallina lo stesso giorno nel pomeriggio. Il giorno prima, avevo incontrato Fratelli d’Italia.
Il fatto che non si sia voluto fare sintesi è semplicemente non vero. Ma sia Bossi che Gallina hanno detto la stessa cosa, e cioè che il Cda dell’Ato avrebbe dovuto essere identico al precedente, quindi includere un esponente della Lega, senza possibilità di derogare a questo. Si viene tacciati di non aver fatto sintesi, ma le condizioni di sintesi non possono risolversi in un ‘o così o niente’”.
“Non ci sono stati problemi, in rappresentanza dei Comuni sotto i 3000 abitanti, per il nome di Luca Ferrarini – aggiunge Mariani- che sicuramente non è del Pd, ed era sul tavolo la disponibilità di un assessore di FI di Casalmaggiore per i comuni fino ai 15mila”, una disponibilità che poi sarebbe stata ritirata. “C’è poi la questione del sistema di voto per il Cda dell’Ato: io esprimo un voto in qualità di sindaco di un piccolo comune e in questa veste ho votato, così come hanno fatto gli altri sindaci, e questo in democrazia va rispettato, è avvenuto allo stesso modo anche in altri organismi societari. O il metodo va bene sempre oppure mai, non si può cambiare solo quando non è vantaggioso per qualcuno.
Se alcuni sindaci hanno deciso di abbandonare la sala, credo che si debba ricordare che le regole della democrazia hanno un valore e noi come amministratori dobbiamo rispettarle per primi”.
Mariani poi cita il verbale della Conferenza dei sindaci del 10 aprile, consultabile sul sito dell’Ato: “Erano 63 i Comuni presenti al momento del voto, rappresentanti di 264mila abitanti; 59 hanno votato a favore (223mila abitanti rappresentati) e 4 sono stati gli astenuti, è stata quindi garantita un’ampia rappresentanza territoriale”.
E in conclusione: “Ho anche detto a Gallina e Bossi che nelle loro richieste sarebbe stato corretto fare una valutazione a 360 gradi della composizione dei Consigli di amministrazione, tenendo presente ad esempio che in Padania Acque, società che gestisce proprio il settore idrico, le cose sono andate diversamente e, anche in quel caso, in maniera del tutto legittima”. gb