Lavoro e dedizione: i figli
ricordano Liliana Pagliarini

Non è mai ora di dire addio alla mamma, perché un addio non lo è mai. Liliana Pagliarini, classe 1933 nasce a Colorno e cresce a Sacchetta; ragazza giovane veniva a Casalmaggiore in bicicletta la domenica pomeriggio a ballare al Lido Po, balera allora molto in voga, dove conosce Ernesto Parma che sposerà e per il quale si trasferisce proprio qui, “di là da l’acqua”.
Con Ernesto, per tutti Tino, acquista una casa sotto l’argine, progettata da Tino e che, per i giovani sposi, comporta parecchi sacrifici. Lui lavora all’anagrafe e studia progetti per professionisti privati, lei, per arrotondare si butta in un lavoro che ancora non esisteva e che poteva svolgere in casa: le ELIOCOPIE tradotto, copie di progetti per geometri, ingegneri, architetti e professionisti vari che dovevano essere depositate in comune, al catasto e simili, quando le tecnologie non erano avanti come ora.
Nel raggio di 40 km lei era l’unica che dava questo servizio, così tutti i professionisti del settore si recavano da lei, nel suo ufficio/laboratorio allestito al piano terra di casa. Con altri sacrifici acquistano a Milano un macchinario, allora all’avanguardia, per sviluppare disegni e progetti. Erano tempi in cui ci si poteva inventare un professione, non senza difficoltà perché i soldi non erano molti, ma chi aveva inventiva e intraprendenza se la poteva “sfangare”. Ma Liliana non era solo questo, come spesso dico per noi nati negli anni 60/70, la mamma di uno era la mamma di tutti, le coppie di sposi formavano grandi compagnie con le quali noi bambini crescevamo tra regole impossibili da infrangere e valori sani, semplici e forti.
Noi figli ci troviamo oggi a rimpiangere e sentirci al tempo stesso fortunati, a sorridere al ricordo di quando ci mettevano a dormire in macchina nel parcheggio del ristorante Stendhal o dell’Emilietta, perché loro potessero finire la serata; oggi verrebbero arrestati, ma per noi era un momento magico. Questi figli, un po’ gia’ attempati, hanno trattenuto nel loro animo la goliardia e il senso dell’amicizia trasmesso da quei padri e quelle madri, accaniti lavoratori che il sabato mollavano i freni per esorcizzare la stanchezza e le preoccupazioni stando in compagnia.
Così ricordano quei momenti Elio e Giovanni Parma i figli di Liliana e Tino: ” E’ bello portare avanti le loro filosofie, bello trovarsi tra di noi figli come se loro fossero ancora qui. Ciò che noi tutti portiamo dentro, che sentiamo è un patrimonio importante lasciatoci dai nostri vecchi, un patrimonio che non deve essere disperso. Valori con la V maiuscola, pochi, semplici ma veri. Mi viene in mente il loro donarsi completamente ai progetti, agli impegni presi, al lavoro. Ci hanno insegnato con l’esempio perché loro di parole ne usavano poche, esempi di vita molto più eloquenti di tutte le parole che spendiamo noi oggi coi nostri figli oggi”.
Per far su la casa hanno lavorato senza sosta, Tino disegnava e progettava di notte , in quanto perito edile, per conto di architetti e ingegneri, mentre Liliana si alzava alle 4:30 / 5:00 per iniziare il lavoro e portare avanti anche quello di moglie e di mamma. E quando l’ennesimo genitore di questo stampo se ne va, si resta lì attoniti, come sacchi vuoti, a ricordare quelle voci, quelle azioni, quella fatica e quelle risate, tutti simboli di un grande amore per la vita quando la vita aveva ancora un sapore dolce.
Ed è così che noi figli degli amici, uniti a Elio e Giovanni, ricordiamo Liliana, col suo accento parmigiano, i suoi grandi occhi chiari, la sua delicatezza e la sua eleganza. Chissà che aspetto avrà la balera nel mondo altro, di certo non può mancare di suonare In The Mood o Moonlight Serenade di Glenn Miller.
Giovanna Anversa