Casalmaggiore per Gaza:
in piazza contro il silenzio
Oltre un centinaio di persone in piazza Garibaldi con fischietti, pentole, coperchi, tamburelli. Per disertare il silenzio, per fare rumore, per manifestare in solidarietà al popolo palestinese: un momento di sensibilizzazione che si è svolto domenica 27 luglio.
A declinare sul territorio la campagna nazionale “L’ultimo giorno di Gaza. L’Europa contro il genocidio” sono stati Rive Gauche, Onda Queer e Laboratorio Comune. Il loro appello è stato raccolto dalle Parrocchie Unite di Santo Stefano e San Leonardo che – aderendo all’iniziativa – hanno fatto suonare le campane: rumore per contrastare il silenzio.
Un momento promosso, come dichiarato dagli organizzatori della mobilitazione “affinché l’intera Casalmaggiore venisse risvegliata dal suo torpore. Mancavano all’appello le campane del Comune, che avrebbero potuto dare ancora più forza al messaggio. Perché a Gaza si muore sotto le bombe, di fame e di stenti, ma anche di silenzio e indifferenza. Assieme al popolo palestinese, muore anche la nostra umanità se non ci ribelliamo, se ci giriamo dall’altra parte, se non rompiamo questa apparente calma che caratterizza la nostra vita quotidiana”.
Onda Queer, Laboratorio Comune e Rive Gauche rivendicano le motivazioni alla base di quest’azione condivisa: “Non dobbiamo credere che queste azioni siano inutili, che non portino concretamente a nulla. Dobbiamo riscoprire il potere dell’unione, della solidarietà, della condivisione. Affinché tutte le bruttezze del mondo non intacchino il nostro essere umani.
In piazza bambini, anziani, gente di diverse nazionalità e colore di pelle. Tutti uniti in un unico grido, in un unico atto di ribellione. In una voce che corre come un soffio di vento e porta la voce del dissenso: voce dignitosa, che si fonda su sentimenti veri, forti e profondi. Non è finto pacifismo, ma consapevolezza che la guerra non è una soluzione. E il genocidio perpetrato da Israele su tutto il popolo palestinese è il peggiore dei crimini, tanto indicibile da averci già cambiati tutti.
Non è solo per Gaza che ci muoviamo. Gaza è il punto più visibile, il più insopportabile tra i tanti orrori che segnano questo sistema. È la pietra scartata che rivela la struttura intera: un’oscena architettura fatta di ingiustizie, di violenze accettate, di silenzi colpevoli”.
In chiusura un’ultima riflessione sulla serata di domenica: “La diserzione da questo silenzio, da questa inazione, da questa complicità, non è solo una possibilità. Ma un dovere. Umano, morale, politico. E alle 22, di una domenica d’estate, la piazza non è stata solo virtuale, ma è divenuta reale, fisica, piena. E per qualche minuto ci si è sentiti comunità, non ci si è sentiti soli”.
L.C.