Viadana si è inchinata a "Pédar",
il suo figlio più umile e buono

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Un plettro nel taschino, un pennello vicino al cuore: canzoni e quadri, arte popolare e amore per la sua terra e il suo dialetto, quello che l’amico Paolo Bergamaschi definisce da sempre come “lingua oglio-padana”. Viadana, nella chiesa di San Pietro, si è fermata martedì mattina per dare l’ultimo saluto a Pietro Borettini, per tutti “Pédar”, custode della tradizione.
Il ritratto emerso è stato certamente quello di un grande artista, ma prima di tutto di una persona buona nella sua umiltà. Don Marco D’Agostino, che ha concelebrato assieme all’ex parroco don Antonio Censori e a don Luigi Pisani, ha conosciuto “Pédar” soltanto nell’ultima fase della sua esistenza, quando già era ricoverato nella Rsa locale, dove è spirato nella mattinata di domenica.
“Aveva sempre pensieri positivi, una parola buona per gli altri, era una persona che trasmetteva gioia e serenità – ha ricordato il parroco di Viadana in una chiesa gremita, con il sindaco Nicola Cavatorta in prima fila assieme al vicesindaco di Pomponesco (paese del quale Borettini era cittadino onorario) Gabriele Giacomoli e al sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio -. Ha sempre detto cose divertenti, senza mai offendere nessuno, e ha saputo regalare spensieratezza: Pédar ha sempre scelto il bene e non il male e lo ha fatto con le sue armi, la sua arte e soprattutto la sua umiltà. Me lo presentarono come “Il Grande Pedar”, lui si schermì e mi disse che era semplicemente “Pedar da Viadana”. Da lì inquadrai subito chi avevo di fronte”.
Non poteva mancare la musica, ovviamente: ad accompagnare il corteo dalla Casa del Commiato Roffia alla chiesa di San Pietro e poi, dopo le esequie, al cimitero, è stata la banda di Noceto, mentre il Club San Pietro ha voluto che “Pédar” fosse ricordato con una delle sue canzoni forse più profonde, ossia “Al barbon”, storia di un barbone che unisce la comicità di certe situazioni alla riflessione sulle condizioni di chi sta peggio, il tutto partendo dall’osservazione attenta del reale e degli “invisibili”. A intonare la canzone, il coro della chiesa.
Infine, con tutta la città (e in generale il comprensorio) stretta attorno ai famigliari, con la figlia di “Pédar” Alessandra in testa, le parole del sindaco Cavatorta hanno salutato per l’ultima volta dall’altare della chiesa quello che è stato definito in questi giorni – a ragione – come “il più viadanese dei viadanesi”.
Giovanni Gardani